Come Casamicciola, 130 eventi estremi in un anno

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Travolti dal fango. Mentre abbiamo ancora negli occhi le immagini da Casamicciola (Ischia), con i soccorritori impegnati nella ricerca dei dispersi (per contarli non bastano le dita di due mani), gli esperti segnalano l’aumento in Italia degli eventi estremi legati al clima.

Stando ai medici della Sima (Società italiana di medicina ambientale), il totale supera, con Casamicciola, i 130 casi dall’inizio del 2022 in Italia, il numero più alto della media annua dell’ultimo decennio. Parliamo di 1.318  tragedie dal 2010.

Caldo record, acquazzoni intensi, grandinate, trombe d’aria e alluvioni. Il cambiamento climatico, a lungo negato, passa all’incasso. Il nubifragio che ha colpito nella notte l’isola di Ischia non è certo una rarità: tredici anni fa una ragazza di quindici anni, Anna De Felice, morì dopo un’alluvione che provocò una frana.

Casamicciola deve essere un monito, ma anche una spinta per rimboccarsi le maniche. “I cambiamenti climatici hanno la capacità di influenzare l’intensità e il numero dei fenomeni meteorologici, rendendoli più pericolosi e distruttivi – ha detto il presidente Sime, Alessandro Miani – L’anomala distribuzione delle precipitazioni (in riduzione entro una forbice compresa tra il 10 e il 60%) sta prendendo sempre più la forma di eventi estremi concentrati in autunno-inverno, talora associati ad uragani mediterranei: 60 negli ultimi 40 anni, ma con previsioni di 3 nuovi eventi annui. A causa nostra nubifragi, alluvioni, trombe d’aria e cicloni in futuro saranno più numerosi e distruttivi”.

Il bilancio Sima parla di 1.318 eventi estremi dal 2010 a luglio 2022 nella Penisola, con conseguenze enormi sul territorio e sui cittadini: 516 allagamenti da piogge intense, 367 danni trombe d’aria, 123 esondazioni fluviali, 55 frane da piogge intense.

Ecco perché secondo i medici dell’ambiente non c’è tempo da perdere. “Come Sima – ha detto Miani –  condividiamo la linea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui qualsiasi azione che vada nella direzione di ridurre le emissioni climalteranti è da considerarsi anche un positivo intervento di sanità pubblica”.

Cosa fare, allora? “Chiederemo al prossimo Governo di rimettere al centro del nuovo programma il rispetto degli Accordi di Parigi sottoscritti dall’Italia e nell’ambito della Zero Pollution e Forest Strategy europee, a cominciare dal lancio di una grande e capillare campagna di riforestazione da realizzarsi senza ritardi da parte di Regioni e Comuni. L’obiettivo di medio termine dovrebbe essere quello di piantare 350 miliardi di alberi nel mondo per ridurre del 10% la CO2 a livello globale“.

Ma non basta. “Occorre approvare quanto prima il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc) fermo al 2018”, ha concluso Miani. La lancetta corre, ce lo dice Casamicciola. E la finestra per intervenire e cambiare le cose è sempre più stretta.

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