Sanità passione di famiglia, intervista a Maria Laura Garofalo (Ghc)

Maria Laura Garofalo
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La sanità privata nel nostro Paese è, spesso, una questione di famiglia. Pensiamo a gruppi con radici nel secolo scorso, nati dalla visione di un fondatore che spesso era anche medico, e cresciuti con al timone esponenti della famiglia. Fra le figure di spicco del gruppo di aziende note come  le ‘sette sorelle’ della sanità privata (ma ormai sono di più), c’è una donna: Maria Laura Garofalo, Cavaliere del lavoro nonché amministratore delegato del Gruppo GHC (Garofalo Health Care)

Un gruppo con una storia particolare: nato a Roma grazie all’intuito di un celebre chirurgo, Raffaele Garofalo (classe 1921), negli anni si è ampliato e quotato in Borsa, concentrandosi sulle “regioni virtuose”, quelle con i conti in ordine. Oggi “punta a crescere ancora e a diventare sempre più green. GHC vanta infatti 28 strutture sanitarie d’eccellenza, situate tra Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana e Lazio, che presto diventeranno 29”, afferma Garofalo a Fortune Italia, tracciando un bilancio della situazione post-Covid del gruppo, forte dei risultati del terzo trimestre.

I numeri e la pandemia

Numeri “caratterizzati da una crescita significativa del fatturato e da una grande capacità di contenere i costi, come evidenziato da una marginalità nei nove mesi del 17,9% che, al netto del fenomeno dei costi dell’energia, sarebbe stata pari addirittura al 19,1%. Tra gli elementi di soddisfazione – aggiunge – segnalo anche il nostro rigoroso equilibrio finanziario e la grande capacità di generazione di cassa, che ci hanno consentito anche quest’anno di proseguire nel nostro percorso di crescita per linee esterne acquisendo una struttura di grande rilievo come GVDR in Veneto, operazione che finalizzeremo entro la fine dell’anno e che siamo certi apporterà ulteriore valore al Gruppo a partire dal prossimo esercizio”.

Vediamoli allora, questi numeri. Al 30 settembre 2022 i ricavi consolidati di GHC sono pari a 236,6 milioni di euro. Una crescita importante, grazie all’incremento dell’attività verso i pazienti privati quelli fuori regione.

“Il 2020 è stato una fase critica: come tutti siamo stati pesantemente colpiti dalla sospensione delle attività ordinarie per Covid-19. Un importante rallentamento c’è stato fino all’estate, mentre poi siamo ripartiti, anche con l’apertura di reparti Covid in tempi record. Da parte della sanità privata c’è stata una importante collaborazione con la sanità regionale. Certo, c’è stata anche una riduzione dei pazienti extra-regionali, e un allungamento delle liste d’attesa”, riflette. Ma il gruppo ha tenuto, imparando a gestire Covid-19 in modo efficiente. “Così nel 2021 abbiamo avuto prestazioni al di sopra delle aspettative”.

La crisi dell’energia

Poi è arrivata la guerra in Ucraina, con la crisi dell’energia. “Il costo rispetto all’anno scorso è raddoppiato. Ma noi non siamo un’azienda energivora: il 2,5% del nostro fatturato è occupato dai costi dell’energia. Certo, abbiamo sentito fortemente l’aumento nel terzo trimestre, ma i prezzi hanno iniziato a scendere da ottobre, quindi ci aspettiamo un miglioramento. In più noi siamo impegnati in un progetto di efficientamento energetico, forte anche di un contratto unico per le varie strutture. Abbiamo anche messo a budget per il 2023 circa 8 mln di euro per il passaggio dal gas all’energia elettrica. Diventeremo sempre più green e investiremo molto su questo aspetto. Per me sostenibilità non è solo uno slogan, ma una chiave per creare valore tenendo il paziente al centro del sistema”. E per il 2023, anticipa Garofalo, “pensiamo di crescere ancora: è il nostro obiettivo, che pensiamo di portare avanti grazie a una gestione molto oculata dal punto di vista finanziario e alla scelta di target mirati”.

La storia di famiglia

Lady sanità guarda avanti, ma non dimentica le radici di un gruppo “nato dalla passione e dal coraggio di mio padre Raffaele“. Negli anni ’50 il chirurgo, assieme ai suoi due fratelli Antonio e Mario, anch’essi medici, avvia un percorso imprenditoriale con l’acquisizione di importanti strutture sanitarie nel Lazio. Un percorso che raggiunge il suo culmine a fine anni ’90, quando proprio assieme a Maria Laura, Raffaele Garofalo percorre la strada della diversificazione, acquisendo alcune strutture sanitarie nel Nord Italia.

“Le origini sono le nostre fondamenta. Mio padre era certo che avrei fatto il medico – confida l’avvocato Maria Laura Garofalo – l’ho stupito scegliendo Legge e facendo il mio percorso, con un master in materie economiche. Ogni tanto mi chiedo cosa penserebbe guardando quello che siamo diventati e penso che sarebbe molto contento e orgoglioso. Mio padre era un combattente nato – ricorda la manager – e, quando per motivi di età ha iniziato a ridurre la sua attività professionale, ha iniziato con me a fare le prime acquisizioni. Era entusiasta, condividevamo questa operazione con passione e penso, spero, che dall’alto sia riuscito a vedere quello che abbiamo fatto”.

Un rapporto speciale, come mostra anche un aneddoto. “Quando dovevamo quotarci, nel 2018, siamo capitati in un periodo difficile, lo spread era a valori altissimi e in molti mi dicevano di lasciar perdere. In quella fase ho avuto momenti di sconforto e ho pensato di rinunciare. Ebbene, alla fine di una lunga giornata mio marito mi manda un messaggio: ‘Alzati, mettiti quei baffetti (mio padre aveva i baffi) e vieni a Milano, perchè lui non avrebbe mai lasciato un paziente sul tavolo’. Ecco, mio padre anche in questo caso ha svolto un ruolo”.

Un legame che resiste, anche nei nomi delle strutture che entrano nel gruppo. “Nel 2021 – ricorda Maria Lauda Garofalo – papà avrebbe compiuto 100 anni. Quando guardo al percorso di GHC penso sempre a lui, ma anche a mia madre: abbiamo di recente inaugurato una Rsa a Genova che abbiamo chiamato Villa Fernanda, mentre abbiamo in Piemonte l’Istituto Raffaele Garofalo”. 

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