carenza farmaci
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Guerra in Ucraina, crisi delle materie prime e prezzi dell’energia alle stelle hanno avuto un impatto anche sul settore dei farmaci. Se è recentissima la segnalazione della carenza temporanea di Atropina e Pilocarpina Farmigea (il ripristino delle regolari forniture del primo medicinale riprenderanno dal 15 febbraio, mentre per la Pilocarpina si dovrà attendere il 28 del mese prossimo), secondo l’ultimo monitoraggio dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) sono circa 3.200 i medicinali che scarseggiano nelle farmacie di tutta Italia.

I farmaci che non si trovano

Dagli antinfiammatori agli antipiretici, ma anche alcuni tipi di antibiotici, cortisonici per l’aerosol, prodotti per la tosse, antipertensivi e antiepilettici: sono tanti e diversi i farmaci introvabili nell’inverno dei virus.

“È in atto una ‘tempesta perfetta’ – ha detto il presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (Fofi), Andrea Mandelli a Radio Capital – che continua a incidere sul problema della carenza di medicinali di uso comune, iniziata già nella scorsa primavera. Con la guerra in Ucraina e i conseguenti problemi produttivi legati alla crisi energetica e alla scarsità di materiali per il packaging, come vetro e alluminio, il picco della stagione influenzale e l’onda lunga di Covid che sta interessando anche i Paesi asiatici produttori di principi attivi come la Cina e l’India, la situazione stenta a tornare alla normalità”.

E se i farmacisti stanno “suggerendo l’utilizzo di farmaci equivalenti e alternative della stessa classe terapeutica e, laddove possibile, allestendo i medicinali nei laboratori galenici di cui molte farmacie sono dotate”, quella della carenza dei farmaci è in realtà una questione complessa. Fortune Italia ne ha parlato con Vincenzo Salvatore, leader del Focus Team Healthcare & Life Sciences di BonelliErede.

La mitigazione del rischio

“La carenza può essere legata a un’emergenza sanitaria, pensiamo alla pandemia, o a un altro evento imprevedibile. Occorre evitare che questo avvenga. Esiste un Regolamento, il numero 123 adottato dall’Unione europea il 25 gennaio del 2022, che ha attribuito nuove competenze all’Ema per mitigare il rischio di carenza di farmaci e dispositivi medici, sulla scorta proprio di quello che è stato sperimentato durante la pandemia”. Sembra una vita fa, ma all’inizio non si trovavano mascherine, eparina e altri farmaci.

Il Regolamento prevede un’attività di monitoraggio da parte dell’Agenzia europea dei medicinali, che si avvale di uno Steering Group per le carenze dei medicinali. “Il gruppo deve monitorare la rispondenza fra domanda e offerta e segnalare eventuali problemi di carenza”. In che modo? “Ogni anno – continua il legale – viene predisposta una lista di medicinali critici, che potrebbero sperimentare una domanda superiore all’offerta”.

Il monitoraggio “è garantito attraverso una piattaforma in cui ciascuna azienda, attraverso il proprio rappresentante, può indicare eventuali difficoltà di produzione. In questo modo l’Agenzia può programmare per tempo le iniziative necessarie, ad esempio stimolando l’acquisto di prodotti alternativi disponibili sul mercato, o segnalando agli operatori sanitari la possibilità di avvelersi di prodotti della stessa classe terapeutica, di preparazioni galeniche o, ancora, raccomandando ai cittadini di non fare scorte“.

Vincenzo Salvatore
Vincenzo Salvatore

Un po’ quello che sta accadendo oggi. “Il problema è anche che tendiamo a fare scorte di farmaci, accumulando nella nostra cassetta dei medicinali prodotti comprati ‘perché non si sa mai'”. Dunque quella che Salvatore definisce una propensione all’accantonamento delle scorte incide, a sua volta, sulla carenza di farmaci.

C’è poi la questione del commercio parallelo, consentito dalla regolamentazione europea. Che però rischia di impattare, a sua volta, sul fenomeno.

Il punto debole a livello europeo

“Il tema vero è l’assenza di un’autosufficienza dal punto di vista produttivo – sottolinea il legale – La maggior parte dei principi attivi arriva da Paesi extra-europei, quindi se si blocca la catena di approvvigionamento, l’azienda non riesce più a produrre il medicinale e si manifesta la carenza sul mercato. L’obiettivo ultimo è, dunque, quello di arrivare a un completamento della filiera produttiva, quantomeno in condizioni di carenza. Questo – spiega – non vuol dire smettere di importare principi attivi. Ma se succede qualcosa, per il periodo di emergenza si devono avere gli strumenti per far fronte al fabbisogno”.

In questo momento gli strumenti non ci sono. Ma il problema è emerso in tutta la sua chiarezza, tanto che “molti governi stanno destinando fondi per l’insediamento di produzioni di farmaci e vaccini, ad esempio attraverso la tecnologia a mRna. Al di là del fatto di rafforzare il mercato europeo, la chiave è quella di fare in modo di poter gestire situazioni di emergenza. Altrimenti continueremo a restare senza respiratori, garze, vaccini farmaci. Ecco: questo è un obiettivo che va perseguito”, conclude Salvatore.

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