Maculopatia, i costi della malattia e i risparmi possibili

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La degenerazione maculare legata all’età (Dmle) colpisce in Italia circa un milione di persone, con una stima  di 80mila nuovi casi ogni anno. Una malattia altamente invalidante, che ha un forte impatto economico sul Sistema sanitario nazionale: il costo stimato è di circa 60mila euro per ciascun paziente, secondo l’indagine condotta dall’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari – Facoltà di Economia nel campus di Roma dell’Università Cattolica (Altems), con il supporto non condizionato di Roche Italia.

Il maggior dispendio di risorse è associato ai costi sociali, pari al 67,83% della spesa. Il trattamento farmacologico incide per il 16,58% sul totale. Oltre al costo, l’indagine valuta anche il tempo richiesto al paziente con maculopatia e al caregiver, che è pari a circa 5 ore per singolo trattamento.

“La ricerca – condotta da Altems – evidenzia come un percorso di presa in carico, se declinato in modo inappropriato, comporta inefficienze economiche ma contribuisce negativamente alla qualità della vita di paziente e caregiver e ai relativi costi associati”, è il commento di Stanislao Rizzo, ordinario di malattie dell’apparato visivo alla facoltà di medicina e chirurgia dell’università Cattolica e direttore della Uoc di oculistica della fondazione policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs, che specifica: “Il rapporto conferma l’importanza di assicurare condizioni di massima aderenza alle terapie, al fine di garantire appropriatezza clinica ed economica, e ci ricorda l’importanza di garantire un’assistenza integrata al paziente attraverso modelli di presa in carico focalizzati sulla diagnosi precoce e sull’appropriatezza terapeutica”

L’indagine dell’Altems ha individuato le strategie utili a ridurre i costi, lavorando sulla presa in carico dei pazienti che, se razionalizzata, consentirebbe un risparmio di risorse di quasi 24.000 euro su una stima lifetime pro capite, portando la spesa complessiva stimata a 36.000 euro.

In questo modo si compenserebbe l’aumento dei costi relativi alla spesa farmacologica per maculopatia, alla somministrazione della terapia e al follow-up del paziente nel lungo termine.

Inoltre, il paziente con maculopatia potrebbe essere monitorato in maniera più idonea, riducendo così il tasso di abbandono della terapia, spesso dovuto al timore delle iniezioni intravitreali che rappresentano, al momento, la cura più efficace per bloccare l’iter della malattia, e che vengono praticate ad intervalli regolari, circa 7-8 trattamenti in media all’anno.

La degenerazione maculare legata all’età è fra le prime cinque cause di cecità nei paesi industrializzati per i soggetti di età superiore ai 65 anni, e  si caratterizza per una perdita della vista rapida, i cui danni non regrediscono. Ha quindi un impatto importante sulla qualità di vita dei pazienti, che non sono più in grado di svolgere azioni quotidiane essenziali e secondarie. In Italia, la forma avanzata, cosiddetta “neovascolare” (Namd), colpisce prevalentemente fasce d’età (65-69 anni e over 85) in cui le persone sono già fragili, perché presentano un elevato tasso di comorbidità tra cui ipertensione, dislipidemie e diabete.

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