Covid, dopo settimane in calo i ricoveri

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La pandemia da Covid-19 non è finita: i nuovi positivi in Italia sono 62.037, con 155 decessi nelle ultime 24 ore, e nel nostro Paese è stata isolata anche la variante Xf del virus Sars-CoV-2. Ma dalle strutture sanitarie arrivano buone notizie: è cominciata infatti la discesa dei ricoveri Covid.

Come segnalano gli ospedali sentinella della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere nell’ultima settimana monitorata, 5-12 aprile, il numero dei pazienti ricoverati è diminuito dell’1%. Una settimana fa, invece, c’era stato un incremento del 3,6%. Si tratta della prima inversione di tendenza dopo tre settimane consecutive nelle quali le ospedalizzazioni erano cresciute di pari passo con la risalita dei contagi. A diminuire, stando ai dati dell’ultimo report, sono stati i ricoveri nei reparti ordinari, mentre nelle rianimazioni la situazione è rimasta pressoché stabile.

Ma come stanno i pazienti? La quota dei ricoverati con Covid, senza sintomi respiratori e polmonari ma in ospedale per la cura di altre patologie e trovati positivi al tampone prericovero, rappresenta ormai da mesi la maggioranza nei reparti ordinari: il 55% del totale.

In terapia intensiva quasi tutti i pazienti presentano comorbidità: la percentuale di soggetti affetti da gravi patologie e ricoverati in rianimazione a seguito dell’infezione del virus Sars-Cov-2 è altissima e supera il 90% sia fra i vaccinati sia tra i non vaccinati.

Quanto ai bambini, sono 62 i pazienti sotto i 18 anni ricoverati nei quattro ospedali pediatrici e nei reparti di pediatria degli ospedali aderenti alla rete sentinella Fiaso. Nella rilevazione del 5 aprile erano 58. La variazione è minima e conferma il dato continuamente altalenante già registrato nel corso delle settimane precedenti. La classe di età più colpita come sempre è quella fra 0 e 4 anni (66%). Il 16%, invece, ha fra i 5 e gli 11 anni e il 18% tra 12 e 18 anni. Permane la situazione critica per i bambini più piccoli, nei quali Covid determina quadri di maggior impegno, da proteggere maggiormente attraverso la vaccinazione dei genitori.

Un altro dato da sottolineare è quello dell’età media dei pazienti in terapia intensiva : negli ultimi tre mesi, da gennaio ad aprile, si è alzata di circa 5 anni, raggiungendo i 70 anni. “Assistiamo a una inversione della curva dei ricoveri con una, sia pur lieve, diminuzione dei casi totali ed è certamente un buon segnale che preannuncia una più significativa discesa nei prossimi giorni – commenta il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore – I dati delle terapie intensive, con le modifiche del quadro epidemiologico e l’endemizzazione del virus, evidenziano come a pagare le conseguenze più gravi della malattia da Covid-19 siano i soggetti estremamente vulnerabili e con un’età avanzata che nei mesi è ulteriormente cresciuta: sono dunque i fragili e gli anziani i più a rischio”.

“Questo conferma la bontà della scelta di allargare la platea della quarta dose vaccinale agli over 80 e ai fragili sopra i 60 anni. Occorre spingere sul secondo booster e ribadirne l’importanza nel garantire una completa copertura immunologica visto che a oggi meno del 10% della popolazione immunocompromessa vi ha aderito”, dice Migliore.

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