Ricerca, Gsk investe in Italia e punta sulla prevenzione

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Dare ‘benzina’ alla ricerca, ma anche alla prevenzione e all’innovazione. Gsk conferma il proprio impegno in Italia con un investimento di oltre 600 milioni di euro nel 2020-2024, di cui due terzi destinati proprio alla prevenzione. L’annuncio questo pomeriggio durante l’incontro “InnovaCtion – cosa serve alle idee per diventare salute, impresa, futuro” promosso da GlaxoSmithKline (Gsk) nella sede di Verona, in occasione dei 90 anni di presenza nel nostro Paese.

Per la precisione si tratta di 617 milioni di euro di investimenti in ricerca e produzione nelle strutture italiane, di cui circa 300 nel prossimo biennio e oltre 400 sul totale destinati alla sola prevenzione nei siti di Siena e Rosia, in Toscana. Proprio a Siena, nei giorni scorsi sono stati investiti infatti 19 milioni di euro in nuovi laboratori per unire con ancora maggiore efficacia la ricerca allo sviluppo, sia nei progetti locali che in quelli internazionali.

E di prevenzione, innovazione e programmazione quali cardini, appunto, della ‘salute di domani’ in Italia, su cui imperniare i prossimi investimenti in ricerca e innovazione, si è parlato durante l’evento al quale hanno partecipato, tra gli altri Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico; Fabio Landazabal, presidente Ad Gsk Spa; Nicola Magrini, Dg dell’Aifa, e Damiano Tommasi, sindaco di Verona.

Per le politiche farmaceutiche i “due termini fondamentali sono ‘sicurezza’ e ‘preparazione’, e su questo terreno il compito delle istituzioni è quello di creare intorno all’industria farmaceutica privata, impegnata a fornire appunto prevenzione e sicurezza, l’ambiente regolatorio, di mercato e, quando necessario, di supporto finanziario agli investimenti in ricerca e produzione. Non sempre ciò è avvenuto in modo adeguato, ma la pandemia è stato per tutti i Paesi uno shock che ha condotto a rivedere le politiche pubbliche”, ha detto Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico, aprendo l’evento ‘InnovaCtion, cosa serve alle idee per diventare salute, impresa, futuro’.

“Oggi sappiamo – ha sottolineato il ministro – che non si tratta solo di sostenere un’industria in crescita globale estremamente rapida, e quindi con impatto economico diretto sulla crescita di un Paese, ma di aiutare a mettere in sicurezza la salute di una popolazione e quindi assicurare le premesse fondamentali per lo sviluppo di tutta l’economia nazionale”.

“Il Governo italiano e, in particolare, il ministero dello Sviluppo economico, su mandato specifico del presidente Draghi – ha aggiunto Giorgetti – hanno adottato di conseguenza un nuovo approccio strategico allo sviluppo dell’industria farmaceutica in Italia proprio sulla base della consapevolezza che questa industria ha un ruolo fondamentale per la competitività dell’intero sistema economico e sociale italiano e più in generale per la competitività dell’economia europea”.

“Dal 2020 al 2022 abbiamo fatto investimenti per oltre 300 milioni di euro e tanti altri sono in programma per il biennio 2023-2024. Quest’anno Gsk compie 90 anni. Sono stati 90 anni di continua crescita e sviluppo nella ricerca, nella produzione e nell’export che hanno visto i nostri insediamenti di Verona, Parma e Siena partecipare al progresso della cura della salute con nuovi vaccini salvavita, anticorpi monoclonali innovativi (anche per il trattamento di Covid), antivirali all’avanguardia per le persone con Hiv”, ha detto Landazabal, presidente e Ad Gsk Spa.

“Gsk quest’anno cambia in tutto il mondo, separa l’attività su farmaci e vaccini da quella di prodotti di largo consumo per potersi concentrare di più sulla scoperta di nuovi vaccini e terapie, anche fornendo soluzioni per la salute globale dovute ai cambiamenti climatici. Abbiamo un nuovo logo per rappresentare questa nuova era – sottolinea – in cui la scienza e la tecnologia ci consentono di avere la visione più ambiziosa di estirpare la malattia, ma sappiamo che per raggiungere questo obiettivo dobbiamo farlo insieme alle istituzioni, al mondo accademico, alle società scientifiche e alle associazioni pazienti”.

Investire nella prevenzione conviene, ma mentre l’Italia dimostra una notevole organizzazione ed efficacia nel vaccinare bambini ed adolescenti – hanno sottolineato gli esperti – lo stesso non si può dire per gli adulti, che sono chiamati ad un ruolo attivo e lavorativo fino in tarda età e che, con l’invecchiamento, tendono ad avere maggiori bisogni di salute che la comunità deve affrontare con costi importanti.

Secondo il Rapporto Osmed del 2021, la spesa totale per i vaccini in Italia è stata pari a 562,5 milioni di euro nel 2020 ma, analizzando tale spesa, emerge come per le vaccinazioni destinate all’adulto – quali l’antinfluenzale, lo pneumococco 23valente e l’herpes zoster, in totale sono stati spesi solo 108 milioni di euro. Una cifra che però ha permesso di coprire solo parzialmente la popolazione eleggibile: in particolare, l’antinfluenzale per la coorte degli over 65enni ha raggiunto il 63%, a fronte di un obiettivo del 75%, come indicato nel Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019. Mentre sempre per la stessa fascia di età il vaccino antipneumococcico 23valente ha raggiunto solo il 3% a fronte di un indice previsto del 75%; marginale è pure il dato riferito alla somministrazione di anti-herpes zoster, che riguarda soltanto l’1% del target, contro un obiettivo del 50%.

Per raggiungere gli obiettivi di copertura prefissati dal Pnpv, solo per queste tre vaccinazioni bisognerebbe investire il 229% in più (2,4 mld), senza considerare i soggetti cronici e immuno-compromessi che sono fortemente raccomandati alla vaccinazione, ma per i quali il piano non fissa obiettivi di copertura. Il problema non è solo quello di trovare risorse per produrre e comprare più vaccini, ma anche di trovare le soluzioni normative, organizzative e regolatorie di accesso che permettano d’identificare le persone adulte che possono beneficiare di certe vaccinazioni e creare per loro un sistema facile che li porti a proteggersi. Per questo, secondo gli esperti intervenuti all’incontro, l’esperienza fatta con le vaccinazioni anti Covid di massa nell’adulto potrebbe rivelarsi preziosa per creare anagrafi vaccinali e campagne informative efficaci.

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