Il microbiota finisce ancora una volta sotto il microscopio dei ricercatori. I batteri che popolano il nostro intestino sembrerebbero infatti responsabili di un aumento del rischio di malattie cardiovascolari come infarto e ictus.
A mettere in luce il sorprendente legame tra cuore e intestino è una ricerca della Sapienza, pubblicata su Nature Reviews Cardiology. Ma cosa hanno scoperto gli scienziati? Una endotossina dei batteri intestinali è stata trovata nelle arterie dei pazienti che hanno avuto l’infarto.
Si tratta del Lipopolisaccaride, una endotossina della parete dei batteri intestinali, che può raggiungere i vasi arteriosi provocando infiammazione e trombosi. Le ricerche effettuate da un team della Sapienza, sono state coordinate dal professore emerito Francesco Violi e costituiscono un passo avanti nella conoscenza dei fattori che infiammano le arterie e favoriscono l’insorgenza dell’infarto.
Ma cosa hanno scoperto i ricercatori? Per motivi legati a un disturbo funzionale della parete intestinale, la lipopolissaccaride (Lps) può attraversare la parete stessa e raggiungere le arterie, favorendone l’infiammazione fino alla trombosi. Le analisi hanno dimostrato che questa sostanza è presente nelle arterie carotidee affette da grave danno aterosclerotico in soggetti ad alto rischio di ictus, e nei trombi prelevati dalle coronarie di pazienti che erano andati incontro a un infarto del miocardio.
Non solo: dalla ricerca arriva anche un nuovo sistema per riconoscere i soggetti vulnerabili. In più di 900 pazienti a rischio di eventi cardiovascolari, i ricercatori hanno stabilito che la misurazione nel sangue di Lps permetteva di individuare chi era a maggior rischio di infarto e di ictus, fornendo un nuovo strumento per studiare l’arteriosclerosi e le sue gravi complicanze cardiovascolari.
Insomma, l’intestino – e il microbiota che vi abita – è tra i fattori di rischio cardiovascolari e abbassando la permeabilità intestinale sembra possibile ridurre il pericolo di malattie cardiovascolari.
Il peso della dieta
Ma in che modo aumenta la permeabilità intestinale? I ricercatori evidenziano il ‘peso’ di una dieta particolarmente grassa, l’alcool, l’uso prolungato di anti-infiammatori, le infezioni e l’infiammazione sistemica, nonché l’età avanzata.
“I rimedi futuri – spiega Francesco Violi – sono da ricercarsi innanzitutto in una adeguata profilassi, favorendo la dieta mediterranea e riducendo l’assunzione di alcol. Alcuni nutrienti come legumi ed olio extra vergine di oliva – precisa Violi – hanno un effetto protettivo in quanto aumentano le specie batteriche “buone” e la permeabilità intestinale”.
Verso nuove terapie
I principali sviluppi di queste ricerche si muovono in due direzioni, dicono dalla Sapienza, la pubblicazione a breve dei risultati di un antibiotico intestinale locale, attualmente in sperimentazione, e gli studi sulle potenziali modalità di detossificazione della Lps.
“L’auspicio è che le ricerche future possano esplorare quindi sia la possibilità di agire sul microbiota per ridurre la patogenicità dell’Lps, sia approfondire tramite l’ingegneria genetica delle strategie per neutralizzarla – conclude Violi – quando ha già attraversato la parete intestinale”.