Preferiscono gli ospedali pubblici (più spesso strutture con un alto volume di parti), nella maggioranza dei casi lavorano e nel 42% hanno una scolarità medio-alta, partoriscono il primo figlio dopo i 31 anni – in media l’età delle madri nel 2021 era di 33 anni – e vogliono il neo papà accanto al momento di dare alla luce un figlio.
L’identikit della natalità in Italia arriva dalle 93 pagine del report annuale del ministero della Salute sul Certificato di assistenza al parto (Cedap), relativo al 2021 – il secondo anno di Covid – realizzato analizzando i dati su 364 punti nascita.
Scopriamo così che il parto in casa resta la scelta di una minoranza, ma anche che circa il 19,9% dei parti è relativo a madri di cittadinanza non italiana, un fenomeno più comune al Centro-Nord, dove più del 26% dei parti avviene da donne di origine straniera (in particolare, in Emilia Romagna, Liguria e Marche).
Un figlio dopo i 30 anni
L’età media delle madri è di 33,1 anni per le italiane mentre scende a 31 anni per le
cittadine straniere. I valori mediani sono invece di 33,7 anni per le italiane e 31,5 anni per le straniere. L’età media al primo figlio è per le donne italiane, quasi in tutte le Regioni, superiore a 31 anni, con variazioni sensibili tra le regioni del Nord e quelle del Sud. Un fenomeno che sta ‘contagiando’ anche le donne straniere: il primo figlio ormai in media arriva a 29,2 anni.
Maggiori differenze, invece, in termini di scolarità. Se per il 42,4% delle italiane è medio alta, il 23,4% medio bassa e il 34,2% ha conseguito la laurea, fra le straniere prevale invece una scolarità medio bassa (42,4%).
E ancora, il 57,7% delle madri ha un’occupazione, il 25,8% è casalinga e il 16,5% disoccupata o in
cerca di prima occupazione. Nel caso delle mamme straniere, la maggioranza (51,4%) lavora in casa.
Natalità e differenze sul territorio
In 2,9 gravidanze ogni 100, le donne hanno fatto ricorso alla fecondazione assistita. Il tasso di natalità varia da 5,2 nati per mille donne in eta’ fertile in Sardegna a 9,7 nella Provincia Autonoma di Bolzano rispetto a una media nazionale del 6,8.
Le Regioni del Centro presentano tutte un tasso di natalità con valori inferiori alla media nazionale. Al Sud, invece, i tassi di natalità più elevati restano quelli di Campania, Calabria e Sicilia, aree che continuano a registrare valori superiori alla media nazionale.
Se l’Italia sta vivendo ormai da anni un drammatico inverno demografico. E non a caso secondo il report la fecondità e’ in leggera diminuzione rispetto agli anni precedenti: nel 2021 il numero medio di figli per donna e’ pari a 1,25 (contro 1,46 del 2010).
I livelli più elevati di fecondità nel Settentrione si registrano nelle Province Autonome di Trento e Bolzano e nel Mezzogiorno in Campania e Sicilia. Le aree in assoluto meno prolifiche sono invece Sardegna e Molise.
La mortalità infantile
Il tasso che misura la mortalità nel primo anno di vita e’ pari nel 2018 a 2,88 bambini ogni mille nati vivi. Negli ultimi 10 anni questo dato ha continuato a diminuire su tutto il territorio italiano, anche se di recente si assiste a un rallentamento del trend. Permangono, inoltre, notevoli differenze territoriali. Il tasso di mortalità neonatale rappresenta la mortalità entro il primo mese di vita e contribuisce per oltre il 70% alla mortalita’ infantile. I decessi nel primo mese di vita, ricordano gli autori, sono dovuti principalmente alle condizioni della gravidanza e del parto o a malformazioni congenite del bambino.
I neo papà e i dati sui cesarei
La donna ha accanto a sé al momento del parto (esclusi i cesarei) nel 95,4% dei casi il padre del bambino, nel 3,4% un familiare e nell’1,2% un’altra persona di fiducia.
Infine il report segnala ancora una volta il ricorso eccessivo al bisturi nel nostro Paese. Nel 2021 il 31,2% dei parti è avvenuto con taglio cesareo, con notevoli differenze regionali. Un approccio più comune nelle case di cura accreditate: qui il 44,6% dei parti è cesareo contro il 29,5% negli ospedali pubblici.
