Sanità e malaburocrazia, in attesa di risarcimento da 10 anni

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È il 1969, siamo a Napoli. F.B., queste le iniziali, è nato in Via Antonio Cardarelli 9, nell’Azienda Ospedaliera che porta lo stesso nome della strada. Alla nascita ha sofferto di ‘ittero emolitico neonatale’, una condizione nella quale i globuli rossi vengono degradati o distrutti più rapidamente del normale dagli anticorpi della madre, e ha la necessità di una trasfusione di sangue. E la trasfusione avviene, ma con sangue infetto. Inizia così il calvario di un uomo che oggi ha 53 anni e che nonostante le battaglie giudiziarie vinte non ha ancora visto “alcun risarcimento dallo Stato”.

“Sono passati vent’anni”, ha raccontato a Fortune Italia con rabbia Angelo Pisani, l’avvocato che dal 2003 segue una vicenda che una fine ce l’avrebbe, ma che “lo Stato ignora”.

“Sembra quasi ci sia strafottenza da parte dei poteri forti. Nel 2011 il Tribunale di Napoli ha condannato il ministero della Salute a versare un milione e 500mila euro a titolo di risarcimento, ritenendo sussistente il nesso di causalità tra i danni fisici dell’uomo e le trasfusioni a cui venne sottoposto. Certo, una somma di denaro non cambierebbe la vita di una persona che è stata distrutta. Ma ciò che mi fa rabbia è che c’è un’indifferenza dei diritti dei cittadini, perché dal 2011 a oggi la causa è stata vinta non una, ma ben tre volte. Meritiamo giustizia”, ha sottolineato con tono duro.

Tra gli anni Settanta e gli anni Novanta il nostro Paese (e non solo) ha visto la somministrazione di sangue e plasma non testati per la presenza dei virus delle epatiti virali (Hbv e Hcv) e dell’Hiv. I casi di ‘trasfusioni infette’ in quel periodo sono stati tanti, e quella di F.B è solo una delle storie dell’epoca.

Le gravi condizioni del paziente “lo hanno costretto a un trapianto di fegato, a cui si è sottoposto nel 2003 negli Stati Uniti, poco prima di rivolgersi al Tribunale di Napoli”, ha spiegato Pisani. “Gli era già stata riconosciuta l’invalidità dall’Inps: era praticamente una specie di vegetale, non poteva fare cose normali come giocare al pallone o anche avere una vita sessuale. Per cui, su impulso della famiglia, decise di fare causa allo Stato e chiedere un risarcimento per danno biologico, danno esistenziale, danno all’immagine. Chiedemmo un milione e mezzo al Cardarelli, che all’epoca era in liquidazione, e al ministero della Salute. Quando sei anni dopo, vincemmo in primo grado, eravamo convinti di aver vinto una battaglia. E invece, soldi mai visti”, ha ripercorso brevemente l’avvocato.

Dopola notifica della sentenza infatti, il ministero della Salute la impugnò e fece ricorso in appello. E sebbene anche nella causa di secondo grado venne confermata la sentenza del primo, nel 2016 il ministero fece ancora ricorso in Cassazione.

Da allora ci sono voluti altri cinque anni. L’anno scorso la Cassazione ha rigettato il ricorso e da un anno e mezzo siamo in attesa che si smuova qualcosa, ma tutto tace. Oltre alle lungaggini giudiziarie e al calvario sanitario, qui c’è la malaburocrazia: è una vergogna per un Paese che pretende tanto dai suoi cittadini, ma poi si comporta anche peggio“, ha dichiarato amareggiato Pisani.

Il ‘contro-appello’ di Pisani è soprattutto al nuovo governo. “Tutte le compagini politiche che si susseguono professano il ‘Buon Governo’, parlano di rispetto e tutela del cittadino, affrontando e ponendo al centro delle agende temi come la tutela dell’ambiente per salvaguardare l’uomo e il suo futuro, mostrando interesse alla cura della persona. Eppure le istituzioni dimenticano che se non c’è giustizia, se non viene garantito e tutelato il diritto alla salute, costituzionalmente riconosciuto, non viene salvaguardato proprio nessuno“, ha rimarcato.

Il governo dovrebbe dare il buon esempio. Se lo Stato è cosi solerte a riscuotere i suoi crediti quando i cittadini non pagano le tasse o non rispettano le regole, dovrebbe agire con la stessa prontezza quando è chiamato esso stesso a rispondere in prima persona. Senza tattiche dilatorie. Ormai questa persona è vicina ai sessant’anni, è fragile, svilupperà altre patologie e non avrà neppure un euro. Non è una questione economica, parliamo di diritti. E doveri. Non è possibile non ubbidire alla giustizia e ignorare i propri doveri, creando danni e disagi alle vittime. Che sono più di quelle che immaginiamo”, ha concluso Pisani.

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