Nuovi vaccini adattati a Omicron in arrivo, ecco come funzionano

Roberto Cauda
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Ci siamo quasi: i nuovi vaccini anti-Covid adattati alla variante Omicron sono in dirittura d’arrivo. L’anticipazione questa volta è stata del ministro della Salute, Roberto Speranza.

“La nostra attesa è che domani l’Agenzia europea dei medicinali Ema possa dare il via libera ai vaccini adattati contro la variante Omicron e poi seguirà il pronunciamento dell’Agenzia italiana del farmaco Aifa”, ha detto Speranza a Radio Capital. “Contiamo di avere già a metà settembre la disponibilità di nuovi vaccini aggiornati”.

Ma come funzionano questi vaccini bivalenti, e chi dovrà farli? Fortune Italia lo ha chiesto a Roberto Cauda, direttore dell’Unità operativa di Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma.

“Iniziamo col dire che il vero problema in questa fase è Omicron: questa variante è molto diversa rispetto alla versione ‘ancestrale’ di Wuhan. Ha più di 50 mutazioni nella Spike – sottolinea Cauda – e questo ha fatto considerare Omicron un sierotipo diverso di Sars-Cov-2 rispetto alle altre varianti”.

Le sue mutazioni rendono Omicron “più trasmissibile e dotata di una maggior immunoevasione”. Insomma, la variante Omicron è più abile nello sfuggire agli anticorpi prodotti in risposta all’infezione con altre varianti (o al vaccino). “Ecco perché i vaccinati si sono infettati, ma in forma per lo più meno grave. Oltre agli anticorpi, infatti, vengono stimolate anche cellule, i linfociti T”. E scatta la memoria immunitaria.

Se la maggior parte dei vaccini – è il caso di polio e vaiolo – protegge anche dall’infezione, “per il coronavirus questa protezione è bassa e tende a scemare nel tempo, mentre quella nei confronti della malattia dura e dura a lungo, risentendo poco delle varianti. In ogni caso le ora industrie farmaceutiche hanno aggiornato il vaccino. Il prodotto autorizzato nel Regno Unito ad agosto e a breve da Ema, prodotto da Moderna, con Pfizer che segue da vicino, è un vaccino che contiene lo Spike di Wuhan più quello aggiornato di Omicron 1, che circolava quando sono stati realizzati gli studi. Omicron 4 e 5 sono diversi, ma i trial condotti su qualche migliaia di soggetti – precisa Cauda – hanno mostrato che se la protezione di questo vaccino bivalente è ottima per Omicron 1, è buona per Omicron 5″.

“Il nuovo vaccino bivalente, se fatto in autunno e a distanza di 120 giorni dalla quarta dose o dall’infezione – dice l’esperto – darà una protezione buona nei confronti delle forme gravi della malattia causate dalla variante Omicron 5, e mi spingo a dire anche nei confronti di ‘Centaurus’, cioè Ba2.75″.

I bivalenti di Moderna e Pfizer sono simili, secondo Cauda, che spiega perché nel vaccino c’è anche il ceppo di Wuhan. “In immunologia esiste un fenomeno che si chiama original sin”, cioè la tendenza del  sistema immunitario dell’uomo a utilizzare la memoria  immunologica piuttosto che a ricreare  nuovo anticorpi in seguito ad una  seconda esposizione ad un agente patogeno. Ecco, è proprio il fenomeno dell’originale sin a spiegare la scelta di conservare Wuhan.

Ma la tecnologia a mRna – al centro di un contenzioso fra Moderna e Pfizer – consente oggi un rapido adattamento dei vaccini anti-Covid. E dunque una nuova generazione di prodotti ancor più aggiornati è all’orizzonte. “L’industria – spiega Cauda – sta studiando già un vaccino contro Omicron 4 e 5. Pfizer lo sta sperimentando su tre gruppi: i vaccinati con due dosi, quelli con due dosi più booster e i non vaccinati. L’obiettivo è non solo vedere il profilo di sicurezza di questi nuovi prodotti, ma capire se i vaccini senza Spike di Wuhan bypassano l’original sin e sono efficaci anche nelle persone vaccinate”. Oltretutto “un articolo su Nature ribadisce l’utilità di Wuhan nei vaccini, perché serve a ‘coprire’ situazioni che al vaccino contro Omicron, da solo, potrebbero sfuggire”.

Quando durerà la protezione offerta da questa vaccinazione? “Auspicabilmente un anno, tanto che il vaccino si potrà fare insieme a quello contro l’influenza. Credo non sarà già  disponibile in autunno il trivalente, ovvero il vaccino a mRna contro Wuhan, Omicron e influenza. Ma lo sarà in tempi brevi”, dice lo specialista.

“Non credo – aggiunge – che si tratterà di una vaccinazione obbligatoria: sarà piuttosto su base volontaria, da offrire prioritariamente agli operatori sanitari, ai soggetti vulnerabili per età e patologie. Poi si vedrà. Ci stiamo avvicinando sempre più all’approccio che abbiamo contro l’influenza”.

Ma dopo tre anni finirà questa pandemia? “Penso di sì, in genere le pandemie hanno una durata di 3-4 anni. Anticamente si diceva: ‘A peste, a fame, a bello libera nos Domine!’. La peste, ovvero la pandemia, l’abbiamo avuta, la guerra e la fame – sotto forma di crisi energetica – le stiamo vivendo. C’è una sorta di triade che nel corso della storia ha flagellato l’umanità”, riflette Cauda. Una triade che spesso si manifesta insieme, travolgendo il mondo. Ma che ha sempre una fine.

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