Covid, la ‘tana’ del virus nelle cellule

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Scoperta la ‘tana’ del virus di Covid-19 nelle cellule umane. Un ‘nascondiglio’ costruito sfruttando tre proteine chiave, che è come una sorta di tunnel usato dal coronavirus per replicare, che potrebbe anche diventare il bersaglio di nuove terapie mirate. Lo studio, condotto all’Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) di Pozzuoli dal  gruppo di ricerca guidato da Antonella De Matteis, è pubblicato su ‘Nature’.

Ma cosa hanno scoperto i ricercatori? In realtà il lavoro che ha individuato un potenziale tallone d’Achille del virus di Covid-19 è frutto degli studi del team sulle malattie rare. “Fin dall’esordio della pandemia da coronavirus ci siamo chiesti come mettere le nostre competenze al servizio di questa emergenza sanitaria globale, per chiarire meglio il comportamento del nuovo virus, in particolare come sfrutta a proprio vantaggio la cellula ospite – spiega Antonella De Matteis, che dirige il programma di Biologia cellulare dell’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (Tigem) di Pozzuoli ed è ordinario di Biologia cellulare all’Università Federico II di Napoli – L’interesse del nostro laboratorio è focalizzato sullo studio di due importanti distretti intracellulari che sono il reticolo endoplasmatico e il complesso del Golgi”.

Insieme al suo team, De Matteis ha messo a punto dei sistemi cellulari che riproducono i difetti responsabili di alcune malattie genetiche e li ha ottimizzati per cercare correttori delle disfunzioni cellulari indotti da mutazione dei geni malattia. Così i ricercatori napoletani hanno potuto far luce sulla strategia messa in atto da Sars-CoV-2, così come da altri coronavirus, per sfruttare al meglio le risorse della cellula ospite.

“Subito dopo essere entrato nelle nostre cellule, Sars-CoV-2 si spoglia del suo rivestimento, costituito dalla ormai famosa proteina Spike bersaglio dei vaccini e da altre due proteine chiamate M ed E – spiega- Prima di iniziare a riprodursi, il virus si costruisce una sorta di “tana” sfruttando le membrane della cellula ospite, in particolare quelle del reticolo endoplasmatico, struttura importante per varie attività cellulari, tra cui la sintesi delle proteine. In questa nicchia il virus può replicare indisturbato il proprio patrimonio genetico a base di Rba, al sicuro dai sistemi di controllo della cellula ospite: un po’ come una mamma che protegge i suoi piccoli dai predatori”.

Finora il meccanismo con cui viene costruita la “tana” di Covid era quasi sconosciuto. I ricercatori del Tigem hanno scoperto che tre proteine del virus sono importanti per questo processo: due – chiamate NSP3 e NSP4 – formano la tana vera e propria, fatta di vescicole tonde a doppia membrana all’interno della quale l’Rna si replica, mentre una terza – chiamata NSP6 – garantisce il collegamento con la struttura da cui arrivano i “mattoni” per costruire la tana, il reticolo endoplasmatico.

“Dobbiamo immaginare un cunicolo molto stretto, che lascia passare soltanto i grassi che servono per ingrandire la tana ma che impedisce il passaggio di proteine cellulari pericolose per le nuove copie di Rna virale – aggiunge De Matteis – Un altro aspetto importante è che alcune varianti di Sars-CoV-2 ritenute molto più infettive, compresa la Omicron, presentano una forma mutata della proteina NSP6, che è in grado di fare cunicoli ancora più stretti e, proprio grazie a questo, di replicarsi più velocemente. In altre parole, abbiamo individuato un fattore che favorisce la replicazione del virus, ma che forse possiamo provare a neutralizzare farmacologicamente”.

Il gruppo del Tigem ha già individuato piccole molecole in grado di interferire con NSP6 e di ridurre la sua capacità di formare cunicoli stretti. “Un potenziale bersaglio farmacologico per nuovi antivirali che contiamo di caratterizzare meglio nell’immediato futuro”, spiega la studiosa.

“Questo lavoro conferma ancora una volta come le malattie genetiche rare siano un modello straordinario per studiare meccanismi cellulari di base che potrebbero quindi giocare un ruolo importante anche in malattie comuni come Covid-19”, dichiara Andrea Ballabio, direttore del Tigem.

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