Suicidio e giovanissimi, l’aumento in pandemia

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L’ultimo in ordine di tempo è il caso di Alessandro, morto a 13 anni a Gragnano dopo essere caduto dal quarto piano, a quanto pare dopo episodi di cyberbullismo. Ma negli ultimi 10 anni in Italia gli arrivi di giovani e talvolta giovanissimi pazienti in ospedale per ideazione suicidaria o tentato suicidio sono cresciuti esponenzialmente. E a provare a darsi la morte sono anche bambini con meno di 10 anni. A segnalarlo sono i medici dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, in occasione della Giornata mondiale dedicata alla prevenzione del suicidio.

Covid-19 ha pesato sulla salute mentale dei ragazzi. Gli esperti parlano di un aumento del 75% nei 2 anni della pandemia rispetto al biennio precedente. Dai 369 casi del 2018-2019 ai 649 del 2020-2021, in media praticamente un caso ogni giorno. Secondo l’analisi dei Centri per il Controllo Malattie (CDC) americani, il suicidio rappresenta la seconda causa di morte nei giovani tra i 15 e i 25 anni.

Per far fronte al fenomeno, l’Ospedale ha attivato un servizio dedicato all’assistenza e alla prevenzione del suicidio in età evolutiva in collaborazione con le Asl del territorio. Il servizio è integrato da una linea telefonica, sempre attiva, per le consulenze psicologiche urgenti.

Ma perché tanti ragazzi cercano di darsi la morte? La crescita del suicidio fra i giovanissimi “sembra essere legata a una generale tendenza all’aumento dei disturbi dell’umore in età evolutiva nei Paesi ad alto reddito. La correlazione tra depressione grave e tentativo di suicidio fra giovani e giovanissimi è confermata da studi recenti. È documentato anche l’impatto della pandemia Covid sulla salute mentale dei bambini e degli adolescenti: a livello internazionale, nel 2021 la prevalenza dei casi di depressione e disturbi d’ansia risulta raddoppiata. “L’identificazione precoce con diagnosi accurate e il trattamento della depressione – sottolinea Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza del Bambino Gesù – sono interventi preventivi di primaria importanza per ridurre il rischio di suicidio tra i più giovani”.

Anche la Sinpia – Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza segnala l’impatto della pandemia sulla salute mentale di adolescenti e preadolescenti italiani, con una maggiore incidenza di atti autolesionistici e di tentati  suicidi.

“L’autolesionismo e i comportamenti suicidari sono purtroppo numerosi negli adolescenti, e richiedono interventi tempestivi per raccogliere la richiesta di aiuto sottostante – spiega la Elisa Fazzi, presidente della Sinpia e direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza Asst Spedali Civili e Università di Brescia – Non c’è dubbio che Covid-19 abbia rappresentato e rappresenti un’emergenza per la salute mentale dei ragazzi, con il rischio di conseguenze anche a lungo termine se non vengono messi in atto gli interventi appropriati. Un evento molto stressante, come il lungo periodo pandemico, in una fase evolutiva delicata come l’adolescenza può avere un impatto molto rilevante sulla salute mentale. Per fortuna oggi abbiamo a disposizione interventi terapeutici efficaci, purchè vengano messe in campo risorse adeguate per realizzarli”.

L’effetto Covid

Le misure restrittive durante la pandemia  hanno avuto un impatto importante su giovani e giovanissimi portando a un aumento delle richieste di aiuto. Nel biennio precedente (2018-19) gli accessi al pronto soccorso per ideazione suicidaria, tentativo di suicidio e autolesionismo erano stati 464. Nel 2020 e 2021 sono diventati 752, con un aumento di oltre il 60%. Se si considera solo il suicidio, ideato o tentato, l’incremento dei casi rispetto al biennio precedente supera il 75%. Negli ultimi 2 anni i casi di ideazione suicidaria sono stati 477 (+88% rispetto al 2018-19), i tentativi di suicidio 172 (+50%) e i comportamenti autolesivi 103 (+8%). Oltre l’80% dei tentativi di suicido è messo in atto da bambine e ragazze; l’età media di chi tenta di togliersi la vita è di circa 15 anni, il più giovane ha 9 anni.

La pandemia ha segnato uno spartiacque anche sul fronte dei ricoveri in Neuropsichiatria che sono passati da 338 nel 2019 a 492 nel 2021 con un aumento del 45%. In particolare le ospedalizzazioni in Neuropsichiatria per autolesionismo sono passate dal 30 a oltre il 60% del totale.

“La depressione e i disturbi d’ansia tra i giovanissimi sono in aumento esponenziale da anni. La pandemia ha solo accentuato il fenomeno – ha detto Vicari – L’emergenza che investe i nostri ragazzi si combatte destinando maggiori risorse agli strumenti di prevenzione e di promozione della salute mentale. A cominciare dalla scuola, intesa come luogo che coltiva relazioni positive, alle strutture sul territorio perché siano in grado di intercettare il disagio e siano di supporto alle famiglie”.

“Il suggerimento per i genitori è di offrire tempo ai propri figli, di porre attenzione ai segnali di malessere e, se ci sono cambiamenti nel comportamento, chiedere aiuto senza timore. Le malattie mentali, se affrontate nei tempi giusti, hanno un’alta probabilità di guarigione”, ha sottolineato Vicari.

“La risposta del Ssn è ancora insufficiente sia in termini di presenza sul territorio di Servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza capaci di intercettare il disagio nelle sue prime manifestazioni, sia in termini di offerta assistenziale ospedaliera specificatamente dedicata all’età evolutiva – ha detto Fazzi – Come Sinpia, vogliamo cogliere l’occasione di questo 10 settembre 2022, Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, per richiamare nuovamente l’attenzione di tutti sul tema della salute mentale di bambini e adolescenti, nella speranza che gli interventi socio-sanitari da sempre auspicati e mai realizzati trovino finalmente, nel prossimo futuro, piena attuazione”.

 

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