Pesci al posto dei fertilizzanti per salvare il pianeta

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Nel 2021 l’Italia ha importato 65 milioni di euro di fertilizzanti dalla Russia, 20 milioni dalla Bielorussia e 55 milioni dall’Ucraina. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al 2021. E’ chiaro, dunque, l’impatto del conflitto ucraino su questo settore. Ebbene, un aiuto può arrivare dai pesci.

Il 4 marzo scorso il ministero del Commercio russo ha dichiarato uno stop alle esportazioni, per l’impossibilità di garantire i trasporti a causa delle sanzioni occidentali. L’Unione europea, con l’Italia in testa, ha perso così i tre fornitori principali di concimi chimici (Ucraina, Russia e Bielorussia) e si ritrova a fronteggiare un generalizzato aumento dei prezzi che mette in ginocchio il settore agricolo. Non sono mancati, infatti, i primi razionamenti sugli scaffali per olio di semi di girasole, farina e zucchero proprio a ridosso delle semine primaverili necessarie per garantire la produzione di mais, girasole e soia e di quelle autunnali per i cereali.

The Circle, la più estesa vertical farm di acquaponica in Europa, ha ideato una soluzione al problema che contribuisce anche alla salvaguardia del pianeta: usare i pesci al posto dei fertilizzanti in agricoltura. Ecco come.

I pesci come alternativa ai concimi chimici in agricoltura

L’acquaponica utilizza una tecnologia che prevede l’impiego del materiale organico prodotto dai pesci come alternativa ai diserbanti e ai fertilizzanti di sintesi. Questa tecnica innovativa combina due tecnologie per la produzione di cibo: la coltivazione fuori suolo e l’acquacoltura. Anche la Commissione europea sta puntando su questo approccio, che riceve sempre più finanziamenti da parte di venture capital e fondi d’investimento.

“Il principio alla base della nostra tecnologia è che in natura non esistono scarti, è tutto un riciclo. Una soluzione alla crisi che il settore agricolo sta affrontando esiste, così come gli incentivi da parte dell’Unione europea per implementarla: l’acquaponica” spiega Thomas Marino, cofondatore di The Circle.

Prima azienda agricola acquaponica italiana, The Circle nasce a Roma nel 2017 da un’intuizione di Valerio Ciotola, Simone Cofini, Lorenzo Garreffa e Thomas Marino, quattro giovani imprenditori classe 1992 che, nell’acquaponica, hanno intravisto le potenzialità di un business scalabile che contribuisce anche a combattere l’inquinamento ambientale.

Oggi l’azienda possiede il più grande impianto acquaponico del continente europeo, esteso su un’area di ben 5 mila metri quadrati.

Il ruolo dei pesci è fondamentale in questo sistema. I pesci d’acqua dolce allevati nei bacini acquaponici artificiali, solitamente carpe koi o tilapie, producono sostanze di scarto e ammoniaca sotto forma di escrementi in base alla tipologia di mangimi e alla densità di popolazione della specie, i cui valori fondamentali vengono costantemente monitorati da appositi sensori di controllo.

L’acqua contaminata dal materiale organico prodotto dai pesci viene prelevata dalle vasche grazie a una pompa e portata verso un biofiltro che ospita una popolazione di batteri in grado di scindere le molecole di ammoniaca in nitriti e nitrati. Azoto che è, fra le altre cose, il nutriente principale per la coltivazione delle piante. Una volta passata attraverso il biofiltro, l’acqua, ricca di nutrienti, viene portata alle piante per irrigarle dall’alto verso il basso in modo da permettere alle radici di assorbire i nutrienti necessari e, contemporaneamente, di purificare l’acqua in eccesso che tornerà nelle vasche dei pesci, permettendone la crescita.

The Circle sostiene che l’utilizzo dei pesci in agricoltura permette il risparmio di 135 litri di acqua per kg di prodotto, di 33mila kg/anno di CO2 non immessa in atmosfera e la riduzione di oltre il 90% di immissioni inquinanti con un abbattimento, inoltre, del lavoro usurante per l’operatore agricolo. Una soluzione che fa bene al mercato agricolo e alla salute del nostro pianeta.

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