Congedo mestruale a scuola: sono tutti d’accordo?

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Ci sono due cose che fisiologicamente un maschio non potrà mai capire: il dolore del parto e quello mestruale. Eppure, il congedo che riconosce alle studentesse che soffrono di dismenorrea, la possibilità di assentarsi per un massimo di due giorni al mese senza che tale assenza sia calcolata tra quelle che devono essere considerate per la validità dell’anno scolastico, è stato incoraggiato e sostenuto da un uomo: Gianluca Dradi, 62 anni, preside del Liceo Artistico ‘Nervi-Severini’ di Ravenna. Che ha accolto la richiesta delle rappresentanti nel Consiglio di istituto poco prima delle vacanze di Natale.

Per le ragazze è stato un regalo. Hanno preparato il terreno all’inizio di dicembre, facendo un sondaggio interno al liceo rispetto al problema delle mestruazioni particolarmente dolorose, e la proposta è passata con una delibera sorretta dalla larga maggioranza dei componenti del Consiglio: dieci voti favorevoli e tre contrari. L’iniziativa, è poi stata pubblicata sull’albo on line della scuola. “Le studentesse hanno chiesto di applicare, in analogia con l’istituto del congedo mestruale oggi disciplinato in Spagna, una forma di agevolazione per le assenze. Sono state individuate 16 alunne che hanno testimoniato le loro difficoltà”, ha raccontato il dirigente scolastico.

Il liceo ravennate diventa così la prima scuola ad adottare questa “opportunità” in Italia. A partire dal 2023, il nuovo regolamento assicurerà alle studentesse di poter presentare un certificato medico all’inizio dell’anno, per vedersi riconoscere fino a due giorni al mese di assenze giustificate. In deroga al vincolo di frequenza di almeno i tre quarti dell’orario annuale previsto dalla legge nazionale.

Congedo mestruale: tutti d’accordo?

Crampi allo stomaco, mal di testa e nausea. A causare il dolore mestruale sarebbe l’aumentata liberazione di prostaglandine, che provoca una vasocostrizione e contrazioni muscolari a livello dell’utero. E per le adolescenti, i primi anni alle prese con la sofferenza da ciclo sono ancora più debilitanti che per le donne adulte. “Adesso il congedo mestruale sarà applicato per un Istituto scolastico di secondo grado. Ma la verità è che con la pubertà anticipata, questo problema lo si vive anche nelle scuole secondarie di primo grado“, ha spiegato a Fortune Italia Filomena Adinolfi, vicepresidente Campania Dirigentiscuola.

L’ottica dei dirigenti scolastici, ha detto Adinolfi, è sempre stata quella di ascoltare le istanze che vengono dall’utenza. “La scuola ha una duplice finalità: da un lato, deve orientare verso dei principi. Dall’altro, non è possibile pensare di indirizzarsi a questi principi senza tener conto dei bisogni e delle esigenze che cambiano nel tempo”.

Nel 2016, John Guillebaud, professore dell’University College di Londra, è riuscito a quantificare la soglia di sofferenza a cui possono giungere alcune donne, dimostrando che il dolore mestruale è in grado di superare quello di un attacco di cuore. “Quella del liceo di Ravenna è una storia di civiltà ed è un passo importante. Non credo affatto possa essere letta come una ‘esagerazione’. Le donne devono essere consapevoli che il proprio malessere esiste, viene compreso e non sminuito. Inoltre, la richiesta è partita dal basso ed è stata attuata attraverso tutti i passaggi corretti, con un regolamento d’istituto. E questo dovrebbe dare alla norma ancora più valore”.

Spesso norme che in qualche modo tutelano le fragilità possono trasformarsi in strumenti di cui le persone abusano. “Non credo sia questo il caso. Uno o due giorni di ‘pausa’, per chi ne ha realmente necessità, sono più che giusti. E’ un dato di fatto che il ciclo mestruale comporti una serie di disagi, e che si studia o si lavora con una capacità ridotta. Le difficoltà sono sia fisiche che psicologiche. Una ragazzina che deve fare ginnastica nell’ora di educazione fisica, ad esempio, se ha ‘le sue cose’ non la vive bene. Starà attenta a ogni minimo movimento anche per evitare di macchiarsi”, ha continuato Adinolfi. E poi, ha rimarcato: “Questa vicenda è importante ed è un segnale di come la scuola sia a tutti gli effetti una ‘comunità’. Che lavora ascoltando tutti. L’utenza va vista come protagonista, non come parte passiva“.

Il presidente Simi

Anche Giorgio Sesti, presidente della Società Italiana di Medicina Interna (Simi), ha sottolineato a Fortune Italia quanto sia giusto introdurre (ed estendere) misure come quella del congedo mestruale nel nostro Paese. La Spagna ci è arrivata prima, e non solo a scuola. Nonostante le ultime stime dicano che la patologia del ciclo mestruale doloroso colpisca circa 3 milioni di donne in Italia, quando si parla di ciclo c’è ancora chi fa orecchie da mercante.

“Ci sono donne che soffrono particolarmente”, ha detto Sesti. “Sia per l’abbondanza delle perdite, che possono provocare anche una riduzione dell’emoglobina (per questo durante il periodo mestruale aiuta consumare alimenti ricchi di ferro o magari integrarlo), sia per quel che riguarda il dolore. Nella mia carriera, non mi è mai capitato che mi siano stati richiesti certificati per assentarsi dal lavoro a causa del ciclo. Tuttavia ho assistito più volte a parenti, pazienti, colleghe che accusano disturbi importanti. Ecco perché ritengo che la decisione del liceo di Ravenna possa essere un modello da seguire. A livello nazionale, anche sul lavoro”.

Già nel 2017 un gruppo di parlamentari del Pd aveva cercato di portare in discussione un disegno di legge che prevedeva, tra le altre cose, la possibilità del telelavoro nei giorni del mestruo. Il testo, però, è stato presto dimenticato nel cassetto dei progetti da prendere in considerazione in attesa di risolvere questioni più importanti.

Laddove non arrivano le leggi, ha ricordato anche il medico, arriva il passaparola: e azienda dopo azienda, anche in Italia a poco a poco le imprese provano ad andare incontro a questo cambiamento. In Veneto, un’azienda di Quarto d’Altino, vicino Venezia, ha da poco introdotto un giorno al mese di congedo per chi soffre di mestruazioni dolorose.

In ogni caso, il ciclo mestruale doloroso, resta una condizione invalidante. E la prima azione da fare, ha sottolineato Sesti, “è una visita ginecologica”. Per escludere che il dolore sia provocato da altre patologie dell’apparato genitale, come endometriosi, bromi uterini o cisti ovariche.

“Esistono farmaci miorilassanti per tenere a bada i dolori mestruali, ma non ci sono cure specifiche. Sono sempre più utilizzati gli antinfiammatori non steroidei (i cosiddetti Fans), compresse a base di ketoprofene, ibuprofene, naprossene. Indicato anche il classico paracetamolo“. Dietro prescrizione medica infine, e sempre dopo controllo ginecologico, si può assumere la pillola progestinica. “Ma occorre che ci sia una valutazione clinica”, ha concluso il medico. “Mai fare da sé, basarsi su consigli di amiche o notizie lette senza verificarne le fonti in rete”.

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