Tumori, l’ok al Piano oncologico nazionale non basta alle associazioni

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Finalmente ci siamo. E’ stato approvato, con l’intesa in Conferenza Stato-Regioni, il Piano Oncologico Nazionale. L’atteso documento di pianificazione e indirizzo per la prevenzione e il contrasto del cancro 2023-2027 punta a migliorare il percorso complessivo di lotta alle ai tumori in termini di efficacia, efficienza, appropriatezza, empowerment e gradimento dei pazienti. Ma anche a contenere i costi sanitari e sociali.

Un documento tanto atteso, dicevamo, che incassa il “plauso” di Francesco De Lorenzo, presidente della Favo, Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, convinto però “che questo sia soltato un primo passo: è necessario – dice a Fortune Italia – tener conto del fatto che si tratta di un atto di indirizzo che dà le linee da seguire per tener conto dei bisogni dell’oncologia italiana”. Ma anche che “non ci sono i finanziamenti”.

Il documento

Il Piano è stato elaborato da un Tavolo di lavoro inter-istituzionale coordinato dall’Ufficio 8 della direzione denerale della Prevenzione Sanitaria, che ha visto il coinvolgimento dei principali stakeholder del campo oncologico e delle cure primarie, e un’ampia rappresentanza di Associazioni di pazienti e cittadini impegnati sul fronte della lotta ai tumori.

Forte di  una maggiore integrazione tra prevenzione, diagnosi precoce e presa in carico, il Piano – ricorda il ministero della Salute – pone l’attenzione sulla centralità del malato e sulla riduzione o eliminazione delle disuguaglianze nell’accesso agli interventi di prevenzione e cura.

Il testo individua obiettivi e linee strategiche, in coerenza con il Piano europeo contro il cancro del 2021 (Europe’s Beating Cancer Plan). E dovrà ora essere recepito dalle Regioni e dalle Province autonome, che adotteranno le soluzioni organizzative più idonee in relazione alle esigenze della propria programmazione.

La questione dei fondi

Tutto bene, allora? “Mancano i finanziamenti“, rileva il presidente Favo, “quindi non si tiene in nessun conto quella che era la richiesta dell’Europa, ovvero seguire l’impostazione del suo Piano oncologico, individuando attività, tempi di attuazione e finanziamenti”.

Insomma, quello appena approvato “è un atto di indirizzo come gli altri. Ecco perché – dice De Lorenzo – riteniamo di avanzare una richiesta formale al governo del Paese, per sapere se intende tener conto della richiesta dell’Europa di salvare 3 milioni di vite umane al 2030, attraverso iniziative concrete, con temi, scadenze e finanziamenti”.

La richiesta al governo

La lotta ai tumori ha bisogno di un sostegno economico certo. “Senza, il Piano rimane un atto di indirizzo. In tal caso – conclude De Lorenzo – chiediamo almeno che il governo si impegni a realizzare quegli atti necessari per avviare il funzionamento delle Reti oncologiche secondo l’intesa Stato-Regioni. Sono atti formali, questi, che non richiedono finanziamenti, ma possono dare un primo aiuto, tenuto conto dell’emergenza dell’oncologia italiana”.

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