Se anche la salute inquina, l’impatto di una risonanza

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Se l’inquinamento provoca danni permanenti al cervello e influisce negativamente sull’insorgenza di patologie come Alzheimer e demenza senile, come dimostrato da recenti ricerche, anche la salute inquina. O, meglio, a farlo sono esami e macchinari per restare (o tornare) in salute.

Nell’era della medicina sempre più tecnologica, si tratta di un impatto che talvolta sottovalutiamo. Così ha suscitato sconcerto scoprire che una macchina per la risonanza magnetica in un anno produce tanta anidride carbonica quanto un’auto che viaggia per 500mila Km. A condividere gli ultimi dati di Choosing Wisely e Isde, è stato Guido Giustetto, della Commissione Salute e Ambiente di Fnomceo, la Federazione nazionale degli ordini dei medici

L’analisi inverte i termini utilizzati di solito: quanto impattano sull’ambiente le attività relative alla salute? I risultati degli studi, presentati a un convegno di Choosing Wisely – il progetto promosso da Slow Medicine con l’obiettivo di favorire il dialogo dei professionisti della salute con i pazienti e i cittadini su esami, trattamenti e procedure a rischio di inappropriatezza – lasciano senza parole.

E fanno pensare al numero di esami inutili o inappropriati: a pagare non è solo il Servizio sanitario nazionale, ma anche l’ambiente.

“L’ambiente è un problema di salute, le modificazioni dell’ambiente incidono sulla salute – ha detto Giustetto in un video per Fnomceo Tg Sanità, girato in quell’occasione – ma c’è un altro rapporto molto interessante, che non sempre è noto: è il fatto che il sistema salute, il sistema delle organizzazioni sanitarie contribuisce, in una parte che non è proprio piccola, al riscaldamento globale. Alcuni studi calcolano questo valore intorno al 4 – 4,5%. Quindi l’insieme delle nostre attività genera anch’esso un aumento delle temperature”.

Come sempre ad aiutarci sono gli esempi. Se facciamo un esame del sangue, contribuiamo a produrre della anidride carbonica, della CO2, e quindi ad aumentare il calore. “Per dare un’idea, per ogni mille test del sangue noi inquiniamo, attraverso la produzione di CO2, come se percorressimo 700 chilometri in automobile. Ma il dato più sconfortante è quello relativo alle tac, alle risonanze magnetiche. Una macchina per la risonanza magnetica che lavori per un anno mediamente produce una quantità di CO2 corrispondente all’inquinamento prodotto da un’auto che viaggi per 500mila chilometri”.

Ma una risonanza magnetica può fare la differenza fra la vita e la morte. “Abbiamo due strade: la prima è quella di cercare di rendere consapevoli le persone, e anche i nostri colleghi di questo fenomeno. La seconda è muoverci in concreto: quando decidiamo di prescrivere una risonanza, un esame del sangue, ricordarci che, se non è essenziale, se non è appropriata, se non è importante oltre a fare una cosa inutile, e quindi sprecare delle risorse, facciamo anche un danno perché aumentiamo il problema delle temperature e quindi la crisi climatica che stiamo vivendo”, suggerisce Giustetto.

Ma bisogna anche dire che la ‘febbre’ per gli esami diagnostici in questi hanno ha anche avuto uno scopo preciso: evitare (o sterilizzare) il contenzioso. Chissà se la preoccupazione per l’ambiente ci porterà ad un utilizzo più saggio delle tecnologie per la salute.

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