“Superare le disomogeneità, promuovere una diffusa capillarità dei punti vaccinali e una maggiore proattività per raggiungere gruppi di popolazione ad alto rischio o difficilmente raggiungibili. Puntando su farmacie, ospedali, hub e Rsa“. Sono questi gli obiettivi del nuovo Piano Vaccinale 2023-25, il primo dopo l’era Covid, riassunti dal ministro della salute Orazio Schillaci.
Dopo che per ben due volte non si era riusciti a trovare un’intesa, la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome si è accordata sul nuovo Pnpv. Un Piano che è in realtà in continuità col precedente, e prevede l’allargamento dell’offerta vaccinale e del numero di vaccini da somministrare per assicurare la copertura a tutti i soggetti a rischio, anche attraverso l’utilizzo di vaccini innovativi.
La vaccinazione intesa come “strumento di protezione individuale e collettiva”. Senza tralasciare che, sottolineano dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome, le spese per la prevenzione costituiscono un investimento sulla salute con benefici futuri in termini di malattia e sostenibilità del Servizio Sanitario, ma anche un maggiore investimento nella prevenzione stessa.
Se in Italia i dati ci dicono che abbiamo buone coperture vaccinali nei bambini e negli anziani (per l’antinfluenzale), negli adolescenti andrebbe fatto di più: soprattutto contro l’Hpv (papilloma virus) e il meningococco ACWY.
Centrale è raggiungere e mantenere l’eliminazione di morbillo e rosolia attraverso trivalente (morbillo-parotite-rosolia). E rafforzare le coperture per vaccinazioni pediatriche introdotte da pochi anni come il rotavirus, la varicella e l’antimeningococco B.
Il Calendario nazionale vaccinale
Il nuovo Piano prevede un calendario vaccinale aggiornabile annualmente in base ai futuri scenari epidemiologici, che presenta l’offerta vaccinale attivamente e gratuitamente prevista per fascia d’età, contiene le vaccinazioni raccomandate a particolari soggetti a rischio.
Le Regioni hanno dato il via libera al nuovo Piano con le risorse disponibili, insieme alla richiesta di avviare un monitoraggio della spesa per valutare, eventualmente, la possibilità di reperire ulteriori risorse in caso di necessità. Alla ripartizione del finanziamento di eventuali maggiori costi vaccinali devono accedere tutte le Regioni e le Province autonome.