Vaiolo delle scimmie: vaccinazione con valutazione del rischio

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A distanza di quasi un anno dal picco di casi di vaiolo delle scimmie registrati a livello mondiale e in Europa, l’Ecdc (European centre for disease prevention and control) torna sull’argomento per ribadire da un lato l’efficacia della vaccinazione sia preventiva che post esposizione al virus, dall’altro l’opportunità che le campagne di vaccinazione poste in atto nei diversi Paesi del Vecchio Continente siano rivolte specificamente alle categorie di persone a reale rischio di contagio.

Come aveva sottolineato l’epidemiologo dell’Università Campus Bio-Medico Massimo Ciccozzi, che Fortune Italia aveva intervistato sul tema del vaiolo delle scimmie, si tratta di una malattia che si manifesta con la comparsa di vescicole sotto la pianta delle mani e dei piedi. Ed è in generale di modesta gravità, dal momento che “si tratta di una malattia autolimitante, che guarisce da sola nell’arco di due-tre settimane”.

Come per tutte le infezioni, bisogna tenere sotto controllo il diffondersi del contagio, che avviene principalmente attraverso il contatto con fluidi biologici. E in misura minore respirando i droplets, le goccioline aerosol prodotte mentre si parla o si starnutisce, di persone che si trovano nella fase acuta dell’infezione.

Quindi il rischio più elevato è collegato a rapporti sessuali non protetti. In particolare, hanno rilevato i dati epidemiologici sinora a disposizione, nei maschi che hanno rapporti omosessuali.

Secondo quanto riportato pochi giorni fa nel documento “Public health considerations for mpox in EU/EEA countries” dell’Ecdc, al 3 aprile scorso l’Organizzazione mondale della sanità (Oms) registrava 86.913 casi di vaiolo delle scimmie – con prevalenza geografica nelle Americhe – il 24,4% dei quali in area europea. Qui, tra aprile 2022 e i primi di aprile 2023 i casi accertati di vaiolo delle scimmie sono stati 21.170, di cui sei con conseguenze mortali. Il 98% di tutte le infezioni si sono verificate a carico di giovani uomini tra 18 e 40 anni, la maggior parte dei quali omosessuali. Solo l’1,8% e lo 0,4% dei casi hanno invece riguardato rispettivamente donne e bambini.

Molto precise sono anche le rilevazioni riguardanti il tipo di esposizione al virus che ha determinato l’infezione. Si contano sulle dita di una mano i casi di positività al virus che hanno riguardato operatori sanitari e quelli relativi a personale di laboratorio, che probabilmente si sono infettati in ambiente lavorativo.

Ecco perché il messaggio di Ecdc alle istituzioni sanitarie delle nazioni europee è quello di calibrare le campagne vaccinali anti-vaiolo delle scimmie, dirigendole in modo mirato alle categorie di persone più a rischio. Ribadendo anche come la vaccinazione di massa contro questo virus non sia raccomandata.

Ma come può essere utilizzato il vaccino? Due le opportunità. O in prevenzione primaria, cioè per evitare di essere infettati qualora si venga a contatto con il virus – analogamente alla strategia vaccinale contro l’influenza stagionale – o dopo aver avuto certezza di esposizione al virus, per limitare il rischio di infezione dei contatti stretti della persona contagiata.

Le indicazioni di Ecdc ai Paesi europei sono quindi rivolte a spingere verso strategie di prevenzione primaria dirette a coloro che sono ad alto rischio di esposizione al virus. Quindi alla comunità gay, bisex e agli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini. Ancora, la vaccinazione preventiva contro il vaiolo delle scimmie è consigliata, nei Paesi in cui ciò è permesso, a coloro che lavorano nei luoghi promiscui dove si esercita il sesso a pagamento, perché potrebbero venire in contatto con biancheria e superfici su cui sono presenti fluidi biologici potenzialmente infetti.

Da valutare caso per caso invece la possibilità della vaccinazione preventiva di coloro che lavorano in ambiente sanitario o nei laboratori di analisi. Ancora, caso per caso, da valutare la vaccinazione di soggetti ad alto rischio per le possibili conseguenze di un’eventuale infezione, come le donne incinte e le persone immunodepresse.

Quanto alla “vaccinazione del giorno dopo”, quella post esposizione al virus, è da privilegiarsi per le persone che sono state a contatto con soggetti infetti, identificate attraverso un adeguato contact tracing. Tra coloro che potrebbero rientrare in questa categoria: partner sessuali, contatti domestici e operatori sanitari.

Importante anche ricordare che la vaccinazione post-esposizione al vaiolo delle scimmie è efficace solo se effettuata tra il quarto e il quattordicesimo giorno dopo il contatto con il virus, anche in assenza di sintomi.

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