Clima e biomedicina, l’impresa dei ricercatori 9 mesi in Antartide/VIDEO

Concordia
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Se in Italia stiamo facendo i conti con settimane di gelo, il pensiero va al drappello dei ricercatori del team internazionale (ci sono anche 5 italiani) che stanno iniziando una missione di 9 mesi in isolamento, in Antartide, per condurre ricerche ed esperimenti su clima, glaciologia, fisica e chimica dell’atmosfera e biomedicina. 

A ospitarli la base italo-francese Concordia, a 3.300 metri di altitudine nel continente antartico. Si tratta della 19a campagna invernale del programma nazionale di ricerche in antartide (Pnra), finanziato dal ministero dell’Università e della Ricerca e gestito da Enea (per l’organizzazione e la logistica) e Cnr (per il coordinamento scientifico).

Protagonisti, 12 ricercatori selezionati ad hoc: 5 italiani del Pnra, 6 francesi dell’Istituto polare Paul Emile Victor (IPEV) e 1 medico tedesco dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa). Durante tutto l’inverno polare la stazione non sarà più raggiungibile a causa delle temperature esterne proibitive, che possono scendere fino a -80°C.


L’inizio del winterover coincide ogni anno con la chiusura della stazione costiera Mario Zucchelli a Baia Terra Nova, che serra i battenti per riaprire il prossimo ottobre con l’arrivo del contingente della nuova spedizione estiva.

Bandiera ammainata per la la chiusura della stazione costiera Mario Zucchelli a Baia Terra Nova

 

Nel corso dell’attuale campagna sono stati condotti oltre 50 progetti di ricerca su scienze dell’atmosfera, geologia, paleoclima, biologia, oceanografia e astronomia, nonostante le difficoltà causate dal ridotto spessore del ghiaccio. I dati raccolti in Antartide saranno elaborati e analizzati nei laboratori di diversi enti di ricerca e università italiane.

Dopo la chiusura della base Zucchelli, le attività di ricerca proseguono, oltre che a Concordia, anche a bordo della nave Laura Bassi, impegnata nella seconda campagna oceanografica nel Mare di Ross con studi dedicati alla geofisica e rilievi idrografici, in collaborazione con l’Istituto Idrografico della Marina Militare, incentrati sulla mappatura dei fondali marini e la realizzazione di carte per la sicurezza della navigazione.

Proprio la rompighiaccio italiana, di proprietà dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale nei giorni scorsi ha segnato un record mondiale, toccando il punto più a Sud dell’emisfero raggiungibile via nave. Le condizioni del mare, straordinariamente libero dai ghiacci, hanno consentito ai ricercatori di effettuare importanti analisi, profilature e attività di pesca scientifica. La Laura Bassi rientrerà al porto di Lyttelton in Nuova Zelanda i primi di marzo (è attesa in Italia per la seconda metà di aprile).

“Siamo molto soddisfatti per l’esito della 38a spedizione” estiva, “che ha segnato una serie di successi per la ricerca italiana in Antartide, nonostante imprevisti e difficoltà”, commenta Elena Campana, responsabile Unità tecnica Antartide dell’Enea. “L’impossibilità di atterrare in prossimità delle Stazione Mario Zucchelli, a causa del ridotto spessore del ghiaccio marino, ci ha costretto a riprogrammare buona parte delle attività della campagna, ma al tempo stesso ha accelerato il primo atterraggio sulla pista semi-preparata su morena, per la quale Enea lavorava da anni insieme all’Aeronautica Militare e in collaborazione con Vigili del Fuoco. Una pista destinata a diventare in Antartide un hub internazionale al servizio della ricerca scientifica, non solo italiana”.

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