Microbiota, il ruolo dell’asse intestino cervello nella neuroinfiammazione

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Negli ultimi decenni è stato dimostrato il ruolo chiave svolto dal microbiota intestinale nelle attività del sistema nervoso centrale. Diversi studi hanno approfondito e definito alcuni dei meccanismi attraverso i quali il cervello è in grado di interfacciarsi con l’intestino, descrivendo e caratterizzando l’“asse intestino-cervello”.

L’importanza di questo asse è stata messa in luce principalmente nella ricerca delle cause correlate alle malattie neurodegenerative e psichiatriche. Tale asse è coinvolto anche nello sviluppo neurologico e nelle patologie tipiche dell’invecchiamento. L’interazione tra l’intestino ed il cervello è confermata dal fatto che la modifica del microbiota intestinale può avere un impatto sulle diverse funzioni e attività del sistema nervoso centrale. 

Il cervello comunica con l’intestino attraverso numerose “strade”: attraverso il sistema immunitario, mediante la produzione degli acidi grassi a catena corta, attraverso il sistema nervoso autonomo, per mezzo dei neurotrasmettitori e, infine, mediante la produzione di peptidi gastrici prodotti da cellule endocrine specializzate del tratto gastrointestinale. Pertanto, l’intestino è considerato un “secondo cervello”.

I batteri e gli altri microrganismi che colonizzano il nostro intestino e che compongono quello che viene chiamato il “microbiota intestinale”, svolgono numerosissime azioni benefiche per l’organismo umano. Il corretto equilibrio intestinale sembrerebbe, infatti, essere necessario per il mantenimento dello stato di salute dell’uomo.

Per “microbiota intestinale” si intende l’insieme dei microrganismi che colonizzano il tratto gastrointestinale umano. Questa comunità dinamica comprende prevalentemente specie batteriche e, in misura minore, funghi, parassiti e, in misura ancora minore, virus.

In un individuo adulto ci sono quasi diecimila miliardi di batteri nell’intestino che appartengono a dieci milioni di specie differenti di microorganismi. In altre parole, il corpo umano contiene quasi tanti batteri quante cellule umane.

Il microbiota intestinale si sviluppa durante l’infanzia e la sua composizione dipende da numerosi fattori quali: la genetica, la modalità di parto e di allattamento, il tipo di alimentazione, l’età anagrafica, il sesso, l’indice di massa corporea, il grado di attività fisica, l’utilizzo di farmaci e antibiotici, la presenza di condizioni patologiche croniche, etc. Questa popolazione di microrganismi svolge numerosi effetti benefici per l’organismo e per il nostro cervello. In particolare, il microbiota intestinale ha una funzione protettiva, ossia impedisce la radicazione di batteri patogeni; è fondamentale per la corretta digestione ed assorbimento degli alimenti; è indispensabile per la produzione di alcuni micronutrienti, come l’acido folico, la vitamina K e alcune vitamine del gruppo B; modula il nostro sistema immunitario; infine, produce una serie di molecole indispensabili per la nostra salute e per il nostro cervello, come gli acidi grassi a catena corta. 

Recenti studi hanno messo in luce come gli acidi grassi a catena corta sembrerebbero essere i principali “attori” della comunicazione tra l’intestino e il cervello. Gli acidi grassi a catena corta sono molecole prodotte dai batteri “buoni” dell’intestino a partire dalla fermentazione saccarolitica di molecole proveniente da fonti alimentari, come la fibra. Gli acidi grassi a catena corta esercitano una importante azione anti-infiammatoria, In particolare, sono in grado di modulare e contrastare la neuro-infiammazione attraverso meccanismi ancora poco noti. Grazie alla modulazione del sistema immunitario, gli acidi grassi a catena corta riducono la neuro-infiammazione e il rischio di patologie neuro-psichiatriche.

Proprio come i batteri intestinali “buoni” preservano la salute dell’individuo, la presenza di alcuni batteri intestinali “cattivi” può essere associata all’insorgenza di patologie infiammatorie croniche. In particolare, tali microrganismi possono produrre molecole pro-infiammatorie, le quali attivano una serie di reazioni a cascata del nostro sistema immunitario che sintetizzano ulteriori molecole infiammatorie, responsabili della formazione di uno stato infiammatorio cronico, non solo a livello intestinale ma, per mezzo del torrente ematico, anche a livello di diversi organi e tessuti. Tale infiammazione può dunque essere responsabile di molte condizioni patologiche croniche, tra cui l’obesità, l’aterosclerosi, il diabete mellito di tipo 2 e le malattie neuro-infiammatorie, come la malattia di Alzheimer e il morbo di Parkinson. 

Risulta perciò fondamentale preservare l’equilibrio del microbiota intestinale, impedendo la radicazione di batteri “cattivi” pro-infiammatori. Ma come? Seguendo uno stile di vita sano ed attivo, volto al mantenimento del peso corporeo ideale, seguendo un’alimentazione bilanciata secondo i principi della dieta Mediterranea, praticando regolare attività fisica, bevendo molta acqua, evitando l’abuso di bevande alcoliche, di fumo di sigaretta e di antibiotici. 

*Annalisa Noce, Professore Associato di Nefrologia presso l’Università degli Studi di Roma, Tor Vergata.

 

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