Covid, rallenta l’ondata in Italia ma servizi a rischio

Covid mascherine folla
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Con 110.168 contagi e 106 morti, Covid-19 sembra rallentare la sua corsa nel nostro Paese. A testimoniarlo è anche l’ultimo monitoraggio settimanale di Fondazione Gimbe, che segnala un aumento meno netto dei nuovi casi (+22,4% in 7 giorni), ma non così dei decessi (+49,1%). Un dato coerente con i risultati di un recente studio italiano: c’è un aumento di mortalità a ogni picco, anche nel caso delle varianti Omicron. 

In un mese sono più che raddoppiati i ricoveri ordinari in terapia intensiva, e il picco dell’ondata estiva è vicino, secondo gli esperti guidati da Nino Cartabellotta. Ma attenzione: la discesa della curva potrebbe essere molto lenta. Ed è 
inaccettabile per Fondazione Gimbe l’idea di una “libera circolazione” del virus: la popolazione a rischio di malattia grave è troppo estesa. E potremmo trovarci (di nuovo) di fronte a un’impennata di morti ma non solo: già arrivano gli allarmi degli albergatori per le disdette causa virus. Il timore è che una circolazione incontrollata di Omicron 5 rischia di paralizzare i servizi e di pesare sull’economica, già provata dalla guerra in Ucraina e dalla crisi delle materie prime. 

In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
Decessi: 692 (+49,1%), di cui 70 riferiti a periodi precedenti
Terapia intensiva: +52 (+16,1%)
Ricoverati con sintomi: +1.721 (+21,5%)
Isolamento domiciliare: +261.436 (+24,2%)
Nuovi casi: 728.549 (+22,4%)
Casi attualmente positivi: +263.209 (+24,2%).

“L’aumento dei nuovi casi settimanali – commenta Nino Cartabellotta – registra il valore più basso da quando, a metà giugno, si è registrata l’inversione della curva. Nella settimana 6-12 luglio i nuovi casi si attestano oltre quota 728 mila, con una media mobile a 7 giorni che supera i 97 mila casi al giorno”. Tutte le Regioni registrano un incremento percentuale dei nuovi casi: dal 5,1% del Lazio al 51,1% della Valle D’Aosta; fa eccezione la Lombardia che segna un -6,2%. Un’eccezione importante, che potrebbe preludere a un calo. Rispetto alla settimana precedente, in 8 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -21% di Lecco al -0,3% di Roma), mentre le rimanenti 99 province registrano un aumento percentuale dei nuovi casi (dal +0,1% di Firenze al +101,1% di Sondrio).

Resta il problema delle reinfezioni. Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, sono state registrate in Italia oltre 659 mila reinfezioni, pari al 4,6% del totale dei casi. La loro incidenza nella settimana in esame si è attestata al 10,8% (n. 72.231 reinfezioni), in aumento rispetto alla precedente (9,6%).

In questo quadro la pressione di Covid sugli ospedali aumenta. Come spiega Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe, “prosegue l’aumento dei ricoveri sia in area medica (+21,5%) che in terapia intensiva (+16,1%). In particolare, nell’ultimo mese in area critica i ricoveri sono raddoppiati passando da 183 il 12 giugno a 375 il 12 luglio. Al 12 luglio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 15,1% in area medica (dal 7,8% del Piemonte al 40,2% dell’Umbria) e del 4,1% in area critica (dallo 0% della Basilicata al 9,3% dell’Umbria). “L’incremento dei casi delle ultime settimane – puntualizza Mosti – si riflette sugli ingressi in terapia intensiva, che registrano una media mobile a 7 giorni di 47 ingressi/die rispetto ai 40 della settimana precedente”.


Nota dolente, il numero dei decessi: 692 negli ultimi 7 giorni (di cui 70 riferiti a periodi precedenti), con una media di 99 al giorno rispetto ai 66 della settimana precedente.

E torna in auge il vaccino. Dopo il via libera dell’European Medicines Agency e dell’European Centre for Disease Prevention and Control, la circolare del ministero della Salute dell’11 luglio ha esteso la platea per la quarta dose (secondo richiamo) a tutti gli over 60 e ai fragili over 12 con somministrazione da effettuarsi dopo almeno 120 giorni dalla terza dose (primo richiamo) o dall’infezione post terza dose.

“Pur condividendo questa decisione – commenta Cartabellotta – la Fondazione Gimbe ormai da mesi sottolinea che le somministrazioni della quarta dose nelle persone più vulnerabili non sono mai decollate, un vero e proprio flop su cui pesano anche inaccettabili differenze regionali. Nonostante il rischio molto elevato di malattia grave e di mortalità, anche in condizioni di minor circolazione virale, è completamente mancata una strategia di sensibilizzazione e comunicazione: anzi, a causa delle aspettative sui vaccini “aggiornati” le persone sono state dissuase, anche dai medici, dall’effettuare la quarta dose subito”.

E proprio sui “vaccini aggiornati” gli specialisti di Gimbe ricordano che quelli in via di approvazione sono “tarati” su Omicron BA.1, ovvero non sappiamo quanto proteggano dalle ultime varianti BA.4 e BA.5; in secondo luogo, le prove di efficacia ad oggi disponibili sono relative alla risposta anticorpale e non alla riduzione del rischio di infezione e, soprattutto, di malattia grave; infine, non vi è alcuna certezza sulla data di approvazione e reale disponibilità per la somministrazione alla popolazione.

“Tenendo conto del quadro di elevata circolazione virale – dice Cartabellotta – è cruciale effettuare la quarta dose subito con i vaccini attuali che, seppur “vecchi”, si sono dimostrati ampiamente efficaci nel riportare a livelli elevati la copertura nei confronti della malattia grave, che declina progressivamente a 120 giorni dalla terza dose”.

Insomma, cosa sta accadendo in Italia sul fronte Covid, e come reagire? “Se da un lato nell’ultima settimana – conclude Cartabellotta – il rallentamento nella crescita dei nuovi casi lascia intravedere il raggiungimento del picco, dall’altro è bene essere consapevoli che la durata del plateau e la successiva discesa della curva potrebbero essere molto lenti, anche in ragione del numero di casi non noti alle statistiche ufficiali. Di conseguenza, nelle prossime settimane dobbiamo aspettarci un ulteriore aumento di ricoveri ospedalieri e decessi: questo rende del tutto inaccettabile in un’ottica di sanità pubblica l’idea di far circolare liberamente il virus”.

Un’ipotesi proposta da alcuni esperti, che non ha mancato di suscitate polemiche. “Se da un lato l’ipotesi di potenziare l’immunità di popolazione con un “booster naturale” è molto suggestiva, dall’altro la popolazione over 50 suscettibile (non vaccinati, persone che non hanno fatto la terza dose e fragili che non hanno fatto la quarta dose) è troppo numerosa. Peraltro questa “strategia” non tiene conto dell’impatto del Long Covid, la cui incidenza è correlata al numero di infezioni. Infine, una circolazione incontrollata di un virus così contagioso come Omicron 5 rischia di determinare una vera e propria paralisi di vari servizi. Ecco perché – dice convinto Cartabellotta – rimane fondamentale arginare la circolazione del virus utilizzando le mascherine al chiuso, in particolare in luoghi affollati e poco ventilati, oltre che all’aperto in condizioni di grandi assembramenti con attività ad elevata probabilità di contagio”.

Non resta che seguire con attenzione ciò che accadrà, appellandoci al buonsenso di una popolazione francamente stanca dopo anni di pandemia, che si aspettava un’estate tranquilla e invece si è trovata a fare i conti, ancora, con i colpi di coda di un virus che non vuole mollare la presa.

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