Disabilità, ausili e tecnologie: il gap è mondiale

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Un paio di occhiali. Un paio di stampelle. Una carrozzina. Qualcosa di comune e di abbastanza semplice da procurarsi in Italia e in molti Paesi economicamente avanzati. Mentre nei Paesi a medio e basso reddito solo il 3% di coloro che hanno bisogno di un apparecchio acustico o di altri ausili per la salute riesce a ottenerlo.

La denuncia arriva dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che insieme a Unicef oggi ha lanciato il Global Report on Assistive Technology. I numeri della disabilità sono altissimi. Attualmente si stima che ci siano 2 miliardi e mezzo di persone al mondo che necessitano di almeno un ausilio per la salute a fronte di circa 1 miliardo di persone che non riescono ad accedere a questi dispositivi. Dai più semplici e meccanici ai più tecnologici, come le applicazioni digitali a supporto dei deficit cognitivi.

Si tratta di un burden sanitario destinato ad aggravarsi nel tempo, giacché la popolazione mondiale tenderà a invecchiare portando con sé l’aumento della necessità di dispositivi e ausili a supporto delle cronicità. Tra soli 30 anni, nel 2050, le stime parlano di 3,5 miliardi di persone nel mondo che avranno necessità di utilizzare ausili per la salute.

Si badi bene, questi numeri non riguardano solo la terza e la quarta età. “Sono circa 240 milioni i bambini con disabilità”, ha evidenziato Catherine Russell, Executive Director di Unicef. “Senza la possibilità di utilizzare la tecnologia in assistenza alla salute i bambini con disabilità continueranno a perdere la loro istruzione, continueranno a essere maggiormente a rischio di lavoro minorile e continueranno a essere soggetti a stigma e discriminazione, minando la loro fiducia e il loro benessere”.

Oltre ai numeri assoluti, ciò che più preoccupa è la differenza nell’accesso agli ausilii tra le diverse Nazioni: a fronte di un accesso garantito al 90% nei Paesi a più alto reddito, si registra un accesso di solo il 3% in quelli più disagiati. A fare la differenza tra chi può e chi non può avere una carrozzella se non può camminare o un paio di occhiali in caso di problemi di vista è, ancora una volta, il censo. Chi può paga e ottiene, chi non può permetterselo resta vittima dei propri deficit di salute.

E la situazione comporta conseguentemente un ampliamento della forbice che distanzia la possibilità di condurre una vita “normale”, di accedere all’istruzione, al mercato del lavoro, all’emancipazione economica e sociale tra chi può e chi non può (permetterselo). E ancora una volta a pagare il prezzo più alto sono i bambini. Perché una disabilità a cui non corrisponde l’accesso agli ausili necessari per controbilanciarla in età matura ha un effetto. Ma le conseguenze sono assai più gravi quando ad avere un bisogno di salute di questo genere non soddisfatto è un bambino, il cui futuro risulta ipotecato dalle condizioni economiche negative della propria famiglia.

L’appello che Oms e Unicef rivolgono ai Paesi di tutto il mondo è quindi di aumentare la conoscenza di questo problema presso l’opinione pubblica al fine di contrastare lo stigma delle condizioni più gravi e di investire in politiche a supporto delle condizioni di disabilità.

E in Italia come siamo messi? La ricerca “Rapid Assistive Technology Assessment”, affidata dall’Oms – a sua volta incaricata dalle Nazioni unite di redigere il primo Global Report on Assistive Technology – a un consorzio di enti composto da Iss, AIAS Bologna onlus, Fondazione Censis e Rete Nazionale dei Centri Ausili – pubblicata dall’Istituto superiore di sanità lo scorso 12 maggio indica che un italiano su due usa quotidianamente almeno un ausilio. In primis (47%) occhiali da vista, ma anche ausili per la mobilità (11%) e quelli dedicati a disabilità cognitive (7%).

Fatto cento coloro che necessitano di un ausilio, poco meno della metà ha accesso al supporto di cui ha bisogno, mentre circa il 7% delle persone non riesce a ottenerlo. Bisogni insoddisfatti che aumentano con l’aumentare del livello o del numero di disabilità concomitanti.

Accomuna l’Italia al resto del mondo l’aspetto dei finanziamenti necessari per avere accesso agli ausilii: il 76,5% è pagato out-of-pocket dai cittadini, mentre solo l’8,8% è “passato” dal Ssn. Vi è però da dire che la sanità pubblica paga il 28% degli ausilii per la mobilità (di norma particolarmente costosi), il 24,7% di quelli per lo svolgimento delle attività quotidiane e il 20% degli apparecchi acustici. Mentre solo l’1,8% degli occhiali è pagato dal Ssn.

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