L’afasia ferma Bruce Willis, cos’è la malattia che ruba le parole

afasia Bruce Willis
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In poche ore la notizia ha fatto il giro del mondo: l’attore americano Bruce Willis (67 anni), amatissimo protagonista della serie Die Hard e di tantissimi celebri film, e’ affetto da afasia, la perdita della capacita’ di comporre o comprendere il linguaggio. Ed è quindi costretto ad abbandonare le scene.

Ma che cos’è l’afasia e perché si manifesta? Fortune Italia lo ha chiesto a Paolo Maria Rossini, responsabile del Dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione dell’Irccs San Raffaele Roma. “Normalmente l’afasia si associa a un ictus, che colpisce la parte sinistra dominate del cervello e provoca una paralisi sulla parte destra del corpo, causando un disturbo del linguaggio, appunto un’afasia. Ma questo non sembra essere il caso dell’attore”. Per Bruce Willis l’afasia appare piuttosto “essere il sintomo di esordio di un disturbo di tipo degenerativo del cervello, definito afasia primaria progressiva, che fa parte del gruppo delle demenze frontali”.

Una lesione “progressiva, degenerativa e lenta, che a differenza dell’Alzheimer – continua Rossini – colpisce il lobo frontale. Siccome sul lobo frontale sinistro ci sono i centri del linguaggio, uno dei sintomi prevalenti almeno all’inizio è legato proprio al linguaggio. Poi negli anni iniziano ad arrivare anche gli altri sintomi tipici di una demenza, come disturbi della memoria, incapacità a orientarsi e altro”.

In pratica, il cervello invecchia più velocemente rispetto all’età anagrafica, con perdita di connessioni, neuroni, sinapsi e funzioni connesse all’aria colpita.

Normalmente l’afasia primaria progressiva è una delle forme di demenza più lente, che lasciano a lungo abilità residua”. Quelli che arrivano prima sono i disturbi del linguaggio: “Difficoltà a esprimersi, a leggere e a scrivere”, dice il neurologo. 

Dal punto di vista terapeutico, “allo stato attuale ci sono approcci sintomatici, ma nessun farmaco si è dimostrato ad oggi superiore al placebo per bloccare la progressione della malattia”, precisa Rossini. Quanto alla diffusione, in Italia 15-20mila persone possono avere una forma di afasia, stima Rossini.

 

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