Covid, il rischio di un nuova ondata nel disinteresse degli Usa

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Covid-19 non è stata messa all’angolo, anzi. C’è il rischio di una variante più insidiosa. Arijit Chakravarty – Ceo di Fractal Therapeutics – e i suoi colleghi ritengono che possa nascere negli Stati Uniti una variante di Covid più mortale di qualsiasi altra vista prima. Come conseguenza, ci sarebbero centinaia di migliaia di morti ogni anno, dicono. Covid potrebbe diventare la causa principale di morte negli Stati Uniti, battendo le malattie più comuni come le malattie cardiache e il cancro.

“Non è una previsione specifica sul futuro”, ha detto Chakravarty. “Non stiamo dicendo che il mondo finirà nel 2024. Ma l’obiettivo è quello di far percepire alle persone che il pericolo Covid non è superato”.

Un “cessate il fuoco a senso unico”

Chakravarty non è il solo a preoccuparsi di ciò che accadrà nel futuro prossimo. Ha trovato una buona sponda in Anthony Fauci, l’esperto di malattie infettive diventato il volto dell’America nella risposta a Covid. Fauci ha dichiarato che possiamo aspettarci una nuova ondata di Covid questo autunno, aggiungendo che un aumento dei casi nelle prossime settimane non sarebbe sorprendente.

Le osservazioni dell’immunologo statunitense sono in contrasto con un’improvvisa riduzione dei casi di Omicron, che hanno attanagliato il Paese a dicembre e gennaio. I casi sono crollati così in fretta che le grandi città come New York hanno allentato le restrizioni in vigore da quasi due anni. Nel caso di New York, celebrità notoriamente non vaccinate come la star del basket Kyrie Irving sono libere di giocare di nuovo al chiuso e le mascherine non sono più obbligatorie nella maggior parte dei ristoranti e punti vendita.

Oggi molte persone tendono a dimenticare tutto ciò che Covid ha causato. “Il ragionamento logico” è da biasimare, dice lo psicologo Paul Thagard, filosofo e scienziato cognitivo autore del testo “The Cognitive Science of Covid-19: Acceptance, Denial, and Belief Change”. “Lae persone guardano a ciò che le rende felici, invece di guardare alla realtà e alle prove”, dice Thagard. “Questo virus è stato molto imprevedibile. La gente vuole credere che andrà sempre meglio e non si basa su una solida conoscenza biologica del virus”.

Se un’altra grave ondata di Covid dovesse colpire gli Stati Uniti, Thagard prevede un’ondata di negazione altrettanto grande nel Paese. “In questo momento la situazione non è così grave in Nord America, perché gli ospedali non sono così pieni. Ma potrebbe cambiare abbastanza rapidamente”.

I vaccini non bastano

I vaccini attuali non sono riusciti a porre fine alla pandemia. Questo è un argomento chiave che Chakravarty e i suoi coautori utilizzano nel loro nuovo documento. “Le autorità sanitarie pubbliche di molti Paesi hanno sostenuto l’utilizzo dei vaccini per limitare la mortalità e morbilità consentendo allo stesso tempo la diffusione incontrollata di Sars-CoV-2”, scrive il team di Chakravarty.

Ma questa strategia sembra basarsi su future ondate di Covid meno mortali, sia a causa di ceppi più deboli ma più trasmissibili del virus che prendono piede, sia a causa dell‘immunità della popolazione che è inevitabilmente temporanea, scrivono gli autori. E ignora il fatto che i tassi di mortalità delle future varianti di Covid possono aumentare ma anche  diminuire.

“Omicron è mite. Forse anche BA.3 sarà mite”, dice Chakravarty. BA.3 è stato annunciato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a marzo. Tuttavia, quasi in contemporanea con l’intervista di Chakravarty, l’Oms ha annunciato il monitoraggio delle subvarianti BA.4 e BA.5, mostrando la propensione del virus a mutare e la sua velocità.

Per quanto riguarda Covid, “bisogna mitigare il rischio di una situazione peggiore senza scatenare un grande dibattito sul fatto che accadrà o meno oggi. Le persone non stanno davvero pensando ad un peggioramento della situazione”.

Secondo lui e i suoi colleghi, un approccio “Covid zero” come quello della Cina non è sostenibile. Il team raccomanda piuttosto un approccio caratterizzato da “piccoli cambiamenti”, che “non richiedono un grande sacrificio personale” e che” limitano la diffusione del virus”.

Tra le loro proposte: migliorare la qualità dell’aria e la ventilazione negli edifici, poiché spesso la trasmissione avviene al chiuso; sorveglianza diffusa della trasmissione virale; e concentrarsi sullo sviluppo di farmaci preventivi e vaccini di nuova generazione in grado di ridurre il contagio.

Ma con il Congresso che litiga su una legge di aiuti anti-Covid da 10 mld e gli Stati Uniti a corto di fondi per elementi come vaccini e ricerca, il governo sta rapidamente perdendo la sua capacità “di monitorare cosa sta succedendo e reagire agilmente”.

Un funzionario dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha recentemente dichiarato che potremmo entrare in un “periodo di cessate il fuoco” con il virus, mentre Chakravarty sostiene che “ci vogliono due parti per concordare un cessate il fuoco”.

Covid non spaventa più gli americani

Secondo Chakravarty, l’America non ha una strategia anti-Covid ben definita. Georges Benjamin, direttore esecutivo dell’American Public Health Association, ha dichiarato che non esiste un piano per affrontare future situazioni di pericolo. In breve: l’approccio americano a Covid sembra essere: “Ignora il virus e spera che vada via, auspicando che gli interventi attuali siano abbastanza efficaci da rendere il tutto tollerabile”.

Covid non è l’unica crisi di salute pubblica su cui gli americani sono diventati tolleranti, afferma Benjamin. “Ci stanchiamo di un problema”, dice. “Ci sentiamo a nostro agio con quello che succede. Migliaia di persone muoiono a causa delle armi da fuoco ogni anno. Dopo ogni sparatoria tutti dicono: ‘È terribile. Dobbiamo fare qualcosa’. Ma la volontà politica di fare qualcosa al riguardo svanisce rapidamente”. Sta accadendo la stessa cosa con Covid.

Un monito per le ondate Covid del futuro

Questa non è la prima volta che gli americani chiudono un occhio nei confronti della malattia, dice John M. Barry, autore di “The Great Influenza: The Story of the Deadliest Pandemic in History”.

La pandemia influenzale della Spagnola – un virus H1N1 che si pensa abbia avuto origine negli uccelli – fu identificata per la prima volta negli Stati Uniti nella primavera del 1918. Si diffuse in tutto il mondo in ondate, infettando circa un terzo della popolazione mondiale e uccidendo almeno 50 milioni di persone, con circa 675.000 morti solo negli Stati Uniti, secondo i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie. Nonostante ciò, la gente si stancò di prendere precauzioni.

Thagard lancia un monito: la quarta ondata della pandemia influenzale del 1918 è arrivata nel 1920, in un momento in cui le persone erano stanche. “La quarta ondata è stata completamente ignorata e, in alcune città, è stata la più letale”, dice Barry. “La gente non voleva affrontare il problema, proprio come noi non vogliamo affrontarlo oggi”.

L’articolo originale è su Fortune.com

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