Piantare alberi nelle città per difenderci dal clima killer

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Le nostre città sono sempre più ‘patogene’, nel senso letterale del termine. Vivere in città rappresenta infatti un fattore di rischio per una serie di malattie, anche fatali, molte delle quali legate ai cambiamenti climatici. Ma forse un antidoto ci sarebbe. Lo ha pensato un gruppo di ricercatori dell’Instituto de Salud Global di Barcellona, che ha realizzato una serie di studi di modeling relativi a 93 città europee.

Le loro riflessioni, pubblicate su Lancet, suggeriscono che portare al 30% (la media europea si attesta al momento sul 14,9%) la superficie cittadina occupata da alberi, riuscirebbe ad abbassare la temperatura cittadina in media di 0,4 gradi nei mesi estivi. Una riduzione che, secondo gli autori, sarebbe sufficiente a prevenire circa un terzo delle morti premature correlate al caldo (nell’estate del 2015 sono state 6.700 in Europa).

Lo studio è il più grande mai realizzato sull’argomento e in assoluto il primo a interessarsi di questa specifica misura di mitigazione (e prevenzione) dell’aumento di mortalità correlato alle elevate temperature estive nelle città: il verde degli alberi come baluardo alle ondate di calore killer.

“È noto – ricorda il primo autore dello studio, Tamara Iungman, biologa del Barcelona Institute for Global Health – che le alte temperature estive in città comportano una serie di ricadute negative per la salute, peggiorano e aumentano i casi di insufficienza cardiaca, aumentano i ricoveri in ospedale e la mortalità prematura. Il nostro obiettivo è informare i decision maker e gli amministratori locali dei benefici che potrebbero derivare dall’integrazione strategica del verde e degli alberi nella pianificazione urbanistica, per promuovere la creazione di un ambiente cittadino più salutare, resiliente e sostenibile, che contribuisca all’adattamento e alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Ed è urgente muoversi in questa direzione, viste le previsioni di un peggioramento delle patologie e dei decessi correlati al caldo, già nella prossima decade, basate sugli attuali livelli di emissioni”.

Il problema dei cambiamenti climatici riguarda soprattutto le città, considerate vere e proprie ‘isole di calore urbano’, un effetto prettamente antropico, legato alla distruzione delle aree verdi, alle colate di asfalto e all’impiego di materiali da costruzione che assorbono e intrappolano il calore. E con le emissioni che continuano a peggiorare, è prevedibile che le temperature nelle città siano destinate ad aumentare.

La ricerca

Nello studio appena pubblicato, i ricercatori spagnoli sono andati a valutare i tassi di mortalità negli over 20 in 93 città europee (in totale 57 milioni di persone) tra giugno e agosto 2015, confrontandoli con le temperature giornaliere medie, in due diversi scenari di modeling. Il primo ha confrontato le temperature cittadine con e senza le isole di calore urbano; il secondo ha simulato la riduzione di temperatura che si avrebbe, portando la copertura di verde cittadino al 30%. Sono stati infine stimati il numero di decessi attribuibili al calore cittadino e di quelli evitabili aumentando le aree ricoperte da alberi.

La differenza media di temperatura tra le città e la campagna nell’estate del 2015 è stata di circa 1,5 gradi, con un picco di 4,1 gradi nella citta di Cluj-Napoca (Romania). In tutte le città considerate, il 75% della popolazione vive in aree urbane con una temperatura di oltre 1 grado superiore rispetto alla campagna circostante, mentre il 20% in zone con una temperatura superiore di 2 gradi rispetto alla campagna.

Nell’estate del 2015 il numero di morti premature, attribuite alle elevate temperature urbane è stato di 6.700, pari al 4,3% di tutti i decessi registrati in quei mesi (e all’1,8% della mortalità annuale totale). Secondo le simulazioni effettuate dai ricercatori dell’Instituto de Salud Global, un decesso su tre di quelli correlati al caldo si sarebbe potuto evitare, portando al 30% le aree ‘verdi’ delle città.

Si tratta evidentemente di una media europea, perché ad esempio in città come Göteborg, non ci sono stati decessi attribuibili al caldo, mentre nella città romena di Cluj-Napoca, il tasso di mortalità prematura da caldo è stato stimato dell’ordine di 32 per 100 mila abitanti. In generale le città più interessate dal fenomeno ‘decessi da caldo’ sono quelle del Sud e dell’Est Europa.

Effetto alberi

I risultati di questo studio suggeriscono dunque che piantare alberi in città potrebbe comportare significativi benefici ambientali e di salute pubblica. Certo, non basta aumentare il verde cittadino per risolvere i problemi inerenti ai cambiamenti climatici, e non è neppure facile portare al 30% la copertura di verde, dove la media attuale si attesta sul 14,9%, ma si tratta comunque di un’importante misura di mitigazione da tenere in considerazione.

E non solo. “È noto che aumentare le aree verdi nelle città – ricorda Mark Nieuwenhuijsen, Direttore della Pianificazione Urbana, Ambiente e Salute del Barcelona Institute for Global Health – è associato ad una serie di altri benefici per la salute, come la riduzione delle patologie cardiovascolari e della demenza, un miglioramento del funzionamento cognitivo dei bambini e degli anziani e un miglioramento complessivo della salute dei più piccoli”.

“Tutte le morti correlate alle ondate da calore sono evitabili –-afferma in un editoriale di commento Kristie Ebi, dell’Università di Washington (Usa) – e mai nessuno dovrebbe morire a causa del caldo. Purtroppo le proiezioni per i prossimi anni parlano di un aumento di frequenza, intensità e durata degli eventi estremi da caldo; è dunque necessario capire quali sono gli interventi di mitigazione più efficaci e mettere in atto dei sistemi di allarme precoce e di risposta tempestiva alle ondate di calore. Nella pianificazione urbanistica di lungo termine, dovrebbero trovare posto gli Heat Action Plan, cioè tutte le iniziative volte a modificare forma e infrastruttura urbana, allo scopo di aumentare la resilienza e la sostenibilità delle nostre comunità, nella prospettiva di un futuro ancora più caldo”.

Per questo gli Heat Action Plan andrebbero adottati a tappeto dai decision maker e dagli amministratori locali. “Sono disponibili al riguardo strumenti e linee guida – conclude Ebi – quello che manca per la loro implementazione sono per ora le risorse umane e finanziarie. Ma è arrivato il momento di muoversi”.

Lo studio pubblicato su Lancet è stato finanziato da GoGreenRoutes, Ministero della Scienza e dell’Innovazione spagnolo, ISGlobal, Medical Research Council-UK e da Horizon 2020 Project Exhaustion dell’Unione Europea.

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