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Test di Medicina 2023 ancora nella bufera, il ricorso al Tar

Gilead

Domande vendute su Telegram, magari per pochi euro. Non c’è pace per il test di ingresso a Medicina, nemmeno dopo la nuova formula (TOLC MED – medicina, chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria – e VET, veterinaria), che in tutta Italia tra aprile e luglio ha contato oltre 70.000 iscritti per meno di 20.000 posti (19.544).

Mentre il Servizio sanitario nazionale lamenta la (grave) carenza di personale e Regioni come la Campania avanzano la proposta dell’abolizione del numero chiuso per accedere alla Facoltà di Medicina, c’è chi per ovviare al problema di prove d’ammissione sempre più complicate avrebbe furbamente messo in atto una ‘compravendita’ delle risposte ai quesiti. Ecco perché, l’Associazione InformaGiovani sta ora predisponendo un ricorso collettivo al Tar del Lazio. Per denunciare (oltre alla fuga di domande diffuse via web) irregolarità come violazioni del bando, quiz ripetuti tra le varie sessioni e una equalizzazione errata (il ‘peso’ delle singole domande). E per consentire la frequentazione dei corsi a tutti coloro che, in buona fede, hanno affrontato costi e fatiche del test.

Test di Medicina: Daniele Grassucci e il ‘modello francese’

“Non fa piacere sapere che qualcuno abbia tratto vantaggi in maniera disonesta. Con una scorciatoia. Ma discutere su chi abbia colpa o su come modificare un sistema di accesso già da anni al centro del dibattito pubblico, ormai è inutile. Il vero problema è che nel nostro Paese non esiste una valutazione equa. Ed è una cosa che comincia molto prima dell’università”, ha commentato a Fortune Italia Daniele Grassucci, co-founder di Skuola.net.

Molti chiedono, per colmare il gap tra la richiesta e la mancanza di posti, che il sistema di ammissione alle Facoltà universitarie in Italia (almeno per Medicina), ricalchi il modello francese: una serie di prove in itinere propinate sulla base delle materie studiate durante l’anno. Uno stimolo per i ragazzi a continuare a impegnarsi difendendo il proprio nome in graduatoria anno dopo anno.

“Un sistema abbastanza equilibrato. Se la prova va male, l’università ti reindirizza verso altre facoltà e dà la possibilità di accesso ad altri. A riprova del fatto che un ‘numero chiuso’ è necessario, non si può accogliere tutti. Ma è utile una sorta di turnover”, sostiene Grassucci. Soprattutto da noi, dove non si è in grado di garantire tirocini rispetto alla domanda. “C’è sempre un sottile equilibrio tra il diritto allo studio e l’evitare che ci si ritrovi a sgobbare per una professione non occupabile”.

Daniele Grassucci, co-founder Skuola.net

Rispetto agli anni precedenti alla pandemia comunque, i posti disponibili a Medicina sono aumentati. Nel 2019 erano poco più di 11.000. Adesso sono quasi raddoppiati.

“Si è lavorato e si sta lavorando per consentire a quanti più studenti possibile di intraprendere questo percorso. Anche perché il Ssn è in crisi e i medici occorrono. Certo, la carenza di medici non investe tutti i settori. C’è l’emergenza pronto soccorso perché nessuno vuole specializzarsi in Medicina di emergenza. È una vita faticosa e meno remunerata rispetto al lavoro di un chirurgo estetico”, continua Grassucci.

Un problema di iniquità

Il motivo per cui ogni anno il test di Medicina spaventa (e scatena malcontenti e polemiche), secondo Grassucci è che non tiene conto della reale preparazione degli studenti. “Richiede una preparazione specifica: la logica non si insegna alle superiori”. Chi ha la possibilità di frequentare corsi ad hoc, ha così più possibilità di riuscita. Insomma: è un problema di iniquità che dipende anche dalle capacità economiche delle famiglie.

Annullare il test del 2023: sarebbe giusto?

Sull’eventuale annullamento del test di ammissione a Medicina di quest’anno, il Co-founder di Skuola.net preferisce che a rispondere sia la giurisprudenza: “Bisogna capire se sia più un diritto leso quello dei ricorrenti o quello dei ragazzi che eventualmente dovrebbero risostenere l’esame”.

“C’è anche da dire che il cosiddetto coefficiente di equalizzazione, un numero che misura la difficoltà della prova, rappresenta un tentativo di mitigare questo tipo di effetti perché ha un punteggio bonus che è funzionale alla facilità o complessità della domanda – continua Grassucci – quindi magari uno studente risponde a pochi quesiti, ma sono quelli che valgono di più. Anche qui ci si chiede: quanto è equo?”

Occorre correggere le storture del sistema affinché tutti abbiano reali opportunità e siano allo stesso livello di partenza, conclude Grassucci. Solo così il diritto allo studio potrà essere davvero universale. Intanto la graduatoria scorre: il 20 settembre uscirà il secondo aggiornamento.

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