Se il tumore fa perdere peso/VIDEO

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Sembra un tema apparentemente secondario, ma il tumore fa perdere peso: ‘consuma’ infatti circa 300-500 calorie al giorno (e da 15-20 grammi di proteine al giorno). Un fenomeno che, oltretutto, rischia di impattare anche sulla risposta alle terapie.

Di malnutrizione calorico-proteica si parlerà del 5° Congresso Nazionale della SINuC (Società italiana di nutrizione clinica e metabolismo) in corso a Lecce: questo problema ha effetti negativi su tutte le malattie croniche, soprattutto su quelle oncologiche.

Quella che colpisce i malati di tumore “si chiama ‘anoressia neoplastica’ – spiega Maurizio Muscaritoli, presidente SINuCe – Rappresenta una frequente forma di anoressia, anche se è molto meno nota di quella che interessa le giovani donne. Le cellule neoplastiche infatti determinano una serie di alterazioni metaboliche che hanno conseguenze a cascata: perdita di appetito, fatigue, perdita di muscolo, di proteine e grasso”.

Come spiega a Fortune Italia Alessio Molfino, del Dipartimento di Medicina Traslazionale e di Precisione della Sapienza Università di Roma, “la perdita del desiderio di alimentarsi è molto frequente in oncologia. Colpisce pazienti affetti da vari tipi di tumore, dal polmone al pancreas, fino allo stomaco. Alla riduzione degli apporti energetici e proteici (la cosiddetta ‘ipofagia’) si aggiunge il metabolismo delle cellule cancerose che ‘sottraggono’ nutrimento all’organismo per proliferare”.

Così il paziente perde peso (oltre che preziosi nutrienti). “In alcuni studi – ha detto Molfino – è stato calcolato che il tumore sottrae dalle 300 alle 500 calorie al giorno e da 15-20 gr di proteine al giorno (Nutrition J. – 2010, 9:15). Ecco perché la perdita di peso è così repentina e anche solo un calo di peso del 5% identifica un quadro di pre-cachessia, condizione che interferisce con l’efficacia delle terapie”.

Ma come si frena la perdita di peso? “Esistono strategie per intercettare in modo precoce le problematiche nutrizionali in ambito oncologico. Il gap calorico e proteico – ha spiegato – può essere colmato con interventi di ‘counseling nutrizionale’, tra cui piani dietetici personalizzati con alimenti arricchiti. Quando questo non è sufficiente, passiamo a strategie di livello superiore tra cui l’utilizzazione per esempio di supplementi nutrizionali orali. In caso di scarsa risposta dobbiamo agire con strategie di secondo livello rappresentate dalla nutrizione artificiale, che sarà valutata caso per caso dal medico nutrizionista clinico”.

Il tumore determina una sorta di tsunami metabolico all’interno dell’organismo ed interagisce con l’ospite tramite un meccanismo chiamato ‘crosstalk’: rilascia infatti sostanze cataboliche, come activine, miostatina, TGF-beta e sostanze infiammatorie come interleuchine, citochine, TNF-alfa.

Una pioggia di molecole che raggiunge sia il sistema nervoso centrale, dove inibisce i centri dell’appetito, sia organi periferici come il muscolo scheletrico e quello cardiaco ed il tessuto adiposo, fino alla cachessia. Quest’ultima, nella sua forma più avanzata, impedisce all’organismo di rispondere ai trattamenti, non è reversibile e si associa a una prognosi sfavorevole.

“Ecco perché la malnutrizione deve essere intercettata tempestivamente e trattata – sottolinea Muscaritoli – e integrata di routine nell’insieme delle cure oncologiche. Da diversi studi sappiamo che l’approccio simultaneo di counseling nutrizionale e supplementazione migliora la sopravvivenza e riduce i costi sanitari”.

Non solo. “Gli elevati livelli di infiammazione ostacolano i benefici della terapia nutrizionale. In questo senso i Supplementi nutrizionali orali – conclude Muscaritoli – hanno mostrato effetti positivi e permettono di limitare il rischio di fragilità, complicanze e prognosi più sfavorevole sfruttando la capacità anabolica del paziente, anche se non tutti i sistemi sanitari regionali ne garantiscono la dispensabilità gratuita per i malati oncologici”.

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