Morto il chirurgo aggredito con l’accetta, i numeri della violenza sui medici

L'aggressione al Policlinico san donato
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Da eroi a vittime di aggressioni violentissime. Sconcerta la parabola dei medici italiani, per anni in prima linea contro la pandemia e oggi tornati ‘invisibili’, quando non bersaglio delle ire dei loro pazienti. Non ce l’ha fatta il chirurgo Giorgio Falcetto, 76 anni, colpito alla testa con un’accetta nel parcheggio del Policlinico San Donato. L’uomo, in pensione ma ancora in forze alla struttura sanitaria grazie a un contratto di collaborazione, è morto al San Raffaele di Milano, dove era ricoverato.

All’origine della violenza, da parte di un uomo di 62 anni, pregiudicato, quelli che potrebbero essere definiti futili motivi, un incidente nel parcheggio. “Oggi siamo tutti più tristi e sbigottiti”, ha detto a Fortune Italia il presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici), Filippo Anelli.

“Il tema delle violenze e delle aggressioni ai medici – continua – è collegato anche al fatto che oggi il Ssn è in difficoltà, alle prese con liste d’attesa e riduzioni dei servizi. Manca il personale, ma anche una serie di misure relative alla sicurezza. Così le frustrazioni dei pazienti finiscono per riversarsi sui professionisti”.

La morte di Falcetto segue il caso di Favara (Agrigento), dove il cardiologo Gaetano Alaimo è stato ucciso con un colpo di pistola, nella sala di attesa del poliambulatorio dove visitava. Sembra incredibile vedere pistole (e accette) entrare nei nostri luoghi di cura. Ma cosa sta succedendo in Italia?

Ssn in affanno dopo il lockdown

Negli anni di Covid-19 molti servizi sono stati bloccati, e anche quando quando erano attivi molti pazienti hanno rinviato visite, esami e interventi per paura del virus. “Ora il numero di prestazioni è più che raddoppiato e là dove manca il personale, soprattutto quello medico ma anche infermieristico, le attese si moltiplicano e la frustrazione cresce. Se mancano servizi di sicurezza, ma anche quelli di accoglienza, questo si traduce in un aumento della violenza”, dice Anelli.

I numeri delle aggressioni ai medici

La Fnomceo monitora questo fenomeno da anni. “Prima della pandemia il dato, sottostimato perché le aggressioni verbali non sono sempre denunciate, viaggiava intorno ai 1.500 casi l’anno. Abbiamo istituito un gruppo di lavoro con Inail e a breve avremo i dati relativi agli ultimi due anni”. Quello che già si sa è che la violenza “riguarda principalmente i medici dipendenti. Sul versante dei convenzionati il fenomeno è un po’ ridotto, ma alcune indagini condotte a livello locale mostrano un progressivo ritorno ai  livelli antecedenti la pandemia”, dice Anelli.

La situazione a Napoli

In alcune grandi città la situazione è anche peggiore. L’associazione ‘Nessuno tocchi Ippocrate’ ha censito le aggressioni avvenute nel territorio della Asl Napoli 1 Centro: nel 2018 sono state 82, nel 2019 sono salite a 105, nel 2020 con la pandemia sono scese a 54, nel 2021 sono state 66 e quest’anno siamo a quota 64. Una sorta di temperatura della violenza, che sta salendo.

L’Osservatorio

Quello delle aggressioni nei confronti dei medici è un fenomeno ‘antico’. Per contrastarlo esiste anche Osservatorio ad hoc: si tratta dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie, previsto dalla legge 113 del 2020 e istituito con decreto del ministero della Salute del 13 gennaio 2022. “Si è insediato, ma bisognerebbe lavorare un po’ più alacremente”, puntualizza Anelli.

Lo sciopero e i medici di famiglia a lume di candela

Oggi i medici dirigenti del Ssn sono in sciopero, mentre quelli di famiglia visitano a lume di candela. Se nel primo caso la manifestazione è promossa dall’Intersindacale ‘Uniti per la Sanità’, nel secondo, spiegano dalla Fimmg, si punta a lanciare un messaggio alle forze politiche che in questo momento stanno discutendo la prossima Legge di bilancio.

L’obiettivo è quello di ricordare lo stato drammatico vissuto dalla medicina generale. Così al crepuscolo, a partire dalle 17.00, per un quarto d’ora le luci degli studi medici si spegneranno e le visite proseguiranno a lume di candela.

“Ogni candela accesa rappresenterà il grido d’allarme, le difficoltà e la richiesta di aiuto di un medico di medicina generale e dei suoi pazienti”, ha detto il segretario generale di Fimmg Silvestro Scotti, che in questo modo vuole “sottolineare le condizioni critiche in cui lavorano i medici di famiglia, senza ricorrere a sistemi di protesta più radicali che, in questo momento di picco dell’influenza stagionale e recrudescenza della pandemia, sarebbero contrari al senso di responsabilità verso i cittadini assistiti”.

“Oggi – ricorda Anelli – saranno in piazza i medici dirigenti, mentre i convenzionati lavoreranno al buio: il disagio è molto forte, e la sensazione è che l’attenzione nei confronti dei professionisti sanitari sia sempre più blanda. Ma il Ssn senza medici e professioni sanitarie non esiste”. Il presidente dei dottori paventa il pericolo di un ritorno alle mutualità: “Non farà che aumentare le disuguaglianze: i benestanti avranno più prestazioni, e gli altri – avverte – si dovranno accontentare di una sanità di serie B”.

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