Fumo, conto alla rovescia per le nuove regole

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Orazio Schillaci l’aveva detto a chiare lettere, in occasione dei venti anni della ‘legge Sirchia’: “Intendo proporre l’aggiornamento e l’ampliamento della legge 3/2003 per estendere il divieto di fumo in altri luoghi all’aperto in presenza di minori e donne in gravidanza, eliminare la possibilità di attrezzare sale fumatori in locali chiusi, estendere il divieto anche alle emissioni dei nuovi prodotti come sigarette elettroniche e prodotti del tabacco riscaldato, estendere il divieto di pubblicità ai nuovi prodotti contenenti nicotina”.

Una dichiarazione d’intenti, quella del ministro della Salute, che è stata messa nero su bianco e presto potrebbe diventare realtà. La stretta contro il fumo da sigaretta, ma anche contro le e-cig ed i prodotti da tabacco riscaldato, è contenuta in una bozza i cui contenuti sono stati anticipati dal quotidiano ‘La Stampa’.

La bozza

Come aveva preannunciato il ministro, le nuove norme dovrebbero prevedere lo stop al fumo, incluse le e-cig, nei dehors, alle fermate dei mezzi pubblici e anche nei parchi se sono presenti bambini e donne incinte.

Insomma, il divieto di fumo per tutti i tipi di sigarette riguarderebbe non solo l’interno dei locali ma anche l’esterno. Non si potrebbe più fumare (nemmeno le sigarette elettroniche) ai tavolini all’aperto di bar e ristorante, o alle fermate di metro, bus, treni e traghetti. Per tavoli e tavolini esterni si dovrebbero creare aree riservate. Non solo: dovrebbero essere eliminate le sale fumatori negli aeroporti.

I tempi del provvedimento

I nuovi divieti potrebbero essere previsti in un disegno di legge di iniziativa governativa o in un altro provvedimento in sede di approvazione. Che non avrà vita facile, se le cose andranno come per la legge Sirchia. “E’ facile prevedere – aveva detto un mese fa Girolamo Sirchia a Fortune Italia – che ci saranno resistenze e opposizioni. Mi auguro che il ministro Schillaci possa andare avanti e, anzi, lo spero, considerati gli ultimi dati”.

I numeri del fumo

La legge Sirchia è riuscita ridurre significativamente il numero di fumatori in Italia. Ma poi la pandemia ha cambiato le cose: se tra il 2003 e il 2020 la quota di fumatori nella popolazione con più di 15 anni era scesa dal 33% al 22%, tra il 2020 e il 2022 il dato è tornato a salire a quota 24,2%. In termini assoluti, 800mila fumatori in più rispetto agli 11,6 milioni di due anni fa.

L’oncologo

“Fumare danneggia sia chi lo fa sia chi gli è vicino. Esistono ormai molte ricerche che lo confermano ma, nonostante i divieti degli ultimi anni, i danni del fumo continuano crescere“, sottolinea a Fortune Italia Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine di Philadelphia e professore di Anatomia ed Istologia Patologica all’Università di Siena.

Un’insidia in particolare per i giovanissimi: chi inizia a fumare nella prima adolescenza ha un rischio 3-4 volte maggiore di manifestare un tumore a 60 anni rispetto a chi inizia in età adulta (superiore ai 25 anni), come ricorda l’Istituto superiore di sanità.

“Cercare di proteggere le persone e ridurre questa situazione che provoca oltre un caso di tumore su tre è fondamentale – aggiunge l’oncologo – Negli ultimi anni c’è stato un rallentamento del calo dei fumatori e abolire il fumo nelle aree aperte affollate è importante. Quanto all’uso della sigaretta elettronica, se è un mezzo per smettere è un conto, ma se diventa un veicolo per iniziare diventa un problema. Il fumo passivo poi – ricorda Giordano – è sempre dannoso, ma nel caso delle donne in gravidanza o persone con problemi respiratori lo è in modo particolare”.

Antonio Giordano

Un aspetto sottovalutato, secondo l’oncologo, è quello dei danni all’ambiente: “Pensiamo solo alle cicche nei parchi, sulle spiagge e nelle acque”.

I costi sociali e sanitari

“Gli ultimi numeri ufficiali registrano in Italia una abnorme crescita nel numero di fumatori di sigarette a tabacco riscaldato, che passa dall’1,1% della popolazione del 2019 al 3,3% del 2022 (circa 1.700.000 persone), con un aumento del +200% in appena due anni. Più di una persona su tre (il 36,6%) le considera tuttavia meno dannose di quelle tradizionali – scandisce il presidente della Sociatà italiana di medicina ambientale (Sima), Alessandro Miani – Il fumo rappresenta la più grande minaccia per la salute umana e provoca in modo diretto più decessi di alcol, droga, incidenti stradali, aids, omicidi e suicidi messi insieme. In Italia i decessi legati al fumo sono oltre 93.000 ogni anno, il 20,6% del totale di tutte le morti tra gli uomini e il 7,9% del totale di tutte le morti tra le donne. Il costo sociale e sanitario per la collettività determinato dal fumo è pari in Italia a oltre 26 miliardi di euro ogni anno”.

Una strada in salita

Già ha chiarito la sua posizione il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che definisce la stretta sul fumo “esagerata”: “Le sigarette elettroniche stanno aiutando tanta gente ad abbandonare quelle normali. Da ex fumatore che ha smesso 4 anni fa, il divieto di fumarle all’aperto appare esagerato. Voi che dite?”, ha scritto su Twitter il segretario della Lega. Sicuramente al bar o alla fermata dell’autobus si discute fra pro e contro.

A schierarsi a favore di Schillaci è il suo predecessore: “Sono felice che si parli di questi temi: quando si tratta di una sostanza che accorcia la vita dei fumatori rispetto ai non fumatori di 10 anni – ci aveva detto Sirchia – non posso che rallegrarmi che ci sia di nuovo attenzione. Auguro al ministro Schillaci di avere successo”.

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