Adolescenti ‘stregati’ da web, social e videogame. Il focus

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Incollati tutto il giorno al telefonino o al pc, surfando da videogame e chat. Almeno 700 mila adolescenti italiani vivono ‘strafatti’ di TikTok, Instagram, Twitch, rischiando di perdere il senso della realtà, finire per isolarsi e a incappare in diversi problemi di salute e a scuola.

La stima arriva da un recente studio italiano, promosso dal Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio e dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità, discusso dagli esperti riuniti per il convegno congiunto Sinpf (Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia) e Sinpia (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) dal titolo: “Psicofarmacologia clinica in età evolutiva: efficacia, sicurezza e implicazioni di trattamento nelle successive età della vita” a Cagliari.

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Il disagio di una generazione

“I ragazzi oggi sono più spesso vittime di ansia e depressione, meno inseriti nel tessuto sociale e contemporaneamente esposti a stimoli tecnologici radicalmente diversi rispetto ai coetanei di appena vent’anni fa – ha detto Claudio Mencacci, Co-Presidente Sinpf e direttore emerito di Neuroscienze all’Ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano – Pandemia, guerre, crisi ambientali ed economiche stanno amplificando un disagio che era già presente: la progressiva riduzione della socializzazione, la diminuzione delle relazioni affettive e di esperienze tipiche del percorso di crescita sono tutti fenomeni in continua crescita negli ultimi anni, così come la crescente pressione per la performance”.

L’ancora del mondo virtuale

“I ragazzi oggi sono impauriti, disorientati e trovano nel web, sui social, nei videogiochi un mezzo per alleviare la sofferenza, la paura, l’incertezza – ha evidenziato Matteo Balestrieri, co-presidente Sinfp e professore di psichiatria all’Università di Udine – finendo per diventarne dipendenti”.

Cosa fare, allora? Per Balestrieri occorre “puntare sulla prevenzione, aumentando l’attenzione sulla salute mentale dei giovanissimi in famiglia e a scuola. Occorre osservarli, a casa e in classe, per cogliere i segnali del disagio, imparando a discriminare i segni che sono parte del fisiologico percorso dell’adolescenza dagli indicatori di un disturbo psicologico o una dipendenza comportamentale come quella da videogiochi, internet o social”.

Un problema in aumento e i segnali spia

“La frequenza di un utilizzo problematico di internet, videogame, social e piattaforme è elevata e in aumento – ha detto uno degli autori dello studio, Stefano Berloffa dell’UOC di Psichiatria e Psicofarmacologia dell’Età Evolutiva, Irccs Fondazione Stella Maris di Pisa – La dipendenza da videogiochi, per esempio, è riconoscibile da vari segni: l’impiego nei momenti di stress, sintomi di astinenza, l’abitudine a mentire sull’uso, la perdita di controllo e degli altri interessi. Spesso si associa ad ansia, depressione, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi dello spettro autistico o da deficit di attenzione e iperattività. In Asia, per esempio, dove il fenomeno è particolarmente preoccupante, si sono previste misure come il ‘coprifuoco’ per i videogame dalle 22 alle 8 del mattino, o consultori specializzati per imparare a vivere senza internet”.

Come si interviene

Queste moderne dipendenze “non sono diverse dalle dipendenze dalle droghe d’abuso: sono coinvolte le stesse aree cerebrali e gli stessi neurotrasmettitori, dopamina e serotonina – ha concliso Marco Pistis, della Divisione di Neuroscienze e Farmacologia Clinica dell’Università di Cagliari – Una volta diagnosticato il problema, è indispensabile aiutare i ragazzi a riprendere il controllo della loro vita attraverso trattamenti adeguati. A oggi si interviene soprattutto con terapia familiare e cognitivo-comportamentale, vi sono certamente anche terapie farmacologiche sicure ed efficaci, ma servirebbe puntare soprattutto sulla prevenzione”.

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