Long Covid, una molecola ad hoc e test degli odori per batterlo

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Ormai è diventato famoso a causa degli strascichi che comporta per i guariti. Ma ora contro il Long Covid arriva la proposta di un protocollo mirato per recuperare memoria, gusto e olfatto ‘confusi’ o alterati dal virus. E’ il protocollo ‘Di Stadio’, dal nome della scienziata italiana che lo ha inventato.

Di che si tratta?  L’approccio combina la riabilitazione olfattiva mirata a base di oli essenziali con una molecola anti-neuroinfiammazione, Pea-Lut , in grado di agire sul controllo delle alterazioni del sistema nervoso centrale. Il trattamento. E, secondo la sua ideatrice consente di tornare a sentire odori e sapori, con un recupero delle funzioni olfattive nel 92% dei casi (miglioramento) e un ritorno al normale olfatto in oltre il 50% dei casi, come si legge anche in una pubblicazione su ‘Current Neuropharmacology’.

In un altro studio, in corso di revisione su ‘Cells’, è stato dimostrato che l’utilizzo della molecola associato con una riabilitazione olfattiva mirata è in grado di migliorare la così detta “brain fog”, la nebbia celebrale, in più del 50% dei pazienti. Inoltre anche il solo utilizzo della molecola era in grado di far migliorare la brain fog, cosa che non si verificherebbe con la sola riabilitazione olfattiva.

“La prevalenza complessiva della disfunzione olfattiva nei pazienti con Covid-19 è stata del 47,85%. Nel 54,4% dei pazienti europei, nel 51,11% dei nordamericani, nel 31,39% degli asiatici, nel 10,71% degli australiani – spiega la professoressa Arianna Di Stadio, docente di Otorinolaringoiatria all’Università di Catania e ricercatore onorario per il Dipartimento Neuroscienze Queen Square Neurology UCL di Londra – In sintesi ben il 65% degli individui guariti da Covid sperimenta una disfunzione olfattiva di qualche forma 18 mesi dopo. Data la quantità di tempo trascorso dall’iniziale insulto al sistema olfattivo, il rischio è che questi problemi olfattivi, se non adeguatamente trattati, siano permanenti”.

Da qui la messa a punto del protocollo, una sorta di fisioterapia ‘nasale’, la riabilitazione olfattiva appunto, associata alla somministrazione di un alimento a fini medici speciali a base di PeaLut. “Abbiamo combinato la riabilitazione olfattiva, unico trattamento scientificamente validato per i disturbi olfattivi prima del nostro studio, con la molecola anti-neuroinfiammazione – continua l’esperta – L’utilizzo di questa molecola era basato sul concetto che la perdita dell’olfatto fosse causata da una neuroinfiammazione centrale causata appunto dall’infezione da Covid-19”.

“Poiché la neuroinfiammazione non permette la normale trasmissione del segnale nel cervello, i pazienti affetti da anosmia post-Covid non sono in grado di percepire gli odori a livello centrale, ma la porzione periferica dell’apparato olfattivo – il neuroepitelio che si trova nel naso – va generalmente incontro a un’infiammazione transitoria che sparisce in poco tempo, restituendo a questa struttura il suo normale funzionamento. I recettori degli odori a livello del naso però si saturano dopo pochi secondi di esposizione agli odori, impedendo così di sentire l’odore”.

Ma allora come procedere contro il Long Covid? “La riabilitazione olfattiva tradizionale esponeva il paziente per un tempo troppo lungo a odori troppo intensi, tanto più considerando che il naso funzionava mentre era il cervello a non sentire. Questa modalità poteva aumentare il rischio di incappare in danni del neuroepitelio, con conseguenti problematiche olfattive (ad esempio la parosmia). Nel protocollo, invece – sottolinea la neuroscienziata – i pazienti sono stati esposti agli odori per pochi secondi, con pause più lunghe tra lo sniffing dei vari elementi usati per la riabilitazione. Inoltre, abbiamo usato oli essenziali 100% organici, che non venivano annusati direttamente dalla boccetta ma preparati in modo tale da non danneggiare i recettori nel naso”.

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