Clima: nel 2022 +55% eventi estremi in Italia

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Alluvioni, ondate di caldo anomalo e di gelo intenso. Frane, mareggiate, siccità e grandinate. Il 2022 per il clima è stato un anno nero. Ovunque e anche in Italia: dove gli eventi estremi sono stati superiori al 55% rispetto all’anno precedente. Il climate change è qualcosa che non possiamo continuare ad ignorare, perché si manifesta proprio sotto ai nostri occhi. Come dimostrano i dati di bilancio dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente, realizzato in collaborazione con il gruppo Unipol.

Ben 310 fenomeni meteo-idrogeologici che da Nord a Sud hanno causato ben 29 morti. Quest’anno nel nostro Paese ci sono stati 104 casi di allagamenti e alluvioni da piogge intense (contro gli 88 del 2019), 81 casi di danni da trombe d’aria e raffiche di vento, 29 da grandinate, 28 da siccità prolungata, 18 da mareggiate, 14 eventi con l’interessamento di infrastrutture, 13 esondazioni fluviali, 11 casi di frane causate da piogge intense, 8 casi di temperature estreme in città e 4 eventi con impatti sul patrimonio storico.

Fonte: Legambiente

Alcuni tra i casi più rilevanti li abbiamo letti sui giornali e guardati per giorni in televisione. Il 3 luglio il distacco di una grossa porzione dalla calotta sommitale del ghiacciaio della Marmolada, ha causato 11 vittime e 8 feriti. Tra il 27 e il 28 luglio in Val Camonica è caduta in poche ore la stessa quantità di pioggia arrivata sulla provincia di Brescia nei sette mesi precedenti, provocando frane che hanno colpito la Val di Fassa, in Trentino, il 5 agosto. Nello stesso mese a Scilla, in Calabria, il litorale è stato investito da un’imponente massa d’acqua che ha invaso le strade. E il 18 agosto raffiche di vento a oltre 110 km/h hanno colpito la provincia di Massa Carrara e quattro persone sono rimaste ferite in un camping a causa della caduta di alberi.

L’evento alluvionale che ha segnato il 2022 è quello che ha colpito il 15 e 16 settembre le Marche, con 13 morti. Mentre tra fine settembre e inizio ottobre Trapani per tre volte è stata colpita da violenti temporali ed è finita sott’acqua. Nè dimenticheremo la tragedia della frana che il 26 novembre, a Ischia, e più precisamente a Casamicciola Terme, ha fatto 12 vittime. Con un record di 126 mm di pioggia caduti in 6 ore.

Italia: il Nord più colpito

A livello territoriale, quest’anno il nord della Penisola è stata l’area più colpita, seguita dal sud e dal centro. La Lombardia è la regione che registra più casi, ben 37, seguita dal Lazio e dalla Sicilia, con rispettivamente 33 e 31. Rilevanti anche i casi registrati in Toscana, 25, Campania, 23, Emilia-Romagna, 22, e Piemonte, 20, Veneto, 19, Puglia, 18. Tra le province, quella di Roma risulta quella più colpita con 23 eventi meteo-idro, seguita da Salerno con 11, Trapani con 9, Trento, Venezia, Genova e Messina con 8 casi.  Tra le città, Roma (13) e Palermo (4).

Per Legambiente i dati del bilancio dell’Osservatorio CittàClima non fanno altro che confermare l’urgenza per l’Italia di un deciso cambio di passo nella lotta alla crisi climatica. Attraverso politiche climatiche più ambiziose e interventi concreti non più rimandabili. Per questa ragione, l’associazione ambientalista, tra le azioni urgenti da mettere in campo, richiede l’approvazione in tempi rapidi del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici.

“La fotografia scattata dal nostro Osservatorio CittàClima – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – ci restituisce un quadro preoccupante di un anno difficilissimo, concluso con le notizie sulle temperature primaverili di fine dicembre in Italia, sulla tempesta artica che ha colpito il Nord America, causando decine di morti, e sull’ ondata di freddo in Giappone. Nella lotta alla crisi climatica il nostro Paese è ancora in grave ritardo, rincorre le emergenze senza una strategia di prevenzione, che farebbe risparmiare il 75% delle risorse spese per riparare i danni. Al Governo Meloni, al posto di nuovi investimenti sul gas, chiediamo cinque azioni urgenti da mettere al centro dell’agenda dei primi mesi del 2023 ad una veloce approvazione del Piano nazionale di adattamento climatico, devono seguire lo stanziamento di adeguate risorse economiche per attuarlo, non previste dalla legge di bilancio approvata; l’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec) agli obiettivi europei di riduzione dei gas climalteranti del REPowerEU, dimenticato dal governo Draghi; nuove semplificazioni per tutti gli impianti a fonti rinnovabili, a partire dal repowering per gli impianti eolici esistenti; la velocizzazione degli iter autorizzativi con nuove linee guida del Ministero della Cultura per le Sovrintendenze e una forte azione di sostegno e sollecitazione alle Regioni per potenziare gli uffici che autorizzano gli impianti”.

Allarme siccità

Secondo i dati di Isac-Cnr, nei primi sette mesi dell’anno le piogge sono diminuite del 46% rispetto alla media degli ultimi trent’anni. I primi cinque mesi del 2022 sono stati gravemente siccitosi, con un’anomalia che ha fatto registrare il – 44% di piogge, equivalente a circa 35 miliardi di metri cubi di acqua in meno del normale. In crescente difficoltà i fiumi, come il Po che al Ponte della Becca (PV) risultava con un livello idrometrico di -3 metri, e i grandi laghi con percentuali di riempimento dal 15% dell’Iseo, al 18% di quello di Como fino al 24% del Maggiore.

In autunno è peggiorata la situazione delle regioni del centro, soprattutto in Umbria e Lazio. Nel primo caso il deficit pluviometrico si è attestato sul 40%, il lago Trasimeno ha raggiunto un livello ben inferiore alla soglia critica, con -1,54 metri. Nel Lazio, il lago di Bracciano è sceso a -1,38 metri rispetto allo zero idrometrico. E le conseguenze sono state gravi per l’agricoltura e per gli habitat naturali.

L’11% delle aziende agricole si è ritrovata in una situazione talmente critica da portare alla cessazione dell’attività. In molte aree urbane si sono dovute imporre restrizioni all’uso dell’acqua. La siccità ha causato la perdita di produzione di energia, in particolare da idroelettrico: nonostante i dati di Terna relativi ad aprile abbiano evidenziato un record assoluto di energia prodotta da fonti rinnovabili, è mancato infatti all’appello l’idroelettrico. La produzione di energia da questa fonte, segnava -41% per effetto delle scarse precipitazioni, che hanno portato per mesi i livelli di riempimento degli invasi prossimi ai valori minimi registrati negli ultimi 50 anni.

Temperature record e impatto sulla salute

Nel 2022 in Italia si sono registrate temperature eccezionali già da maggio con punte di 36,1°C a Firenze, 35,6°C a Grosseto, 34°C a Pisa e 32,8°C a Genova. Ma anche a Ustica con 33,4°C e Torino con 29,2°C. Il mese di giugno ha visto un’anomalia della temperatura media di +3,3°C se consideriamo l’Italia nel suo insieme, con punte di 41,2°C a Guidonia Montecelio (RM), 40°C a Prato, Firenze, Viterbo e Roma. E il caldo killer ha avuto gravi conseguenze anche sulla salute umana.

A luglio record per le città lombarde: a Brescia e Cremona si sono registrati 39,5°C, a Pavia 38,9°C e a Milano 38,5°C. Ad agosto i termometri hanno segnato tra i 40 e i 45°C a Palermo, Catania e Reggio Calabria, mentre a Bari si è arrivati a 39°C. L’ondata di calore che ha impattato più duramente è stata quella della seconda metà di luglio, con un aumento di mortalità che ha raggiunto, stando ai dati di ministero della Salute e Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, il 36% in tutte le aree del Paese, ma in particolare in alcune città del nord. Tra le città maggiormente colpite Torino che ha visto un eccesso di mortalità pari a +70%, a cui segue Campobasso (+69%), poi Bari (+60%), Bolzano (+59%), Milano e Genova (+49%), Viterbo (+48%), Firenze (+43%), Catania (+42%). Solo nel 2022 sono stati oltre 2.300 i decessi in Italia dovuti alle ondate di calore. In crescita rispetto ai 1.472 del 2021 e ai 685 del 2020.

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