Abusi per 9% under 18, corsi per pediatri e genitori sui segnali ‘spia’

abuso infanzia
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Un cambiamento improvviso del ritmo del sonno o delle abitudini alimentari, la comparsa di enuresi notturna, un’aggressività che prima non c’era oppure la tendenza a isolarsi, incubi frequenti o ancora un calo del rendimento scolastico. Sono numerosi, ma anche aspecifici, i segnali ‘spia’ di un maltrattamento su un bambino o un adolescente.

Fenomeni drammaticamente diffusi, se si pensa che in Italia ci sono circa 9 milioni di minori e di questi il 9% subisce una qualche forma di abuso, nell’85% dei casi di tipo psicologico, nel 10% fisico e nel 3% sessuale. Dati, dicono gli esperti, ulteriormente aggravati con la pandemia.

Ad analizzare quella che è stata ribattezzata l”infanzia bruciata’ sono stati medici, psicologi, pedagogisti, educatori, forze dell’ordine, magistrati e altre figure a contatto con gli adolescenti, coinvolti in un gruppo di lavoro promosso dal Think Tank “On Radar” della Fondazione Internazionale Menarini, con l’obiettivo di mettere in moto cambiamenti reali in tema di disagio minorile. Un fenomeno in drammatica crescita, quello dell’infanzia bruciata, che oggi si declina anche sul web e i cui rischi – hanno detto gli esperti intervenuti in un incontro ieri sera a Roma – sono ignorati da bambini e ragazzi e sottostimati dai genitori.

Un radar sulla società, Scaccabarozzi guida il Think tank Menarini

Le storie di cronaca ci raccontano di adolescenti vittime di sexting o ricatti via web, giovanissimi bulli e altrettanto giovani vittime, genitori spesso ignari o inconsapevoli. Ecco allora che è fondamentale la formazione, rivolta non solo ai genitori ma anche ai pediatri e agli insegnanti, ‘sentinelle’ in grado di rilevare precocemente – se opportunamente istruite – i segnali di un disagio.

“Abbiamo deciso di analizzare il fenomeno dei bambini abusati anche dai bambini, della violenza digitale, dell’impatto della pandemia, che ha alimentato l’isolamento sociale, e dei ragazzi delle periferie”, ha spiegato Massimo Scaccabarozzi, direttore del Think Tank On Radar. Sono state coinvolte 28 figure autorevoli, che si sono confrontate su 4 temi: isolamento sociale, abusi fisici e psicologici, periferia e povertà e violenza digitale.

Le strategie

Dal confronto sono emerse delle strategie concrete di contrasto e prevenzione. “La creazione di una rete di competenze, che includa tutti gli adulti che vengono a contatto con bambini e adolescenti, rappresenta lo strumento più idoneo per costruire un percorso formativo finalizzato ad accompagnarli nella crescita fino a renderli cittadini consapevoli, protagonisti della propria vita, delle proprie scelte e dei propri sogni. Nel progetto – ha spiegato Scaccabarozzi – sono previste una serie di iniziative formative ed educative per aiutare il minore a distinguere, ad esempio, il confine tra un complimento innocente e apprezzamenti e atteggiamenti discriminatori o a sfondo sessuale”.

Un momento dell’incontro degli esperti promosso da On Radar

“Un abuso nell’infanzia provoca a livello organico, biologico e metabolico trasformazioni che sono analoghe a quelle dei bimbi che hanno subito abusi sessuali – ha sottolineato Pietro Ferrara, ordinario di Pediatria del Campus Bio-Medico di Roma – E’ davvero importante insegnare anche ai pediatri a individuare i potenziali indicatori di disagio del minore nella redazione del bilancio di salute. Ecco perchè stiamo lavorando con le Scuole di specializzazione in Pediatria in un progetto di formazione che ne coinvolgerà 100 su tutto il territorio italiano”.

Non solo: “Il bambino è rimasto all’ombra del diritto, che non si muove alla stessa velocità di medicina e tecnologia”, ha lamentato Ferrara. Tra le proposte, anche la creazione di un Osservatorio permanente sugli abusi presso gli Organi Giudiziari con incontri periodici di aggiornamento e la promozione di un Network tra Procure e operatori del settore, per favorire il dialogo e garantire una corretta presa in carico delle singole situazioni.

Il pericolo corre sul web

A preoccupare gli esperti, “anche il fatto che l’avvicinamento al web” dei piccoli italiani “è sempre più precoce: i minori rischiano di essere vittime di abusi in rete sempre prima – ha spiegato Annalisa Lillini, dirigente della Polizia e direttore della II Divisione del Servizio di Polizia Postale di Roma – Per la repressione gli strumenti ci sono, ma è cruciale la prevenzione: occorre intercettare i bambini di 8-10 anni, solo così possiamo, tutelandoli, favorire un approccio positivo alla rete”.

Ma a incappare nelle trappole sul web sono anche i genitori, vittime del fascino dei social media. Gli esperti hanno pensato a corsi di formazione per le neomamme sul rischio della divulgazione di foto dei propri bambini sui social, spesso oggetto in seguito di fenomeni di pedopornografia. Corsi che potrebbero essere declinati insieme a quelli pre-parto, hanno suggerito gli esperti.

Il messaggio alle istituzioni

Dagli specialisti arriva, insomma, un pacchetto di proposte all’insegna della formazione. Si pensa anche a progetti educativi da mettere a disposizione delle scuole. L’obiettivo è quello di essere capillari ed efficaci, e “l’intento è quello di presentare queste proposte alla politica, per contribuire a contrastare gli abusi e – ha concluso Scaccabarozzi – realizzare in Italia una condizione di salute globale del minore”.

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