Garijo (Merck): “L’Europa può vincere la sfida dell’innovazione”

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Dopo la fine dell’emergenza sanitaria internazionale legata a Covid-19, l’Europa si trova a fronteggiare non poche sfide, dal conflitto fra Russia e Ucraina all’inflazione, fino alla concorrenza da Oriente e Occidente sul fronte dell’innovazione. Ma l’Ue possiede almeno tre elementi chiave per vincere queste sfide. Ne è convinta Belén Garijo, presidente e Ceo dell’azienda chimica e farmaceutica Merck, che ne parla in una lunga analisi all’indomani della Giornata dell’Europa.

Con sede legale a Darmstadt, in Germania, Merck KGaA è un’azienda con alle spalle secoli di storia (fu fondata nel 1668) e solide radici nel Vecchio Continente. Negli ultimi 355 anni – sottolinea Garijo parlando all’Adnkronos – l’Europa e Merck hanno condiviso molti viaggi. Come in ogni buona amicizia, mi piace pensare che siamo più forti l’uno grazie all’altro e ai valori che ci legano. E da spagnola che vive in Germania e dirige un’organizzazione scientifica e tecnologica globale, con sedi in tutti gli Stati membri, sono un’orgogliosa cittadina dell’Europa”. 

Emanuel-Merck-Platz con l’Innovation Center e gli headquarters Merck a Darmstadt, Germania/Credits Merck

Ma oggi gli equilibri internazionali sono cambiati, e il Vecchio Continente sta perdendo il suo vantaggio. “Il gap di innovazione si sta allargando tra l’Europa e gli altri centri industriali globali. Allo stesso tempo, è sempre più difficile per un’azienda fare investimenti strategici all’interno degli Stati membri dell’Ue”, rileva la Ceo.

Ricca diversità scientifica, forza delle reti di innovazione europee all’interno e all’esterno dei confini, capacità di offrire alle imprese locali e globali un campo di gioco uguale per tutti, il tutto in un quadro normativo semplificato. Sono questi i tre punti di forza che – attraverso una maggiore armonizzazione del mercato unico – garantiranno una resilienza a lungo termine per l’Unione Europea”, secondo Garijo.

Lo scenario è allarmante. Stando alla Tavola rotonda europea degli industriali (Ert) dall’inizio del millennio l’Europa ha perso circa il 30% della sua quota di mercato globale. E poiché altri Paesi ed aree geografiche continuano ad aumentare le dimensioni e la portata delle loro ambizioni in settori in crescita come le biotecnologie e la tecnologia digitale, la capacità di recupero europea sarà ulteriormente messa alla prova. “Ma non doveva andare così. La creazione di un mercato unico 30 anni fa – sostiene Garjio – avrebbe dovuto unire tutti gli europei e rendere l’Unione più competitiva sulla scena mondiale”.

Cosa è accaduto? “Possiamo essere orgogliosi di molte cose. L’Ue ha dato a 743,5 milioni di persone la libertà di vivere, studiare o lavorare ovunque in uno dei mercati più grandi del mondo. Ha vinto il Premio Nobel per la pace e ha guidato il mondo in riforme ambientali e sociali fondamentali. Non c’è dubbio che l’Ue sia più forte insieme di quanto lo sarebbe stata da sola. Tuttavia, quello che nel 1993 era un vantaggio competitivo per l’Ue, oggi non è più sufficiente. Il gap di innovazione tra l’Europa e gli altri centri industriali globali si sta allargando’’, ribadisce.

Negli ultimi mesi, racconta la manager, “ho visitato numerosi centri di innovazione globale in Paesi come gli Stati Uniti, il Giappone, la Corea e Israele. È impossibile ignorare la fiducia e l’interconnessione che esiste tra le parti interessate pubbliche e private che collaborano in programmi a lungo termine per un vantaggio reciproco. I programmi governativi e i relativi bilanci sono sviluppati in modo olistico non solo per raggiungere gli obiettivi strategici, ma anche per farlo in modo più attraente rispetto alla concorrenza”.

Di contro nell’Ue “si si ha l’impressione che le aziende si trovino di fronte a scontri e confusione, anziché a uno spirito di collaborazione, dovendo fare i conti con costi relativamente elevati, complessità e burocrazia. Troppo spesso le regole prevalgono sulla realtà”.

E’ il caso dell’European Green Deal Industrial Act e il Net-Zero Industry Act, che “cercano di aumentare la competitività europea per un domani più sostenibile – evidenzia Garjio – soprattutto alla luce del nostro obiettivo comune di un’autonomia strategica aperta o di una cooperazione globale continua e senza rischi. Tuttavia, nessuna delle due leggi affronta la frammentazione del mercato unico. Non riescono a sfruttare il modo in cui le imprese e le tecnologie interagiscono sempre più tra i mercati e mancano della chiarezza e dell’audacia di altre sfere d’influenza in crescita”.

Semplificazione è la parola d’ordine in questo momento. L’Ue ha urgente bisogno di semplificare il suo quadro normativo, ridurre gli oneri amministrativi e rimuovere gli ostacoli agli investimenti. “Tuttavia, questo avverrà solo con un chiaro impegno a eliminare l’eccesso di regolamentazione – prosegue Garjio – L’invito è ad armonizzare le norme, ridurre i costi, rafforzare le infrastrutture e introdurre politiche industriali più olistiche per una crescita a lungo termine”.

Ma la Ceo di Merck ribadisce di essere ottimista, e sottolinea il continuo “investimento di miliardi di euro per espandere la nostra rete di stabilimenti in tutta l’area geografica”. La sua idea è che proprio la diversità scientifica, la collaborazione e i valori comuni siano la forza dell’Ue. “I programmi di investimento e innovazione dovranno diventare più competitivi rispetto ai player internazionali in settori prioritari come i semiconduttori – elenca Belén Gaijo – le tecnologie digitali e le biotecnologie. L’entità del bilancio di questi programmi destinati a stimolare la crescita e gli investimenti a lungo termine è importante. Ed è importante che diventino più semplici, più rapidi e più prevedibili”.

“Sebbene le politiche industriali abbiano ancora bisogno di più rispetto e attenzione per adattarsi al mondo moderno, l’Europa ha una solida base che la aiuterà a cavalcare le future ondate di innovazione. Questo mi porta” a quello che è “forse il più importante dei vantaggi principali dell’Europa: la sua capacità di offrire alle imprese locali e globali un campo di gioco uguale per tutti, in cui l’Europa possa essere una forza unificante che mostra come i partner locali e internazionali possano collaborare al meglio per generare vantaggio reciproco. Non vediamo l’ora di sederci attorno ai tavoli di Bruxelles per discutere di come i valori e le ambizioni europee possano essere allineati per il bene di tutti i cittadini”.

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