Farfalle nello stomaco? Ecco cosa accade davvero

farfalle nello stomaco
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Sentirsi le farfalle nello stomaco non è solo un modo di dire. A scoprire cosa accade, davvero, in queste occasioni è uno studio italiano, coordinato dal Dipartimento di Psicologia della Sapienza e dal laboratorio IIT Neuroscience and Society. Il lavoro ha gettato nuova luce sul cosiddetto ‘cervello addominale’, che proprio come quello racchiuso nella scatola cranica produce sostanze, come la serotonina e dopamina, in grado di influenzare i nostri stati d’animo.

Quando siamo innamorati, o in ansia, si scatena una tempesta nel nostro stomaco? Non è un caso o una coincidenza. Ma per capire davvero cosa accade il team ha utilizzato delle pillole intelligenti dotate di un termometro, un manometro e un sensore di acidità miniaturizzati, da ingerire come normali compresse. Così si è scoperta la correlazione tra lo stato fisiologico dell’apparato gastrointestinale e la consapevolezza del proprio corpo.

Lo studio, pubblicato su iScience, ha evidenziato che gli organi più profondi del nostro corpo, come quelli appartenenti al tratto gastrointestinale, sono gli unici in grado, attraverso segnali mandati ai nervi periferici, di captare sempre tutto ciò che ci circonda.

“Il problema – afferma Salvatore Maria Aglioti, professore alla Sapienza e Ricercatore Senior presso IIT – è che una cosa è studiare il ruolo dell’attività cardiaca o respiratoria nella consapevolezza corporea, come abbiamo fatto in precedenza, una cosa è studiare l’attività del tratto gastrointestinale. Stomaco e intestino sono organi profondi e contorti, che normalmente vengono indagati per mezzo di sonde molto invasive: chiunque abbia fatto una gastroscopia o una colonscopia lo sa per esperienza”.

Per superare ogni ostacolo, il team ha pensato di utilizzare questo pillole ‘smart’, una sorta di sensori ingeribili dotati di un termometro, un manometro e un sensore di acidità miniaturizzati. Attraverso questi dispositivi gli scienziati sono stati in grado di registrare a intervalli regolari, temperatura, pressione e acidità gastrointestinale. I dati una volta raccolti venivano trasmessi a una ricetrasmittente esterna, il tutto collegato senza fili.

Nell’esperimento i partecipanti dovevano ingerire una di queste pillole intelligenti e, mediante un visore 3D, osservare un corpo virtuale. L’avatar poteva presentarsi in due situazioni differenti: nella prima aveva un aspetto simile al paziente, si trovava nella sua stessa posizione e respirava come lui; nella seconda situazione  il personaggio era differente dal partecipante.

Alla fine di questa esperienza, il paziente doveva descrivere quanto si sentiva “incorporato” al corpo virtuale appena mostrato. La procedura doveva essere ripetuta tre volte, a seconda della posizione della pillola furba: la prima in prossimità dello stomaco, la seconda dell’intestino tenue e l’ultima nell’intestino crasso.

“Si tratta di uno studio all’avanguardia – sottolinea il primo autore Alessandro Monti – che ha permesso ai ricercatori di capire come consapevolezza e attività del tratto gastrointestinale siano collegate tra di loro. Infatti, quando presentiamo una forte consapevolezza del nostro corpo, i nostri organi interni si presentano più attivi rispetto a quando questa sensazione viene a mancare”.

La scoperta ha implicazioni per una serie di condizioni patologiche, come rilevano Giuseppina Porciello e Maria Serena Panasiti, neuroscienziate cliniche e co-autrici dello studio. Potrà ad esempio servire ai ricercatori per capire se è vero che i segnali del tratto gastrointestinale hanno un ruolo cruciale nei disturbi alimentari e in quelli di depersonalizzazione e derealizzazione.

Non solo, tramite la metodologia delle pillole ‘furbe’ si potrà capire se la fisiologia del tratto gastrointestinale possa interferire sulle emozioni e addirittura sul ragionamento morale dell’individuo.

Dopo le farfalle, scopriamo che il ‘secondo cervello’ ospitato dal nostro stomaco ha davvero ancora molto da raccontarci.

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