Sanità, perché medici e veterinari si mobilitano

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Dopo l’innegabile impegno in pandemia che è costato anche la vita a troppi medici e operatori sanitari, i nodi venuti al pettine non si sono sciolti. A mostrarlo chiaramente anche l’ultima crisi dei pronto soccorso, spia di un malessere cronico e non (stavolta) legato a Covid-19.

Così i camici bianchi italiani sembrano aver perso la pazienza: è infatti arrivato l’annuncio – alla Conferenza delle Regioni e delle province autonome ed al Governo e al ministro che verrà – dell’avvio di una mobilitazione in difesa della sanità pubblica, ma anche del ruolo stesso degli operatori, messi a dura prova dalle condizioni in cui sono costretti, ormai da troppo tempo, a operare.

La Federazione nazionale degli ordini dei medici Fnomceo e le organizzazioni sindacali dei medici dipendenti e convenzionati, dei veterinari, dei dirigenti sanitari, dei medici in formazione si uniscono nella protesta. Ma quali sono le ragioni della mobilitazione?

Nel mirino, il ridimensionamento dell’intervento pubblico, la china avviata verso la privatizzazione, la carenza strutturale di personale, dipendente e convenzionato, il peggioramento delle condizioni di lavoro con le fughe conseguenti, il trionfo della burocrazia e della “medicina di carta”. Tutti elementi che, sostengono i ‘camici bianchi’, mettono a rischio la sopravvivenza stessa del servizio sanitario.

A scottare, anche il fatto che in campagna elettorale nessun partito abbia fatto del Ssn un tema centrale della propria proposta politica, “limitandosi ad interventi frammentari e promesse fantasiose. Il fatto è che della sanità la politica poco sa e poco si cura di sapere, preferendo ignorare la realtà critica delle cose”.

Non sono poche le emergenze della sanità italiana, con le quali medici e cittadini sono costretto ogni giorno a fare i conti. “Emergenze che stentano, però, a comparire tra gli interventi prioritari promessi dai partiti politici nella campagna elettorale, mentre si acuisce la crisi del carattere unitario del servizio sanitario, la cui disarticolazione comporta una perdita complessiva di coesione sociale affidando la qualità e la sicurezza delle cure al codice di avviamento postale”, accusano sindacati e Fnomceo.

Il tumore è chiaro. “La ricostruzione economica e sociale non deve fare slittare in basso nell’agenda delle priorità, tra inflazione, crisi energetica e guerra in Europa, la sanità pubblica, solidale e universalistica, che produce e non consuma ricchezza, considerandola un oneroso capitolo di spesa”.

Parlare di sanità significa parlare anche di lavoro in sanità e quindi di capitale umano. “È innegabile l’attuale crisi della professione medica”, sostengono i camici bianchi, stretta tra cambiamento demografico e legittime necessità di genere, restrizione di risorse economiche, ossessione del controllo da parte del management sanitario, trasformazione del “paziente” in “cliente””.

Salute e capitale umano sono due capisaldi da difendere e da rendere più solidi con risorse adeguate e progetti coerenti. “Al centro delle nostre iniziative sono il diritto alla salute dei cittadini, il valore del nostro lavoro, e la richiesta alla Conferenza delle regioni che c’è e al prossimo Governo di risposte, a partire dalla legge di bilanci”, scrivono i medici italiani.

Nel mirino la “perdurante latitanza di contratti e convenzioni (con l’incoerenza di avere già un Atto di indirizzo per la Convenzione 2019-2021 per la specialistica ambulatoriale e non ancora per la medicina generale e la pediatria di libera scelta e come manca anche l’Atto di indirizzo del CCNL 2019-2021 per la dipendenza), con gravi danni organizzativi, economici e previdenziali; i livelli retributivi non coerenti con la gravosità e rischiosità del lavoro;
le assunzioni necessarie a far fronte all’esodo in corso, e a migliorare le condizioni di lavoro nelle strutture sanitarie, ospedaliere e territoriali; il recupero di ruolo sociale e professionale;
un impegno a evitare lo smantellamento del Ssn, in atto da oltre 10 anni, le diseguaglianze conseguenti, la privatizzazione della più grande infrastruttura civile e sociale costruita dal nostro Paese”.

Non si salva il sistema delle cure senza o contro chi quelle cure è chiamato a garantire, chiosano le organizzazioni Anaao Assomed – Federazione Cimo-Fesmed (Anpo-Ascoti-Cimo-Fesmed) – Aaroi-Emac – Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr) – Fp Cgil Medici E Dirigenti Ssn – Fvm Federazione Veterinari E Medici – Uil Fpl Coordinamento Nazionale Delle Aree Contrattuali Medica, Veterinaria Sanitaria – Cisl Medici – Fimmg – Sumai – Fimp – Fnomceo.

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