Export, le potenzialità dell’Italia (anche nel Biotech)

Gli stati generali dell'export
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Il made in Italy è ricco di gioielli, in settore forse un po’ sottovalutati in patria ma che il mondo ci invidia. E’ il caso di biotech ed healthcare.

Gli Stati generali dell’export, che si sono conclusi a Ravenna, “sono stati l’occasione per un chek up sul grado di attrattività del nostro Paese all’estero e per ragionare sui punti di forza di un settore che rappresenta un elemento trainante della nostra economia”. Lo ha detto Antonio Graziano, Ceo di Hbw-Rigenera e animatore del panel dedicato all’healthcare nel corso della due giorni romagnola che ha visto protagonisti Massimo Petrone (vicepresidente Petrone Group), Antonio Giordano (presidente Shro foundation), Marco Barbierato (managing director Eurofins Genoma group), Giovanni Baglio (Agenas) e Marco Gubitosi (Legance associati).

“L’evento ha richiamato alcuni dei grandi nomi dell’imprenditoria nazionale come Marzotto, Benetton e Teodorani Fabbri oltre ad affermati professionisti, scienziati di fama e capitani d’industria che credono nelle potenzialità dell’export italiano – ha aggiunto Graziano tracciando un bilancio dell’iniziativa – e nella capacità della nostra nazione di poter diventare leader in Europa e nel mondo”.

Questo è un momento cruciale per il Paese. E gli imprenditori ne sono consapevoli. “Non sono mancati i momenti di confronto e di analisi critica – prosegue Graziano – che hanno arricchito il dibattito, soprattutto sul fronte degli sviluppi del comparto biotech. Il tema della sicurezza della health biotechnology d’importazione è colpevolmente sottovalutato in Italia, considerato alla stregua di un tema di nicchia che interessa solo gli specialisti e pochi altri”.

“Basterebbe pensare, infatti, ai prodotti scadenti che, durante la fase più acuta della pandemia, hanno invaso il nostro mercato, creando enormi problemi i cui effetti ancor oggi leggiamo nelle cronache giudiziarie. In realtà, la questione dirimente è la certificazione di qualità come sistema di salvaguardia della salute dei cittadini di qualsiasi nazionalità”.

Secondo Graziano “serve una organizzazione internazionale di tutela e garanzia” in grado di poter proteggere il mercato e i consumatori da prodotti realizzati in Paesi dove i protocolli di sicurezza “sono sensibilmente inferiori a quelli vigenti in Europa e più in generale nel mondo occidentale”.

“Servirebbe adottare il modello Iata, l’Associazione internazionale delle compagnie aeree che detta le norme per le compagnie. Senza distinzioni di sorta o di sudditanza nei confronti di nessuno. Oppure – conclude Graziano – un altro modello potrebbe essere l’Agenzia per l’energia nucleare. È necessario, insomma, un ente che accentri a sé le modalità e le procedure di controllo delle biotecnologie a livello mondiale“.

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