Long Covid nei bambini, lo studio italiano

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Una buona notizia dalla ricerca italiana sul Coronavirus Sars-Cov.2, con un grosso però. Bambini e adolescenti superano l’infezione acuta da Sars-CoV-2 con una sintomatologia spesso lieve o addirittura assente. Molti di loro non giungono perciò all’attenzione del pediatra, ed eventuali sintomi che si presentano a distanza dalla fase acuta possono non essere correttamente riconosciuti dai genitori associati a Covid.

Il fatto è che questi sintomi talvolta si manifestano. Ecco allora che bisogna essere attenti e non sottovalutare il Long Covid nei bambini. Questo l’allarme lanciato dal gruppo di studio coordinato dal professor Enrico Bertino e dalla dottoressa Giulia Maiocco (Neonatologia universitaria della Città della Salute di Torino), con Gianfranco Trapani (Asl 1 Sanremo – Imperia), Vassilios Fanos (Università di Cagliari) e  Giuseppe Verlato (Università di Verona), che hanno valutato su 8 regioni italiane più di 650 bambini che si sono ammalati di Covid tra ottobre 2020 e giugno 202.

Ebbene, il 24% della popolazione pediatrica che ha superato la fase acuta di Covid con sintomi lievi o assenti soffre di disturbi correlati all’infezione da Sars-CoV-2 a distanza di almeno 2 mesi dalla guarigione, e fino a 9 mesi dalla stessa. Aver sviluppato sintomi in fase acuta aumenta significativamente il rischio di Long Cpvod, portandolo dall’11,5% al 46,5%, mentre l’aver malattie concomitanti (asma, rinite allergica, ecc.) non causa nessun rischio aggiunto.

Questi i risultati del primo studio multicentrico in Italia sul Long Covid con Città della Salute di Torino capofila, appena pubblicato su Italian Journal of Pediatrics. I dati confermano e consolidano il valore delle raccomandazioni espresse dalla Società Italiana di Pediatria e da numerose altre Società scientifiche pediatriche: bambini e adolescenti dopo Covid, anche se in modo lieve, devono essere monitorati dai genitori e in caso di comparsa di sintomi vanno sempre visitati dal pediatra.

Ma allora quali sono i sintomi più diffusi? Affaticamento (7%), problemi di natura neurologica – difficoltà di concentrazione, sensazione di annebbiamento e cefalea – (6,8%) e sintomi respiratori (6%).

Sembra giocare un ruolo anche l’età. L’incidenza di Long Covid è quasi raddoppiata nei bambini più grandi e negli adolescenti rispetto ai più piccoli, passando dal 18,3% (0-5 anni) al 21,3% (6-10 anni), fino ad arrivare al 34,4% di rischio (11-16 anni). Nella fascia di età maggiore ai sintomi più tipici si possono associare ansia, agitazione, disturbi del sonno e del comportamento.

L’unico tipo di patologia Long Covid che si riscontra invece più frequentemente nella prima infanzia è quella respiratoria, con l’11,4% di rischio nella fascia 0-5 anni contro il 3,8% dopo i 6 anni. Insomma, come sottolineano gli autori dello studio, i risultati confermano l’importanza della vaccinazione in età pediatrica come strumento di prevenzione, anche dall’insorgere di patologia da Long Covid.

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