Giornata della sepsi, l’impatto delle infezioni killer

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Ancora oggi le infezioni possono rivelarsi mortali. Parliamo di sepsi, un nemico finito in secondo piano in pandemia da Covid-19, il cui impatto resta pesantissimo. Queste infezioni batteriche del sangue gravi sono associate a mortalità che può raggiungere il 40% dei pazienti ricoverati in terapia intensiva e sono responsabili di oltre 150mila morti ogni anno solo in Europa.

Tutto per colpa di un ‘errore’: il sistema immunitario sotto attacco, invece di reagire contro i microorganismi invasori, rivolge le sue armi contro l’organismo stesso, danneggiando anche organi e tessuti che non sono sede dell’infezione primaria. La sepsi è un killer che uccide quattro volte più del tumore del colon, cinque volte più dell’ictus e dieci volte più dell’infarto cardiaco. E la sua incidenza è in continuo aumento. Sono 47-50 milioni nel mondo – secondo le stime – le persone che ogni anno sviluppano una sepsi, con almeno 11 milioni di decessi.

“La sepsi rappresenta una condizione clinica frequente, di difficile gestione e tempo-dipendente. L’incidenza è a tutt’oggi in continuo aumento – sottolinea Antonio Giarratano, presidente di Siaarti, Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva – Occorre dunque implementare le conoscenze sulla gestione del paziente partendo proprio dalla popolazione stessa, arrivando poi agli operatori sanitari, prevedendo una formazione specifica sui nuovi strumenti a disposizione e sulle best practice, avvalendosi anche del prezioso supporto del comparto delle aziende private”.

Comunicare, informare, formare: tre le parole chiave emerse nel corso dei lavori della tavola rotonda istituzionale, sponsorizzata da Becton Dickinson, che ha visto la partecipazione di rappresentanti delle Società scientifiche e delle istituzioni con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione sull’importanza di una corretta informazione, aumentando la consapevolezza e la conoscenza della sepsi, la causa di morte più prevenibile a livello globale.

“Occorre far comprendere alla popolazione perché è importante una corretta informazione delle sepsi. Molto spesso siamo proprio noi i primi attori di una diagnosi precoce”, ha evidenziato Pierluigi Spada dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Proprio per contrastare la sepsi parte una una nuova campagna divulgativa ad hoc: ‘La Sepsi: quando le infezioni generano un impatto anche sulla medicina sociale’. “Gli strumenti tecnologici che abbiamo a disposizione oggi offrono la possibilità di identificare il microrganismo nel più breve tempo possibile e dunque fornire una risposta rapida. Il Pnrr giocherà un ruolo fondamentale per implementare la formazione specifica del personale e per la creazione di una vera e propria cultura della sepsi a livello territoriale che coinvolga tutti”, ha detto Stefania Stefani, presidente di Sim, Società Italiana di Microbiologia.

E’ stato anche realizzato un cortometraggio per rappresentare, con poche e semplici immagini, l’importanza del tema e di quanto esso incida, ancora oggi, nella vita di ciascuno di noi.

Per la rapidità di risposta alla sepsi, centrale è anche il ruolo dei laboratori e della microbiologia: oggi sono disponibili metodiche di microbiologia rapida (“fast microbiology”), che accorciano notevolmente i tempi della diagnosi e che consentono di identificare i batteri ancor prima dell’esito dell’emocoltura, verificando se siano portatori di resistenza nei confronti degli antibiotici di maggiore impiego. Informazione, quest’ultima, estremamente preziosa perché, in attesa dell’antibiogramma, consente di definire la corretta e personalizzata terapia antibiotica, la cui precocità è determinante per la prognosi.

“La microbiologia – ha detto Pierangelo Clerici, presidente di Amcli, Associazione Microbiologi Clinici Italiani – riveste un ruolo fondamentale in tutto il processo di gestione della sepsi, in particolare per quanto riguarda lo screening dei pazienti, la diagnosi e la terapia antibiotica. Oggi, tra le difficoltà che stiamo riscontrando, c’è quella legata alla carenza del personale e ciò determina un problema strutturale che non ci permette di fornire il servizio al meglio”.

La prevenzione delle infezioni è fondamentale per limitare il rischio di sepsi, ed è altrettanto fondamentale aumentare la consapevolezza non solo del personale sanitario ma anche della popolazione, dato che la gran parte dei casi ha origine comunitaria e può essere intercettata a casa o in pronto soccorso.

“La corretta diagnosi della sepsi rappresenta una vera urgenza-emergenza nei laboratori – ha dichiarato Daniela Pasero, responsabile della Sezione “Infezione e Sepsi” del Board di Siaarti – Una diagnostica rapida dipende anche da una efficiente organizzazione del percorso terapeutico: ciascuna azienda ospedaliera deve avere un percorso strutturato e ben definito, con protocolli aggiornati e personale formato”.

Dal canto suo il professore della Cattolica Stefano Vella, ha posto l’attenzione sul ruolo della cittadinanza come primo caregiver: “Il contributo che può dare ogni singolo cittadino, considerato il primo caregiver, specialmente in termini di prevenzione, può rivelarsi fondamentale nella gestione tempestiva delle infezioni ospedaliere”.

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