Ernia, addio a recidive e dolore: a Napoli un centro d’eccellenza

Angelo Sorge e il suo tema
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Quella che raccontiamo oggi è una storia d’eccellenza che arriva da Napoli. Qui, infatti, opera il chirurgo Angelo Sorge, che ha dato il nome a una tecnica per il trattamento dell’ernia inguinale (importata dalla Francia e perfezionata dallo specialista partenopeo), che consente interventi in Day hospital, eliminando i ricoveri, abbattendo il rischio di recidive e permettendo al paziente di tornare a casa a due ore dall’operazione. “Volendo, potrebbe anche guidare”, assicura Sorge a Fortune Italia.

L’Hernia Center della Asl Napoli 1 Centro attira a Napoli pazienti da tutta Italia. Originariamente presso il San Giovanni Bosco, “da aprile è stato trasferito all’Ospedale del Mare, una struttura modernissima dove è anche in progetto di aprire una Week surgery, per potenziare i ricoveri a ciclo breve”, dice Sorge. Gli interventi nella nuova struttura prevederanno ricoveri “al massimo di 5 giorni, dal lunedì mattina al venerdì pomeriggio. Mentre attualmente lavoriamo in day surgery“.

L’ernia

I sintomi dell’ernia possono essere sfumati. È possibile che all’inizio si avverta solo una sensazione di peso alla quale, però, segue una tumefazione che aumenta di volume durante gli sforzi. Il dolore generalmente compare dopo. Quando l’ernia non rientra più compaiono segni come vomito, dolore addominale e blocco intestinale. In caso di sospetti, dice il chirurgo, è bene rivolgersi immediatamente al medico di medicina generale, che indirizzerà verso una struttura specializzata.

Angelo Sorge
Angelo Sorge

A rendere celebre la metodica Sorge per il trattamento dell’ernia è anche la tempistica. “Il paziente non resta mai ricoverato in ospedale: effettua in una sola mattina tutte le indagini pre-operatorie, mentre il giorno dopo viene operato e dimesso, perfettamente in grado di camminare e, in teoria, persino di guidare. Dopo due giorni è previsto un controllo da parte di un medico dello staff presso i nostri ambulatori”, spiega lo specialista.

Anche i tempi di recupero sono rapidi. In un paio di giorni il paziente può riprendere le normali attività quotidiane ed il proprio lavoro, soprattutto se non prevede sforzi notevoli. Dopo una settimana o poco più è possibile riprendere anche l’esercizio fisico.

Al centro della metodologia, “un device particolare, una rete semi-riassorbibile e autofissante. Avendo standardizzato la tecnica, abbiamo ottenuto risultati importanti: solo cinque recidive su mille pazienti, mentre in altri centri lo score era tra il 6 e l’11%. Inoltre abbiamo zero casi di dolore cronico”.

Così, anche grazie al passaparola, il Centro riceve pazienti da tutta Italia. “In questo momento abbiamo oltre 500 persone in lista, pur operando tutti i giorni. Sfioreremo le 900-1.000 ernie in un anno”, dice il chirurgo, che con la sua metodica ha eseguito almeno 2.500 interventi.

“Il nostro approccio consente il trattamento anche di pazienti molto anziani e fragili. Fra gli altri, abbiamo operato un uomo di 97 anni, che ci aveva chiesto di tornare presto a casa per poter assistere la moglie 94enne. Pochi giorni fa – aggiunge Sorge – ho operato un paziente di Procida che ha fatto la dialisi, poi è stato sottoposto all’intervento di ernia e quindi è tornato a Procida. Da noi trattiamo anche le complicanze, come recidive, casi complessi e pazienti con ernie rare di parete, come le ernie di Grynfeltt. Ne abbiamo operate tre presso il nostro Hernia Center in regime di Day surgery, a fronte di 200 casi descritti in letteratura. Anche queste patologie vengono trattate senza ricovero e con dimissione in giornata, cosa che probabilmente non fa nessun altro Hernia Center”.

L’impatto di Covid

Come sono cambiati i pazienti dopo la pandemia? “Questi anni di Covid-19 hanno influito: c’è stato un peggioramento delle patologie, soprattutto di quelle di parete”, dice Sorge. Un aspetto collegato anche allo stop degli interventi chirurgici legato al virus Sars-Cov-2, che ha favorito l’arrivo negli ospedali di pazienti con forme più gravi.

Un settore in crescita

Perchè un giovane dovrebbe scegliere di specializzarsi in chirurgia addominale? “Si tratta di una branca che si sta imponendo, grazie a protesi innovative e nuove tecniche – assicura l’esperto, che insegna in diverse Scuole di rilievo nazionale – C’è da lavorare e c’è molto da fare per un giovane. Si tratta di una disciplina talmente in evoluzione, da presentare prospettive davvero interessanti e sfidanti”.

Se la tecnologia è sempre più protagonista in sala operatoria, lo specialista napoletano è convinto che a fare la differenza sarà soprattutto “la mano dell’uomo: occorre prepararsi sull’anatomia, le protesi disponibili e le numerose tecniche chirurgiche. Ma poi quello che si rivela cruciale è ‘the power of the human hand'”, conclude Sorge.

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