Covid, la curva dei ricoveri in Italia tra Bill Gates ed Einstein

Covid
Aboca banner articolo

Nell’Italia alle prese con la variante Omicron torna a scendere la curva dei ricoveri Covid. A ‘certificarlo’ è l’ultimo report degli ospedali sentinella della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso), tutto sommato tranquillizzante, specie all’indomani di quella che è stata ribattezzata la ‘profezia’ di Bill Gates.

Smaltito l’effetto delle vacanze pasquali, che la settimana scorsa aveva portato a un’inversione di tendenza con un lieve rialzo del 3,5%, nella settimana 26 aprile/3 maggio il numero delle ospedalizzazioni in Italia si è ridotto del 5,7%. A diminuire nell’ultimo monitoraggio sono stati sia i ricoveri nei reparti ordinari per l’assistenza Covid (-5,7%) sia il numero dei pazienti nelle rianimazioni (-7,5%).

Un quadro che ‘cozza’ con la previsione del miliardario filantropo, secondo il quale ci sarebbe il 5% di possibilità che la pandemia peggiori, anziché avviarsi verso un’endemia. E questo mentre a livello globale l’attenzione si concentra sulle ultime sottovarianti Omicron. Ebbene, per saperne di più Fortune Italia ha consultato sul tema due esperti, un virologo e un epidemiologo studioso di varianti, che hanno chiamato in causa Albert Einstein.

“Alle parole di Bill Gates su Covid – ci dice Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia della facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Rom – risponderei citando quella di Albert Einstein: quando gli chiedevano se ci sarebbe stata la Terza guerra mondiale, lui rispose di non saperlo, ma che in caso affermativo quella successiva sarebbe stata combattuta con la clava e le fionde. Un’affermazione da grande scienziato. Io non so come Gates abbia calcolato la percentuale di rischio di una variante più aggressiva – continua Ciccozzi – ma da ricercatore posso dire che la possibilità di una nuova variante esiste. Certo, dobbiamo capire se sarà più letale o meno: Omicron 4 (Ba4) e Omicron 5 (Ba5) hanno la stessa contagiosità delle altre varianti Omicron. Non è che sono più letali, ma riescono ad eludere meglio il vaccino. Quindi bisogna tener conto di questo al momento di costruire il nuovo vaccino. Quest’ultimo deve essere ‘disegnato’ su Omicron, non solo sulla proteina Spike ma anche sulla proteina N del nucleo capside, che è quella che varia molto meno. Bisogna capire se si può fare un vaccino a mRna S+N in modo da ‘coprire’ tutte le varianti”.

“Non so quali informazioni Bill Gates abbia diverse da quelle della ricerca scientifica – gli fa eco  il virologo della Statale di Milano Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Istituto ortopedico Galeazzi di Milano – ritengo però che questa indicazione sia in qualche modo un monito rispetto al fatto che la lotta fra virus e uomini è legata alle pandemie della storia che hanno segnato l’evoluzione”.

“È come dire che, in un mondo così iperconnesso, nuove varianti e nuovi virus possono evidenziarsi e che ci sono anche le condizioni ambientali per semplificare la sopravvivenza di questi microrganismi e la loro diffusione. Insomma, lo vedrei più come un avvertimento: abbiamo avuto una situazione così pesante come la pandemia, abbiamo fatto delle scelte in emergenza, ora ricordiamoci di tesaurizzare quanto appreso e cerchiamo di essere pronti rispetto ad altre situazioni, forti della tecnologia, dell’innovazione e di quanto abbiamo dovuto attuare con Covid”.

Secondo Ciccozzi, però, a tranquillizzarci sull’aggressività delle nuove varianti Omicron “c’è il dato che arriva dagli ospedali e dalle terapie intensive, che si stanno svuotando”.

Un dato confermato dal rapporto Fiaso, secondo il quale negli ospedali italiani persiste una quota consistente, pari al 20%, di pazienti no vax in rianimazione: hanno in media 75 anni e nel 100% dei casi sono affetti da altre patologie.

“Dopo la piccola scossa di assestamento di una settimana fa, dovuta molto prababilmente a un allentamento delle attenzioni durante le festività pasquali, negli ospedali siamo tornati a una fase di sostanziale stabilità con una tendenza al miglioramento”, ha commentato Giovanni Migliore, presidente di Fiaso, che in questa fase invita “ad avere molta prudenza soprattutto se si vive accanto a soggetti fragili. Ormai, infatti, il 100% dei pazienti delle terapie intensive presenta comorbidità rilevanti. I no vax attualmente presenti in terapia intensiva sono anziani e malati”. E questo “è un segnale preoccupante che spinge le aziende sanitarie e ospedaliere a continuare nell’ultimo miglio della campagna vaccinale per quei soggetti che sono ancora sprovvisti della copertura”.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.