Un padre e l’Ai, storia di un algoritmo per salvare il cuore dei bimbi

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Un giovane padre, un figlio con il cuore malato fin da prima di nascere (e la vita appesa a un filo), ma anche le incredibili opportunità offerte oggi dalle tecnologie e soprattutto dall’intelligenza artificiale. Quella del piccolo Mattia e del progetto di ricerca di papà Davide con l’Ospedale Bambino Gesù è una storia d’amore e di medicina, che ha portato ad un algoritmo, al servizio dei medici, per salvare la vita del figlio e di tutti i bambini affetti da cardiopatia genetica. 

E’ stato infatti l’amore incondizionato di un padre verso il proprio figlio a trasformare una condizione di dolore in un’opportunità per la vita e – soprattutto – in un progetto di ricerca, realizzato da Davide Passaro e dall’equipe medica del Bambino Gesù di Roma, focalizzato su pazienti pediatrici della terapia intensiva cardiologica dell’Ospedale.

A raccontarla è “L’importanza di iniziare da uno”, una produzione Officina della Comunicazione in collaborazione con Rai Documentari e con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù per la regia di Alice Tomassini, in onda in seconda serata su Rai Tre in occasione della Giornata mondiale della salute.

Il documentario narra la storia di Mattia, 5 anni, e del suo papà Davide, insegnante e dottorando in Statistica metodologica presso l’Università Sapienza, che lavora ad un algoritmo di intelligenza artificiale per salvare la vita di suo figlio e dei bambini con cardiopatia genetica.

Al quarto mese di gravidanza, Davide e sua moglie Stefania scoprono che il loro secondo figlio ha una grave cardiopatia congenita. La storia di Mattia si incrocia con il Bambino Gesù fin da appena nato, quando viene ricoverato in terapia intensiva per la prima operazione che gli consente di crescere in attesa di quella correttiva. Il rischio più grande di questa seconda operazione è come reagirà il suo corpo subito dopo.

I genitori e i medici del Bambino Gesù temono che Mattia possa contrarre l’AKI, un’infezione renale acuta che ogni anno colpisce i bambini affetti da cardiopatia. E se infezioni così aggressive e violente si potessero prevedere?

Una possibilità esiste, e a fornirla è l’intelligenza artificiale, che potrebbe cambiare tutto.
In terapia intensiva i bambini sono attaccati 24 su 24 ad un macchinario che monitora continuamente pressione, temperatura, analisi del sangue. Tutti dati che potrebbero migliorare la resa diagnostica, ma che restano inutilizzati. Davide decide di mettere in gioco le sue competenze di sviluppatore e inizia una lunga serie di incontri con i professionisti dell’Ospedale Bambino Gesù per perfezionare il suo progetto di ricerca e applicare l’intelligenza artificiale alla miriade di dati dei piccoli pazienti.

E così che i dati diventano qualcosa di comprensibile. La digitalizzazione permette ai medici di acquisire e dare un significato a tutti i numeri raccolti e capire quanti bambini con problemi cardiaci possono andare incontro ad una complicanza, consentendogli così di ridurre la mortalità post-chirurgica. Il comitato etico dell’Ospedale approva il progetto di sperimentazione, che inizia. Con l’obiettivo di cambiare il corso delle cose, per salvare la vita non di un solo bambino ma di dare una speranza ad altri genitori di bambini in terapia intensiva, che vivono con la costante e quotidiana paura che sia tardi per intervenire.

“Per l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù le frontiere della medicina necessariamente passano attraverso lo sviluppo della ricerca e della tecnologia scientifica – ha detto Mariella Enoc, presidente dell’Ospedale, presentando il documentario – Non esiste cura senza ricerca e non c’è futuro senza ricerca”.

Si riuscirà a sviluppare l’algoritmo prima della prossima operazione di Mattia? E, soprattutto, funzionerà? 
“Questa storia dona speranza con l’esempio virtuoso dimostrando come ciascuno di noi attraverso le proprie capacità e competenze possa essere al servizio degli altri” dichiara Fabrizio Zappi, direttore di Rai Documentari.

A questo punto non ci resta che attendere, consapevoli del fatto che la creatività, l’amore e la conoscenza grazie alla tecnologia, e a un algoritmo, possono davvero fare la differenza.

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