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L’inverno demografico e l’effetto pandemia, l’appello della Pma

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Dalle famiglie numerose delgi anni ’50 e ’60 siamo passati ai figli unici e quindi al lungo inverno demografico. Una situazione, quella della natalità in Italia, che ha risentito anche della pandemia da Covid-19. Specie se guardiamo alle coppie con problei di infertilità.

Un appello al Governo a sostenere i servizi di procreazione medicalmente assistita (Pma) in Italia come strumento per aiutare il Paese a uscire dall’inverno demografico, riaprendo il capitolo sulle tariffe dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) – bloccate dalla scorsa legislatura – arriva dalla Società italiana di Fertilità e Sterilità-Medicina della riproduzione (Sifes-MR), riunita per il suo congresso annuale a Roma dal 10 al 12 novembre.

Secondo la relazione al Parlamento del ministero della Salute sulla Legge 40 del 2004 in materia di Procreazione medicalmente assistita (Pma), dal 2019 al 2020, per effetto della pandemia Covid-19, si è osservata una diminuzione del ricorso alla medicina della riproduzione: le coppie trattate sono scese da oltre 78.000 a 65.000, i cicli effettuati sono passati da 99.000 a 80.000 (-19%) e i bambini nati vivi sono passati da oltre 14.00 a 11.000 (-20%).

“La grande incertezza sociale legata a questo delicatissimo periodo storico – sottolinea il presidente Sifes-MR, Filippo Maria Ubaldi – è uno dei motivi per cui in Italia le coppie cercano una gravidanza sempre più tardi: dal 2010 a oggi l’età media al parto delle donne è salita da 31,1 a oltre 33 anni ed è stato costante anche l’aumento dell’età della donna all’inizio della ricerca di un figlio”.

Proprio l’età materna avanzata è “la principale causa di infertilità. Quando la necessità è quella di cercare una gravidanza più sicura e più rapidamente, perché l’età avanza e i tentativi spontanei non raggiungono i risultati sperati, si deve riconoscere l’importante ruolo della Pma, ma soprattutto diffondere la corretta informazione su questo tema e assicurare l’accesso ai centri specializzati in tutta Italia”.

“L’Italia – ha detto Luca Mencaglia, coordinatore del Tavolo tecnico per la ricerca e la formazione nella prevenzione e cura dell’infertilità istituito presso il ministero della Salute e presidente della Fondazione Pma, – si trova nella morsa di una drammatica riduzione delle nascite e l’apporto della Pma potrebbe essere molto maggiore se si dedicassero a questa disciplina più fondi. Pur avendo dato vita a un tavolo tecnico ad hoc, che potesse analizzare e risolvere i problemi relativi al mondo della fecondazione assistita e al quale abbiamo partecipato con entusiasmo, e nonostante il Governo precedente abbia stanziato 234 milioni di euro per la tariffazione dei Lea introdotti nel 2017, il Decreto tariffe è rimasto arenato”. Proprio come “le misure che avevamo proposto per facilitare la donazione di gameti anche nel nostro Paese. Occorre un’azione decisa per invertire la rotta e venire incontro alle esigenze delle coppie con problemi di infertilità, costrette ancora oggi a spostarsi in altre Regioni o all’estero per tentare di raggiungere l’obiettivo di avere un figlio”.

Il percorso per arrivare a un figlio con l’aiuto della scienza non è uniforme in tutta Italia. Se non ci sarà un intervento da parte del nuovo Governo, “queste coppie – prosegue Ubaldi – continueranno a essere discriminate in base al luogo dove vivono, e le strutture proseguiranno a erogare servizi a macchia di leopardo, con tutte le disuguaglianze che ne conseguono: una miopia tutta italiana”.

Ma a che punto siamo sul fronte tariffe? “Si è arrivati alla definizione di costi ragionevoli per prestazioni anche molto avanzate – ha rilevato Mencaglia – predisponendo l’introduzione nei Lea di nuove prestazioni con relative tariffe finora completamente ignorate come la diagnosi genetica preimpianto e il congelamento e scongelamento di gameti ed embrioni. L’obiettivo era per tutti quello di ottenere un sistema omogeneo e funzionale anche alla ripresa delle nascite in Italia. Al momento, però, la speranza che qualcosa possa cambiare è sfumata”.

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