Ecco Mistral, il dispositivo che fa lo screening del respiro

Laura Facchini, ricercatrice di Predict
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Il progetto di un’azienda innovativa di Bari – raccontato da una giovane ricercatrice del Sud – che punta a individuare la presenza di alcune malattie dalle tracce che lasciano nel respiro. Sul numero di febbraio di Fortune Italia.

Analizzare il respiro delle persone per individuare ‘spie’ di eventuali malattie. Sembra fantascienza, ma il dispositivo esiste già: si chiama Mistral ed è stato messo a punto da un’azienda di Bari: Predict Srl. La società, specializzata in tecnologie innovative per la salute, ha registrato un fatturato di oltre 4 mln di euro nel 2021 e conta 16 dipendenti, con un’età media di 38 anni.

A raccontare la storia di Mistral è una giovane ricercatrice, Laura Facchini. Pugliese, 36 anni, è la dimostrazione vivente del fatto che anche al Sud si può fare ricerca (e impresa). “Il nostro è un campionatore che permette di raccogliere il respiro su una cartuccia, che poi analizziamo nel Mistral Lab. A differenza dei ‘nasi elettronici’, noi otteniamo un identikit molto più dettagliato del respiro, grazie ad un ampio portafoglio di molecole, circa 200, per capire come l’espirato varia nelle diverse patologie”. Obiettivo,  individuare la presenza di alcune malattie dalle tracce che queste lasciano nel nostro respiro. I ricercatori in questi anni hanno lavorato sul tumore al polmone e al colon-retto. “Abbiamo iniziato anche gli studi sul tumore al pancreas e stiamo collaborando con il Policlinico di Bari per il cancro al seno e quello della prostata”.

Dall’analisi viene fuori un cromatogramma, una sorta di impronta digitale che racchiude “le informazioni su ciò che è contenuto nel respiro del paziente” in quel momento. Una mole di dati, per leggere i quali “stiamo sviluppando anche sistemi di intelligenza artificiale”, aggiunge.

Facchini ha iniziato a lavorare su questa applicazione  insieme a Predict nel 2017, quando era dottoranda in Chimica analitica all’Università di Bari. Il progetto era ambizioso: perfezionare il campionatore per trovare i pattern di molecole riconducibili a diverse patologie, oggi identificate con esami spesso complessi, invasivi e anche costosi.

È, ad esempio, il caso del tumore del colon-retto. “Per lo screening – ricorda la ricercatrice – viene esaminato il sangue occulto nelle feci, che dà una percentuale di falsi positivi sottoposti poi a colonscopia, con costi elevati per il sistema sanitario e disagio per i pazienti. Con l’analisi del respiro si potrebbe effettuare uno screening preliminare” indolore, “con risultati più specifici”. Per altre patologie, come il tumore del polmone, non c’è nessuna tecnica di screening.

Ma a che punto è la ricerca? “Abbiamo segnali positivi su alcuni marker”, risponde Facchini. Il team collabora con il Centro regionale del Respiro di Bari. L’apparecchio è stato brevettato e “siamo in fase di validazione su grandi numeri”.

 

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