Anziani tra digital divide e tech, l’esperienza a Genova

anziani tech
Aboca banner articolo

Da tre a quattro milioni di anziani, in Italia, vivono in condizioni di fragilità. E mentre la medicina consente di prolungare l’esistenza, le cronicità e le disabilità si fanno sempre più pesanti, anche per il progressivo scemare della rete di familiari ed amicizie che in qualche modo permette di preservare l’ambito sociale nella terza età.

Prima i tagli al sistema del welfare e poi la pandemia hanno pesantemente limitato le opportunità di supporto e la “crisi” sanitaria della pandemia ha purtroppo colpito le aree meno protette, come quella del sostegno alle fragilità. Contromisure? La tecnologia informatica può diventare uno degli strumenti per superare questi gap. Ma occorre che gli anziani la sappiano utilizzare. E su questo c’è molto da fare.

Purtroppo esiste una sorta di “divide” digitale che distanzia la terza età, ancora molto acerba in termini di competenze digitali. Covid-19, con relativi lockdown e distanziamento, ha sicuramente aggravato il senso di esclusione e solitudine negli anziani, specie se fragili. Ma ha anche rappresentato un’occasione per dare alla luce progetti e iniziative originali, capaci di basarsi sull’educazione “Peer to Peer” e di porre in prima fila proprio i bisogni di una terza età che necessita di coinvolgimento, conoscenza e ampliamento delle competenze digitali. 

E’ in questa logica che, in un’area metropolitana, si è sviluppata l’iniziativa “Generazione uno punto cinque”, realizzato da Helpcode, organizzazione non governativa con sede a Genova che opera in Italia e in altri 11 Paesi tra Europa, Africa e Asia. Si tratta di un progetto mirato a migliorare le competenze digitali della popolazione anziana e, al contempo, contrastare il senso di isolamento e di emarginazione con uno scambio di conoscenze e abilità tra generazioni.

L’iniziativa, finanziata da Fondazione Carige, si è svolta, con un target ben preciso negli over-70, in un municipio di Genova, il quinto. Grazie all’azione dei formatori i ragazzi dagli 11 ai 14 anni hanno ideato contenuti e materiali che hanno poi presentato agli anziani, in un progetto formativo che nasce dal combinato disposto di individuazione dei bisogni specifici della terza età ed elaborazione di strategie condivise di formazione.

Al termine del percorso formativo è stato poi organizzato un sistema di tutoraggio personalizzato in cui a ogni anziano è stato affiancato un ragazzo. In caso di necessità, il giovane diviene una sorta di moderno “Virgilio” capace di guidare quello che potrebbe essere il nonno nell’uso della tecnologia, contribuendo alla promozione di relazioni intergenerazionali forti in grado di contrastare l’isolamento della popolazione anziana.

L’iniziativa ha compreso, nella prima fase sperimentale, 42 over 70 che hanno avuto accesso a percorsi di alfabetizzazione digitale e 3 classi di scuola secondaria di primo grado che hanno progettato e realizzato corsi di alfabetizzazione digitale rivolti alla popolazione over 70. I primi risultati sono sicuramente molto interessanti, e già si stanno sviluppando iniziative simili in altre realtà, basate su un tutoring intergenerazionale personalizzato.

Non dobbiamo mai dimenticare, come si fa sapere da Helpcode, che “una grossa fetta di popolazione anziana prima dell’arrivo del lockdown non aveva mai avuto a che fare con un device digitale come un computer, un tablet o uno smartphone”. 

Ma non basta. Oltre ad avvicinare gli over 70 alla realtà digitale e contrastarne l’isolamento sociale, il progetto aveva anche l’obiettivo di favorire un dialogo e uno scambio generazionale, mettendo in relazione due mondi molto diversi tra loro, che spesso comunicano a fatica.

Grazie allo scambio di conoscenza tra le generazioni, si è potuto confermare che “non esiste un insegnamento univoco, tutti possiamo insegnare e imparare nello stesso momento”. Vengono alla mente, rileggendo questa esperienza, i punti chiave del decalogo messo a punto dall’Associazione Italiana di Psicogeriatria (Aip), che ha stilato dieci obiettivi per i decisori politici. Tra questi c’è sicuramente la necessità di individuare operatori preparati umanamente e tecnicamente per la cura degli anziani fragili, senza considerare esclusivamente l’età anagrafica.

“È necessario considerare tra i criteri per la ripartizione del Fondo Sanitario Nazionale -scrivono gli esperti – la deprivazione sociale, indicatore di svantaggio in termini di istruzione, di capacità economica e di relazioni”.

Ma è soprattutto sull’accesso ai servizi, mediato da strumenti come tablet e smartphone, che occorre superare limiti pesanti per una terza età cresciuta con la cultura pre-digitale. Così ricordano gli esperti, “particolare attenzione va posta alla sfida alla solitudine e all’impiego delle nuove tecnologie, per evitare che chi è fragile si senta escluso, anche con programmi di digitalizzazione diffusi nel territorio”. L’esperienza genovese è un prototipo realizzato di laboratorio sociale. Da condividere. E, se possibile, ripetere. Come sta avvenendo. Perché l’anziano è costruttore di futuro. 

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.