Vaiolo delle scimmie, primo caso in Italia e allarme nel mondo

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Preoccupa istituzioni ed esperti il primo caso italiano di vaiolo delle scimmie. Si tratta di un giovane adulto di ritorno da un soggiorno alle isole Canarie, che si era presentato al Pronto soccorso dell’Umberto I. L’annuncia dell’istituto nazionale per le Malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, che sta valutando altri due casi sospetti, non ha stupito troppo, dal momento che casi di vaiolo delle scimmie erano già stati identificati in Uk, Portogallo, Usa, Spagna.

“Il quadro clinico è risultato caratteristico e il ‘Monkeypox virus’ è stato rapidamente identificato con tecniche molecolari e di sequenziamento genico dai campioni delle lesioni cutanee”, fanno sapere i sanitari. Il giovane è in isolamento in discrete condizioni generali, e sono in corso le indagine epidemiologiche e il tracciamento dei contatti.

Al momento i tre casi osservati e quelli identificati in Europa e in Usa, “non presentato segni clinici di gravità – proseguono gli esperti dello Spallanzani – La trasmissione può avvenire attraverso le goccioline di saliva, il contatto con le lesioni e i liquidi biologici infetti”. E l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato fa sapere che è stata avviata l’indagine epidemiologica.

“Sono stati messi a disposizione i nostri migliori professionisti, i cosiddetti cacciatori di virus, che stanno ricostruendo tutto l’albero dei contatti. Sono già stati isolati i primi contatti stretti con precise indicazioni e prescrizioni”, ha detto D’Amato.

Ma di che si tratta? Il vaiolo delle scimmie è una rara malattia virale che si presenta per lo più nei Paesi tropicali dell’Africa centrale e occidentale. Viene chiamata così perché fu scoperta nelle scimmie da laboratorio nel 1958. In seguito, studi su animali in Africa hanno riscontrato evidenze d’infezione in scoiattoli, che si ritiene svolgano un ruolo importante come ospiti naturali della malattia. Studi di laboratorio hanno inoltre dimostrato che l’infezione da vaiolo delle scimmie può verificarsi anche in ratti, topi e conigli.

Nel 1970 il vaiolo delle scimmie è stato identificato come la causa di una malattia degli esseri umani simile al vaiolo in località remote dell’Africa.

Quest’anno il primo allarme è scattato il 7 maggio scorso, con un primo caso importato segnalato dal Regno Unito; il 13-14 maggio nuova segnalazione sempre dal territorio britannico: altri 2 casi (e un altro probabile, secondo quanto riporta l’Organizzazione mondiale della sanità) identificati fra persone della stessa famiglia, ma “senza una storia recente di viaggi e nessun contatto con il caso segnalato il 7 maggio”, precisa anche il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie Ecdc. “Altri 4 casi sono stati confermati dall’Uk Health Security Agency il 16 maggio, anch’essi senza una storia di viaggi recenti in aree endemiche, e non entrati in contatto con i casi segnalati”. Inoltre tutti i pazienti segnalati il 16 maggio erano uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (Msm), riporta l’Ecdc.

Il 18 maggio tocca al Portogallo: 5 casi confermati di vaiolo delle scimmie, più di 20 i sospetti, tutti giovani uomini e tutti a Lisbona e nella valle del Tago. Anche la Spagna ha segnalato 8 casi sospetti. Questa, evidenzia l’Ecdc, “è la prima volta che vengono segnalate catene di trasmissione in Europa senza collegamenti epidemiologici noti con l’Africa occidentale e centrale. Questi sono anche i primi casi al mondo segnalati tra gli Msm”.

Casi di ‘monkeypox’ sospetti e confermati sono oggetto di indagine anche negli Stati Uniti, dove il Dipartimento di salute pubblica del Massachusetts ieri ha confermato un caso in un maschio adulto con un recente viaggio in Canada. E proprio in Canada, secondo quanto riporta la ‘Bbc online’, ci sarebbero verifiche in corso su oltre una decina di casi sospetti.

Come si manifesta la malattia? L’eruzione cutanea è un’espressione caratteristica, ma fra i  sintomi ci sono anche febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, linfonodi ingrossati, brividi. Causata da un virus appartenente alla famiglia degli orthopoxvirus, il vaiolo delle scimmie può essere trasmesso per contatto o esposizione a droplet. A trasmetterla un animale o un essere umano infetto o materiale corporeo umano contenente il virus. Il periodo d’incubazione è 6-13 giorni, ma può variare da 5 a 21 giorni. La malattia presenta sintomi che di solito si risolvono spontaneamente entro 14-21 giorni.

Esistono due gruppi di virus del vaiolo delle scimmie, quello dell’Africa occidentale (rilevato nel caso Uk) e quello del bacino del Congo (Africa centrale). “Si ritiene che il virus del vaiolo delle scimmie abbia una trasmissibilità moderata tra gli esseri umani. In questo caso, la trasmissione tra partner sessuali, a causa del contatto intimo durante il sesso con lesioni cutanee infettive, sembra la probabile modalità di trasmissione tra gli Msm – prosegue l’Ecdc – Data la frequenza insolitamente alta di trasmissione da uomo a uomo osservata e la probabile trasmissione a livello di comunità senza una storia di viaggi in aree endemiche, la probabilità di un’ulteriore diffusione del virus attraverso uno stretto contatto, ad esempio durante le attività sessuali, è considerata alta. La probabilità di trasmissione tra persone senza stretto contatto è considerata bassa”.

In genere, come hanno ricordato anche i medici dello Spallanzani, la manifestazione clinica del vaiolo delle scimmie è lieve. “Negli studi condotti nei Paesi africani è stato osservato che il clade dell’Africa occidentale, finora rilevato nei casi segnalati in Europa, ha un tasso di mortalità del 3,6%. La mortalità è maggiore tra i bambini e i giovani adulti e gli individui immunocompromessi sono particolarmente a rischio di malattie gravi”, riferisce l’Ecdc, che sta “monitorando strettamente la situazione”.

“Una rapida valutazione del rischio sarà pubblicata all’inizio della prossima settimana”, annuncia l’ente Ue, invitando nel frattempo i sanitari a mantenere alta l’attenzione, così come devono essere vigili le persone che fanno “sesso occasionale” e hanno “più partner sessuali”.

Il vaccino antivaioloso è stato dimostrato efficace all’85% nel prevenire la manifestazione umana di vaiolo delle scimmie. Ma dopo l’eradicazione nel mondo del vaiolo la popolazione non è stata più vaccinata.

Gli esperti invitano a tenere alta la guardia – “Avevo detto che avremo avuto dei casi in Italia di vaiolo delle scimmie, Spagna e Portogallo sono dietro l’angolo. Ora è un problema europeo e globale, dobbiamo fare molto bene il tracciamento e far sì che si fermi un focolaio che è partito“, sottolinea all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, “Una cosa positiva è che chi è vaccinato per il vaiolo dovrebbe essere coperto, ma questa vaccinazione dal 1974 in poi non è stata fatta. Una parte importante della popolazione non ha il vaccino del vaiolo e potrebbe essere scoperta”, avverte Bassetti.

L’aumento dei casi di vaiolo delle scimmie tra Europa e Usa, specie dopo il primo caso italiano in un giovane di ritorno dalle Canarie, “ovviamente è qualcosa che ci preoccupa. Al momento però è necessario solo procedere correttamente con segnalazioni tempestive e un’attenzione specifica nei laboratori” allertati sul tema. Dice no agli allarmismi il virologo Fabrizio Pregliasco, che – interpellato sempre dall’Adnkronos Salute – invita però ad agire con tempestività. “Facciamo attenzione ai casi sospetti e attiviamo una rete nazionale di segnalazione, come per le epatiti pediatriche” acute a eziologia sconosciuta, è l’invito del docente dell’università Statale di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano.

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