Covid in Italia, i numeri e le nuove regole sulle mascherine

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Restano molto contenuti i numeri di Covid-19 in Italia. A dircelo sono gli ultimi dati del monitoraggio della Cabina di Regia diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità. In attesa che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dichiari la fine della pandemia, in Italia dal 1 maggio cambiano le regole Covid. La principale novità riguarda l’uso delle mascherine.

I numeri

E’ in diminuzione l’incidenza settimanale dei casi Covid a livello nazionale: siamo a 39 ogni 100.000 abitanti (21-27 aprile), contro i 48 su 100.000 della settimana precedente.

Nel periodo 5-18 aprile 2023, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,08 (range 0,85-1,37), in aumento rispetto al periodo precedente e di nuovo al di sopra della soglia epidemica.

Trend opposto per l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero: Rt=0,96 (0,91-1,02) al 18 aprile, contro Rt=1,07 (1,02-1,13) al 11 aprile.

In dettaglio, sono stati 27.982 i nuovi casi positivi nella settimana, con una variazione di +28,5% rispetto alla settimana precedente (21.779). Il report segnala anche 191 deceduti con una variazione di +48,1% rispetto alla settimana precedente (129).

Ospedali sotto controllo

Come abbiamo detto più volte, considerata la sottostima dei casi legata anche alle caratteristiche del virus, il dato da tenere sott’occhio è quello degli ospedali. Ebbene, come si legge nel report dell’Istituto superiore di sanità il tasso di occupazione Covid in terapia intensiva è stabile all’1% (al 27 aprile) contro l’1% (20 aprile).

L’occupazione in aree mediche a livello nazionale sale leggermente al 4,7% dal 4,5%, ma i numeri restano contenuti.

Le nuove regole sulle mascherine

Scomparse al cinema, a teatro e sui mezzi pubblici, l’obbligo di utilizzare le mascherine resterà nelle Rsa, nei reparti ospedalieri di malattie infettive e nei Pronto soccorso. Il ministro della Salute Orazio Schillaci detta le nuove regole con un’apposita ordinanza: la precedente, che prevedeva l’obbligo di mascherine nelle Rsa e negli ospedali, scadrà infatti il 30 aprile.

Nelle zone in cui il dispositivo di protezione anti-Covid non sarà più obbligatorio, l’idea – riferisce Adnkronos Salute – è di lasciare una raccomandazione all’uso se sono presenti anziani, pazienti fragili e immunodepressi. La decisione finale spetterà comunque ai direttori sanitari degli ospedali, ai direttori medici delle strutture territoriali e a medici di famiglia e pediatri nei loro studi e nelle sale d’attesa.

In Pronto soccorso arriva la conferma dell’obbligo di indossare la mascherina per i pazienti con sintomi respiratori e i contatti come il personale, altri pazienti e parenti, nel rispetto dei percorsi già seguiti. Né obbligo né raccomandazione al bar, in mensa e nelle sale di aspetto degli ospedali.

L’ordinanza

La nuova ordinanza, firmata dal ministro Schillaci, all’articolo 1 stabilisce l’obbligo “di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie ai lavoratori, agli utenti e ai visitatori delle strutture sanitarie all’interno dei reparti che ospitano pazienti fragili, anziani o immunodepressi, specialmente se ad alta intensità di cura, identificati dalle Direzioni Sanitarie delle strutture sanitarie stesse. L’obbligo è esteso ai lavoratori, agli utenti e ai visitatori delle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali, comprese le strutture di ospitalità e lungodegenza, le residenze sanitarie assistenziali, gli hospice, le strutture riabilitative, le strutture residenziali per anziani, anche non autosufficienti, e comunque le strutture residenziali di cui all’art. 44 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017. 2”.

Nei reparti delle strutture sanitarie diversi da quelli indicati e nelle sale di attesa, “la decisione sull’utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie da parte di operatori sanitari e visitatori resta alla discrezione delle Direzioni Sanitarie, che possono disporne l’uso anche per tutti coloro che presentino sintomatologia respiratoria”.

“Non sono previste analoghe misure per quanto riguarda i connettivi e gli spazi ospedalieri comunque siti al di fuori dei reparti di degenza”.

Per quanto riguarda gli ambulatori medici, la decisione sull’utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie resta alla discrezione dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta.

La decisione sull’esecuzione di tampone diagnostico per infezione da Sars-CoV-2 per l’accesso ai Pronto soccorso è rimessa alla discrezione delle Direzioni Sanitarie e delle Autorità Regionali.

Non hanno l’obbligo di indossare il dispositivo di protezione delle vie respiratorie: a) i bambini di età inferiore ai sei anni; b) le persone con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina, nonché le persone che devono comunicare con una persona con disabilità in modo da non poter fare uso del dispositivo.

La nuova ordinanza su Covid-19 sarà in vigore dal 1 maggio al 31 dicembre 2023.

L’analisi di Cartabellotta

“Sull’obbligo di mascherine in ospedale alla fine ha prevalgono le evidenze scientifiche e il buon senso”, sintezza Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe.  L’ordinanza conferma infatti “l’obbligo per lavoratori, utenti e visitatori in tutti i reparti ospedalieri con pazienti fragili, anziani o immunodepressi, specialmente se ad elevata intensità di cura”. E lascia alle Direzioni Sanitarie degli ospedali la responsabilità di identificare i reparti a rischio, “oltre che la decisione di estendere l’obbligo ad altri reparti e alle sale di attesa. In altre parole, le uniche aree ospedaliere dove non potrà essere previsto alcun obbligo sono i connettivi e le aree al di fuori dei reparti di degenza”.

“Viene confermato l’obbligo di mascherina per lavoratori, utenti e visitatori di tutte le strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali, visto il maggior rischio del contagio per età e fragilità dei pazienti assistiti nelle strutture di lungodegenza, Rsa, hospice, strutture riabilitative e residenziali per anziani”, prosegue il presidente Gimbe.

Quanto agli ambulatori, la decisione viene lasciata alla discrezione di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta. “Una decisione discutibile – sostiene Cartabellotta – perché la variabilità degli approcci rischia di disorientare gli assistiti sino a condizionarne scelte pratiche: ad esempio mantenere o ricusare il proprio medico di famiglia a seconda che disponga, o meno, l’obbligo della mascherina nel proprio ambulatorio”.

Quanto alla decisione sull’esecuzione di tampone diagnostico per infezione da Sars-CoV-2 per l’accesso ai Pronto soccorso (lasciata alla discrezione di Regioni e Aziende sanitarie), secondo l’esperto si tratta di un approccio “pilatesco” che “sarà inevitabilmente condizionata dalle responsabilità sanitarie e dal principio di precauzione”.

Verso la fine della pandemia

L’ordinanza limita l’obbligatorietà delle mascherine negli ospedali ai reparti a maggior intensità di cura e con i pazienti più fragili oltre alle Rsa. “Questo – ha detto Schilladi – testimonia che finalmente stiamo uscendo da questa terribile pandemia che ha limitato le nostre vite negli ultimi tre anni e confido molto che il prossimo 20 maggio anche l’Oms dichiari la fine della pandemia”.

 Dopo tre anni il virus fa sempre meno paura, nuove insidie per la salute si affacciano all’orizzonte e il ritorno alla normalità è sempre più completo. La speranza è quella di aver imparato qualcosa in questi anni durissimi. Pensiamo all’approccio One Health, all’importanza della prevenzione e a quella della ricerca. Purtroppo tendiamo ancora a occuparci della salute solo quando viene a mancare.

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