Covid in Italia, la corsa dei contagi fa risalire le terapie intensive

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Autunno ‘caldo’ per Covid-19 in Italia, mentre già il pensiero corre all’inverno. I casi sono in netto aumento (+51,9% in 7 giorni) e, dopo qualche settimana, il trend dopo i reparti ordinari ha impattato sulle terapie intensive: s’inverte la curva (+21,1%), con un balzo dei ricoveri ordinari (+31,8%).

L’unica buona notizia, leggendo il monitoraggio della Fondazione Gimbe relativo alla settimana 28 settembre-4 ottobre, è quella dei decessi (-8,5%). Tutto sommato però la situazione non spinge gli italiani verso i vaccini: la 
quarta dose è ancora al palo (17,7%). Mancano all’appello 13,9 milioni di persone, e intanto l’inverno si avvicina, insieme alla possibilità di un impatto sui servizi e sull’economia del virus pandemico.

Dopo le notizie di una circolare ad hoc per gestire la stagione fredda (mai arrivata), Gimbe chiede al ministro della Salute Roberto Speranza di pubblicare subito il piano di gestione pandemica per l’autunno-inverno.

In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
Decessi: 281 (-8,5%), di cui 6 riferiti a periodi precedenti
Terapia intensiva: +27 (+21,1%)
Ricoverati con sintomi: +1.161 (+31,8%)
Isolamento domiciliare: +46.234 (+10,5%)
Nuovi casi: 244.353 (+51,9%)
Casi attualmente positivi: +47.422 (+10,7%)

“Per la terza settimana consecutiva – sottolinea il presidente Nino Cartabellotta – si registra un incremento dei nuovi casi Covid, che segnano un ulteriore balzo (+51,9%): da poco meno di 161 mila arrivano a superare quota 244 mila, con una media mobile a 7 giorni di quasi 35 mila casi al giorno”. L’aumento riguarda, anche se in maniera eterogenea, tutte le Regioni (dal +18,4% della Sardegna al +132% della Valle D’Aosta) (tabella 1) e tutte le Province tranne quella di Crotone (-2,4%): dal +9% di Cagliari al +132% di Aosta. L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 35 Province. Inoltre continuano a crescere le reinfezioni, così come i tamponi.

“Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – dopo oltre due mesi di calo si registra un’inversione di tendenza nelle terapie intensive (+21,1%), e un netto balzo (+31,8%) dei ricoveri in area medica”. In termini assoluti, i posti letto Covid in area critica, dopo aver raggiunto il minimo di 125 il 25 settembre, sono risaliti a quota a 155 il 4 ottobre; in area medica, dopo aver raggiunto il minimo di 3.293 il 24 settembre, sono arrivati a quota 4.814 il 4 ottobre.

Ma quali sono i numeri delle strutture sanitarie? Al 4 ottobre il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 7,6% in area medica (dal 3,8% della Sardegna al 23,2% della Provincia Autonoma di Bolzano) e dell’1,7% in area critica (dallo 0% di Basilicata, Molise e Valle d’Aosta al 4,6% del Friuli Venezia-Giulia). Numeri ancora gestibili, dunque. “Gli ingressi in terapia intensiva – puntualizza Mosti – dopo aver toccato la scorsa settimana il minimo dal luglio 2021, sono quasi raddoppiati con una media mobile a 7 giorni di 21 ingressi/die vs 11 ingressi/die”.

Cosa sta accadendo? E cosa succederà nelle prossime settimane? “La netta ripresa della circolazione virale – evidenzia Nino Cartabellotta – coinvolge l’intero territorio nazionale e sta già facendo sentire i suoi effetti sui ricoveri in area medica e, in misura minore, in terapia intensiva. All’inizio di questa nuova ondata la preoccupazione è forte per vari fattori: la campagna vaccinale è sostanzialmente ferma, la copertura della quarta dose per anziani e fragili non decolla, la stagione influenzale è in arrivo e sui mezzi pubblici si è detto addio all’obbligo di mascherina. Ma ancor di più inquieta l’assenza di un piano di preparazione per la stagione autunno-inverno, più volte invocato dalla Fondazione Gimbe: la circolare del ministero della Salute con le indicazioni per la gestione dell’epidemia di Sars-CoV-2, che pareva di imminente pubblicazione, è stata ingiustificatamente bloccata – afferma Cartabellotta – dimostrando che in questa fase di transizione istituzionale l’opportunismo politico prevale sulla tutela della salute pubblica”.

Insomma, per Fondazione Gimbe non c’è tempo da perdere: la pandemia non è stata archiviata, e in mancanza di interventi l’impatto anche questo inverno rischia di essere pesante in particolare per i soggetti più fragili. Ma non solo: anche l’impatto sui servizi potrebbe essere impegnativo. Ecco perché ignorare l’andamento della pandemia potrebbe rivelarsi un boomerang. 

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