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Tumore dei polmoni, ecco un nuovo bersaglio

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Il tumore del polmone è la principale causa di morte per cancro nel mondo. Circa l’85% dei casi sono classificati come tumore del polmone non a piccole cellule, di cui l’adenocarcinoma è il sottotipo istologico più comune.

Ebbene, grazie alle moderne tecnologie è stata scoperta la firma molecolare del tumore del polmone più aggressivo. Un risultato che mette in luce un nuovo bersaglio per terapie mirate a bloccare questo cancro. I gruppi di ricerca di Rita Mancini della Sapienza Università di Roma e di Matteo Pallocca e Maurizio Fanciulli, dell’Irccs Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (Ire) hanno utilizzato in uno studio i versamenti pleurici di pazienti affetti da adenocarcinoma, come ‘cavalli di Troia’ per scoprire i segreti della malattia metastatica.

I versamenti pleurici sono una condizione patologica che si verifica quando le cellule tumorali invadono la cavità pleurica, con conseguente accumulo anomalo di liquido di tipo essudativo. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul ‘Journal for ImmunoTherapy of Cancer’.

“Nello studio – spiegano Pallocca e Fanciulli – abbiamo utilizzato approcci altamente innovativi, cosiddetti ‘omici’ e resi possibili da recenti investimenti tecnologici e da competenze bioinformatiche maturate negli ultimi anni”. È stato così possibile scoprire una firma molecolare associata ai macrofagi, specifiche cellule del sistema immunitario, presenti in abbondanza nei versamenti pleurici dove alimentano la crescita tumorale. La firma molecolare, che è purtroppo associata a una prognosi particolarmente infausta, è costituita da alcuni geni che quando sono alterati contribuiscono alla maggiore aggressività del tumore.

“I risultati – precisa Mancini – sono rilevanti dal punto di vista clinico, perché aprono una nuova via allo sviluppo di terapie mirate specificamente ai macrofagi pro-tumorali, bloccando i segnali che ne permettono la localizzazione a livello del tumore”.

L’introduzione dei moderni approcci di immunoterapia, che mirano a riattivare le cellule del sistema immunitario contro le cellule neoplastiche, ha iniziato a cambiare il panorama terapeutico per diversi tipi di tumore. Tuttavia il tasso di risposta è ancora basso e solo il 20-30% dei pazienti beneficiano dei trattamenti di immunoterapia. Il risultato ancora modesto è dovuto a meccanismi di resistenza in parte dipendenti dalle caratteristiche intrinseche delle cellule tumorali, in parte legate al microambiente che circonda il tumore stesso.

Nello studio dell’Università Sapienza e dell’Istituto Regina Elena, i ricercatori hanno esplorato il microambiente tumorale e le sue componenti essenziali, per identificare nuovi bersagli terapeutici e sviluppare terapie di combinazione. In quest’ottica i versamenti che nella routine clinica vengono drenati dai pazienti a scopo terapeutico-palliativo, contengono lesioni metastatiche facilmente accessibili con metodi non troppo invasivi. Sono inoltre utili per studiare in laboratorio le interazioni tra cellule all’interno del microambiente tumorale.

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