Scienza e arte, a Firenze Menarini racconta Raffaello

Menarini
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Un artista ‘divino’, che nasce e muore – a soli 37 anni – di venerdì santo, studia Leonardo e Michelangelo, pittura e architettura, sublimando nella sua opera le leggi dell’armonia che governano il mondo, pur vivendo in un periodo ricco di tensioni.

E’ Raffaello Sanzio – insieme alle sue opere più celebri – il protagonista di uno speciale evento di video-arte voluto da Menarini nella chiesa sconsacrata di Santo Stefano al Ponte a Firenze, primo centro italiano per le Esperienze di Arte Immersiva. Un evento accompagnato al pianoforte dal giovanissimo Sebastian Emilio Suvini, che ha eseguito magistralmente musiche di Chopin e Listz.

L’occasione era la presentazione del volume della collana d’arte del Gruppo Menarini dedicato a Raffaello e curato da Cristina Acidini, già soprintendente dei musei d’arte di Firenze e oggi presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno. “Un volume – racconta Acidini – scritto nel primo anno di pandemia”, che ha indagato su aspetti meno noti di Raffaello, dal rapporto complesso con gli altri due ‘giganti’ del suo tempo, che si sono trovati per un certo periodo contemporaneamente a Firenze, all’impegno per la tutela dei monumenti antichi, un concetto che, nei secoli successivi, sarà all’origine della moderna tutela delle belle arti.

“All’epoca – spiega Acidini – si stava spogliando quanto restava dell’Antica Roma: si fondevano bronzi, si smontavano templi per riutilizzare in modo spregiudicato i pezzi. Raffaello è la prima voce autorevole a ergersi contro lo sfregio delle rovine romane. Si rende conto del danno che si sta facendo e, nel 1518, scrive a papa Leone X chiedendo di fermare quello scempio. Il papa lo capisce e lo nomina Prefetto dell’antichità, una sorta di soprintendente, il primo nella storia a ricevere questo incarico”.

Ma cosa lega l’amore e il rispetto per l’arte con l’azienda farmaceutica di casa a Firenze e presente oggi in 140 Paesi del mondo, con 3,922 miliardi di euro di fatturato e più di 17.000 dipendenti? “Come Menarini ci sentiamo parte integrante di una città e di un Paese ricchi di opere d’arte. La nostra mission è trovare nuove cure per i malati e aumentare il benessere dei pazienti, ma siamo anche parte di un Paese nel quale basta aprire la finestra per vedere l’arte – ha sottolineato Lucia Aleotti, azionista e membro del Board di Menarini – Dal 1956 curiamo i volumi d’arte e il nostro obiettivo è, anche, riuscire a far parlare quelli che sembrano mondi separati, come nel caso delle nostre iniziative che premiano i valori del fair play nello sport“.

Nella foto di gruppo sono presenti:
Eric Cornut (Presidente di Menarini), Lucia Aleotti (azionista e membro del Board di Menarini), Cristina Acidini (autrice del volume e Presidente dell’Accademia delle Arti e del Disegno), Alberto Giovanni Aleotti (azionista e membro del Board di Menarini), Giovanni Carlo Federico Villa (relatore all’evento e direttore di Palazzo Madama a Torino) e Carlo Colombini (membro del Board di Menarini)

Quella che lega il Gruppo farmaceutico con l’arte italiana è, insomma, una solida tradizione. “Quando in Italia si vedeva la tv in bianco e nero ed eravamo all’inizio del boom economico, è iniziato il progetto di narrare gli artisti in modo diverso. Con la pubblicazione annuale delle monografie d’arte, per quasi settant’anni Menarini ha avuto la capacità, ma soprattutto la costanza, di portare avanti molteplici messaggi: far conoscere i maestri italiani, salvaguardare il patrimonio artistico nazionale e farne apprezzare la singolare eccezionalità – ha spiegato Giovanni Carlo Federico Villa, docente di Storia dell’arte moderna all’Università degli Studi di Bergamo e direttore di Palazzo Madama a Torino – Questi volumi raccontano a un pubblico di non addetti ai lavori la grande arte toscana, romana e veneta del Rinascimento e non solo, facendone scoprire, anno dopo anno, protagonisti noti e meno conosciuti. Le monografie hanno spaziato da Beato Angelico, Antonello da Messina, Michelangelo e Caravaggio a Lorenzetti, Benozzo Gozzoli e Pollaiolo. E questo – prosegue Villa – ha permesso anche agli storici dell’arte di raccontarli, non attraverso saggi specialistici, ma con una narrazione attraente e comprensibile da tutti, e questo è complicatissimo”.

Il ‘turno’ di Raffaello è saltato causa Covid, ma oggi abbiamo visto che si è trattato solo di un rinvio. L’arte però ormai non si racconta più solo con i libri: ecco perché negli ultimi anni sono arrivate anche le Menarini Pills of Art, pillole video pensate per far conoscere in tutto il mondo le curiosità legate alle opere di artisti rinascimentali: ne sono state pubblicate quasi 600, divise in 8 lingue, con 28 milioni di visualizzazioni. L’ultima racconta gli aneddoti di un’opera di Raffaello, “Guido Baldo da Montefeltro”.

“Firenze, culla del Rinascimento e sede della nostra casa madre, ha accolto negli anni i più grandi artisti di sempre, tra cui Raffaello – hanno detto Lucia e Alberto Giovanni Aleotti, azionisti e membri del Board di Menarini – A poco più di 500 anni dalla sua morte, Menarini ha voluto celebrare questo grande artista e tutti i pittori rinascimentali protagonisti della storica collana d’arte del Gruppo inaugurata più di mezzo secolo fa”.

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